La riforma costituzionale per il taglio dei parlamentari ha superato anche l’esame della commissione Affari costituzionali della Camera: il ddl si prepara ora all’ultimo esame in Aula, previsto per il 7 ottobre. Hanno votato a favore della riduzione di 230 deputati e 115 senatori i partiti della maggioranza, contrari Forza Italia (presente con un solo parlamentare) e +Europa. Assenti i deputati di Lega e Fratelli d’Italia. E’ stato inoltre dato mandato al nuovo relatore Giuseppe Brescia, deputato M5s già presidente della commissione. Proprio il via libera al taglio dei parlamentari era tra le condizioni chieste dal Movimento 5 stelle per far partire il governo Conte 2. E, tra le accuse dei grillini agli ex alleati del Carroccio, c’era appunto il fatto che non volessero andare fino in fondo con la riduzione degli eletti. Oggi Matteo Salvini, intervistato da Tagadà, ha commentato: “Il taglio dei parlamentari noi lo abbiamo votato tre volte. Se è il taglio dei parlamentari punto lo votiamo per la quarta, ma se è merce di scambio per rifilare una fregatura agli italiani… Ho letto che qualcuno del Pd, ad esempio l’onorevole Orfini, ha detto, ‘Sì taglio dei parlamentari in cambio dello ius soli o della legge elettorale proporzionale’ allora le cose cambiano ma questo ce lo spiegherà Di Maio, anche se Di Maio cambia spesso idea su tante cose”.
Ora, come già annunciato in fase di trattativa per la nascita dell’esecutivo, le altre forze della maggioranza (Pd, Italia Viva e Leu) chiedono “un segnale” al M5s e al governo perché “contestualmente ” al disegno di legge costituzionale si avvino i lavori e la “procedurizzazione” delle garanzie contenute nel programma di governo. “Siamo consapevoli che bisognerà adeguare le istituzioni a questo cambiamento storico”, ha detto Brescia. “Dovremo discutere di una nuova legge elettorale e della riforma dei regolamenti parlamentari, insieme ad alcuni ritocchi alla Costituzione come per esempio la riduzione dei delegati regionali per eleggere il Capo dello Stato. Diamo dunque la massima disponibilità ad affrontare questi temi quanto prima, con lealtà e serietà”. Per questo, ha annunciato Brescia, “d’intesa con i componenti della commissione Affari Costituzionali, scriverò al Presidente della Camera, Roberto Fico, per chiedere di avviare i lavori per la riforma del regolamento della Camera”.
Il Partito democratico ha sempre votato contro il ddl, ma dopo le trattative per la nascita del Conte 2, ha deciso di cambiare linea. Anche se per molti sarà “un sì sofferto”. “E’ una riforma quella che passerà alla Camera ‘difettosa’”, ha detto il capogruppo al Senato Andrea Marcucci, “che ha bisogno di molte correzioni per stare in piedi: un attento lavoro sui regolamenti delle aule parlamentari, una nuova legge elettorale. Soltanto alla fine di questo percorso, potremo dire di aver fatto una buona legge. Il Pd voterà a favore la prossima settimana personalmente a malincuore, pensando alla strepitosa occasione che abbiamo avuto nel 2016 con il referendum costituzionale, di arrivare ad un sistema istituzionale più efficace”.
Proprio il deputato Pd Stefano Ceccanti, che in commissione Affari costituzionali siede e ha votato il provvedimento, oggi è intervenuto per ribadire la necessità di lavorare a “un disegno coerente di riforme”. “Sono molto ampi”, ha detto, “gli interventi che si richiedono nei regolamenti in quanto conseguenti alla riduzione dei parlamentari per configurare soluzioni efficienti ed equilibrate e cercando un nuovo equilibrio tra voto a data certa e riduzione dell’uso della fiducia”. Inoltre, ha aggiunto, “si tratta di riflettere sulla possibilità di valorizzare il Parlamento in seduta comune, in cui si potrebbe svolgere sia il voto di fiducia iniziale ai Governi sia la presentazione e la votazione di mozioni di sfiducia costruttiva, in cui si prospetti in positivo un’alternativa all’esecutivo in carica”.