“L’attacco a mia figlia parte dalla destra becera e reazionaria di cui è espressione quel giornale (La Verità, ndr). E purtroppo la sinistra si accoda, perché la destra specula sulle emozioni e sui sentimenti e la sinistra non è mai capace di una propria autonomia“. Esordisce così, ai microfoni di “Uno, nessuno, 100Milan” (Radio24) Luigi Saraceni, ex magistrato, ex parlamentare dei Ds, scrittore, avvocato e padre di Federica, l’ex brigatista condannata a 21 anni e mezzo di carcere per l’omicidio del giuslavorista Massimo D’Antona e attualmente agli arresti domiciliari.
“Non mi riferisco certamente alla vedova D’Antona – puntualizza Saraceni – a cui non mi permetto minimamente di replicare. Nei suoi confronti posso avere soltanto rispetto, comprensione e dolore. È una vittima, ci mancherebbe. Quando parlo di sinistra, mi riferisco ad esempio all’ex ministra Marianna Madia, che si accoda alla destra e dice che bisogna cambiare la norma sul reddito di cittadinanza. Ma Madia dimentica una cosa: mia figlia prima di avere il reddito di cittadinanza percepiva da circa un anno il reddito d’inclusione, varato proprio dal governo di cui faceva parte la Madia. Bisognerebbe, allora, chiedersi come mai improvvisamente scoppia questo pseudo-scandalo e chi lo ha fomentato”.
E aggiunge: “Peraltro, ci sarebbe anche un problemino: la percezione del reddito di cittadinanza è tutelata dalla privacy ed è tutto tracciabile. Quindi, l’Inps potrebbe indagare su chi ha passato alcune informazioni a quel giornale (La Verità, ndr). Ci sentiamo certamente parte offesa di uno scandalo che non ha ragione di essere“.
Saraceni ribadisce che la percezione del reddito cittadinanza è inappuntabile sul piano legale, ma il conduttore della trasmissione, Alessandro Milan, osserva: “La domanda che si pongono tutti è questa: è normale che una persona che ha voluto disarticolare lo Stato riceva ora da quello Stato il reddito di cittadinanza?”.
Il padre di Federica Saraceni risponde: “Allora le faccio anche io una domanda: che ne facciamo di questa persona? Mia figlia ha commesso il più grave dei reati possibili, il reato numero uno per gravità. Ma cosa facciamo di lei? La buttiamo in una discarica? Le diciamo di andare a fare la prostituta? Come risolviamo, allora, il problema di una persona in queste condizioni? Mia figlia dice una cosa: ‘Datemi un lavoro e rinuncio volentieri al reddito di cittadinanza’. Sono anni che chiede un lavoro, ma è riuscita ad avere un rapporto di lavoro di volontariato“.
Circa le dichiarazioni rilasciate dalla vedova D’Antona al Corriere della Sera (“Non sono mai stata contattata da Federica Saraceni, lei e la sua famiglia sono persone che non vorrei mai incontrare”), Saraceni commenta: “Ne prendo atto e mi dispiace molto. Ho un grande rispetto per il suo dolore. Mia figlia non ha preso contatti, perché non è facile per una persona che si ritiene innocente, a torto o a ragione. Mia figlia ha sempre sostenuto di non aver commesso il reato. Ovviamente ha dovuto rispettare il giudicato, però ci riserviamo di dare il nostro giudizio che Federica è stata condannata per un errore. Come si fa a dissociarsi da una cosa che si ritiene di non aver commesso?”.
E rivela: “Non è vero che io non ho mai contattato la vedova D’Antona. Le mandai il mio libro, “Un secolo o poco più”, e le spiegai che, se non avevo preso contatti prima, non era per arroganza o indifferenza, ma per rispetto nei confronti del suo dolore. Sono molto dispiaciuto che la vedova D’Antona abbia detto queste cose”.