“Assoluta inerzia” e “mancanza di una fattiva e concreta collaborazione con Ama”. È durissima la lettera di dimissioni che la presidente di Ama spa, Luisa Melara, e i consiglieri d’amministrazione, Paolo Longoni e Massimo Ranieri, hanno inviato alla sindaca di Roma, Virginia Raggi, per annunciare l’addio, dopo appena “104 giorni di mandato” dei vertici della società che si occupa di raccolta e smaltimento dei rifiuti nella capitale. Sei pagine di j’accuse, di cui Ilfattoquotidiano.it è in possesso, nelle quali i manager motivano il settimo avvicendamento in vetta alla municipalizzata in poco meno di tre anni e mezzo di amministrazione pentastellata.

La decisione, maturata nel corso dell’ultima settimana, è stata formalizzata nelle ore precedenti all’assemblea dei soci che si sarebbe dovuta svolgere nel pomeriggio. La mossa conferma quindi i rumors che s’inseguivano già da lunedì. Il management di Ama è entrato in polemica con i vertici capitolini nell’ultimo mese, da quando il Campidoglio ha contestato le modalità con cui è stata compilata la voce crediti del progetto di bilancio 2017 e alcune operazioni definite “irregolari” come la svalutazione dall’area dell’ex Centro carni. Una sorta di déjà-vu rispetto a quanto accaduto nell’ultimo anno con l’ex presidente Lorenzo Bagacani e una situazione di “incertezza significativa della continuità aziendale” certificata anche dalla società di revisione Ernst&Young. Un bilancio, specificano i manager dimissionari, “che a differenza dei precedenti aveva ottenuto anche il parere positivo del collegio sindacale”.

Il cda a Raggi: “Lei lasciata sola? Noi abbandonati” – Il primo a commentare il passo indietro è stato Ranieri: “Se Raggi dice di essere stata lasciata sola, allora noi siamo stati abbandonati. Sono deluso e arrabbiato. Il problema dei rifiuti non si gestisce con l’ideologia ma servono azioni concrete”. Un concetto che si ritrova anche nel documento inviato alla prima cittadina: “Il tema – si legge – non è la posta di bilancio (il riferimento è ai 18,3 milioni di presunti crediti sui servizi cimiteriali contestati dal Campidoglio, ndr), peraltro assolutamente neutra rispetto al risultato dell’esercizio, ma è assai più grave, e probabilmente più scomodo per la sua Amministrazione, e verte esclusivamente sulla assoluta inerzia e constatata mancanza di una fattiva e concreta collaborazione con Ama per superare le situazioni di criticità riscontrate su più piani”.

Ma c’è di più. Scrivono Melara, Longoni e Ranieri: “Tale inerzia viene stigmatizzata non tanto per questioni di natura meramente formale, ma più che altro di merito, perché le emergenze di Ama e la corretta esecuzione dei servizi senza la partecipazione di Roma Capitale, per quelle che sono le sue specifiche e uniche prerogative, con qualità di interventi e tempi di risposta e coerenti con la situazione critica ed emergenziale presupposta, non possono essere affrontare e risolte”.

La questione bilancio: “Ama non è emanazione del Comune” – Come anticipato da Ilfattoquotidiano.it, fra i motivi che hanno portato alla rottura c’è anche “l’inerzia nel risolvere la questione relativa al completamento della liquidazione delle somme derivanti dal contratto di servizio 2014, che priva Ama di risorse liquide pari a 104,4 milioni”. Fatture che tuttavia – va detto – a Roma Capitale risultano già pagate in quanto riferibili a lettere di compensazione.

E non è l’unica partita contabile su cui è in atto lo scontro: gli amministratori uscenti registrano anche “l’inattività assoluta nel procedere a provvedimenti amministrativi dovuti, che possono consentire la liquidazione in favore di Ama delle somme incagliate dal 2009 nella Gestione commissariale del debito di Roma Capitale, per un valore netto di circa 30 milioni senza nessun onere per il bilancio della stessa Roma Capitale”. Risorse che “non solo consentirebbero alla società di riequilibrare la propria posizione finanziaria netta ma costituirebbero la provvista per il necessario piano di investimenti indicato nel piano operativo di breve periodo 2019-2020”.

Pd a Raggi: “Adesso dimettiti”. Lega: “Mozione di sfiducia” – L’ennesimo epilogo negativo in seno ad Ama ha creato il prevedibile polverone politico, con richieste di dimissioni che arrivano da tutte le parti. I primi ad attaccare la prima cittadina sono stati i sindacati Cgil, Cisl e Uil, che hanno annunciato il ritiro delle firme dei rispettivi segretari di categoria dal protocollo d’intesa di collaborazione sottoscritto l’8 luglio scorso. “L’assemblea cittadina del 15 ottobre – affermano – sarà solo il primo passo di una vertenza necessaria ad evitare che la mancanza di responsabilità del Campidoglio venga pagata dai cittadini e dai lavoratori che vengono per l’ennesima volta lasciati in balia di eventi ormai inspiegabili”.

E richieste di dimissioni arrivano dalle opposizioni. Anche dal Partito democratico. I consiglieri Giovanni Zannola e Valeria Baglio sostengono che “Raggi dovrebbe alzare bandiera bianca e dimettersi, visto che la sua inadeguatezza a governare la città è ormai evidente e sotto gli occhi di tutti”. E il consigliere regionale Eugenio Patanè: “Non può che essere la logica conseguenza di una vicenda che si fa via via più oscura e inquietante”. Duro anche il capogruppo della Lega in Campidoglio, Maurizio Politi, che annuncia: “Presenteremo mozione di sfiducia nei confronti di Virginia Raggi”.

Il nuovo amministratore – In serata è arrivata la comunicazione della della sindaca di Roma Virginia Raggi che ha individuato nella persona del dott. Stefano Zaghis il nuovo amministratore unico di Ama spa: “La sindaca ha dato mandato agli uffici di avviare la procedura per la nomina”.

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