Ambiente & Veleni

Agevolazioni fiscali, ecco quelle dannose per l’ambiente che il governo vuole ridurre: dai sussidi agli aerei alla franchigia sulle royalty

L'ultimo "Catalogo" del ministero dell'Ambiente censisce 161 sovvenzioni: la maggior parte è indiretta e passa per riduzioni di accise, soprattutto nel settore energia, aliquote Iva ridotte e sostegni ad agricoltura e pesca. Tra quelle dirette, tra i principali c’è il sistema Cip6 che premia anche gli inceneritori. La Nadef prevede che siano riviste

Più di 19 miliardi di euro, 16,8 dei quali destinati alle fonti fossili. Sono i cosiddetti Sad, acronimo di sussidi ambientali dannosi, che il governo stando alla Nota di aggiornamento al Def intende rivedere (insieme alle altre detrazioni fiscali) per ricavare circa 1,8 miliardi di euro. Confermata, dunque, la limatura prevista dal dl Clima, poi rinviato e destinato ora a diventare un ddl collegato alla legge di Bilancio, che prevedeva un taglio per queste agevolazioni del 10% all’anno dal 2020 al 2040. La situazione di partenza è complessa, come sottolineato nella seconda edizione del ‘Catalogo dei sussidi favorevoli e sfavorevoli all’ambiente’ curato dalla Direzione Generale per lo sviluppo sostenibile del dicastero di Costa e pubblicata a luglio 2019 per informare Parlamento e Governo sui sussidi incoerenti con gli impegni di politica ambientale del Paese.

IL CATALOGO DEI SUSSIDI – Sono stati analizzati 161 sussidi con un impatto economico complessivo di 41 miliardi, distinti tra favorevoli all’ambiente (i Saf, il cui effetto finanziario è di 15,2 miliardi nel 2017), dannosi (i Sad da 19,3 miliardi) e quelli di classificazione incerta (6,6). Nonostante siano ancora da quantificare gli impatti economici di alcune agevolazioni, si tratta di uno strumento importante per capire quanto valgono e a chi vanno i Sad. I sussidi dannosi, infatti, rappresentano il 45% del totale (75) e valgono più di 12 miliardi nel settore energetico, 4,6 miliardi per Iva agevolata, 1,4 miliardi nei trasporti, 279 milioni tra agricoltura e pesca e 655 milioni in altri settori.

IL SETTORE ENERGETICO – La maggior parte dei Sad rientra nei sussidi indiretti ed è costituita da agevolazioni/riduzioni delle accise, soprattutto nel settore ‘energia’ (30 Sad indiretti da 11,3 miliardi su 33), seguiti dalle aliquote agevolate Iva e dai sussidi in ‘agricoltura e pesca’. Il settore energetico è responsabile della quota emissiva prevalente nei sistemi produttivi. In particolare, il settore elettrico rappresenta circa il 30% delle emissioni nazionali di origine energetica. E in Italia la maggior parte dell’energia elettrica è prodotta da combustibili fossili. Tra i Sad indiretti, il più consistente è quello (implicito) di 4,9 miliardi di euro, che corrispondono al gettito perduto per l’accisa del gasolio ridotta rispetto a quella della benzina. Senza conteggiare i maggiori rimborsi a favore degli autotrasportatori, infatti, il gettito salirebbe da 17 a 22 miliardi. Dal confronto tra i costi esterni associati alle emissioni di gas serra e inquinanti locali (particolato, NOx e altri) del parco circolante diesel rispetto a quello a benzina, emerge che “sotto il profilo ambientale, il gasolio non merita un trattamento fiscale preferenziale”.

GLI ALTRI SUSSIDI ALLE FONTI FOSSILI – Sempre nel settore energetico (e sempre tra i Sad indiretti) c’è l’esenzione dall’accisa sui prodotti energetici impiegati come carburanti per la navigazione aerea diversa dall’aviazione privata e per i voli didattici. Costo: 1,6 miliardi di euro. Si contengono i prezzi dei voli, ma si incentiva “l’utilizzo di carburanti d’origine petrolifera”. Ammonta poi a 1,2 miliardi l’effetto finanziario del rimborso del maggior onere derivante dall’aumento dell’accisa sul gasolio impiegato come carburante per l’autotrasporto merci e altre categorie di trasporto passeggeri. L’attuale livello di rimborso equivale a uno sconto del 34,7%, permettendo una riduzione del 17,2% sul prezzo al consumo. Poi ci sono le agevolazioni per le imprese a forte consumo di energia elettrica: 626 milioni di mancati proventi che vengono recuperati in bolletta. Capitolo a parte per le royalties sull’estrazione di greggio e gas naturale: la franchigia prevista è una forma di sussidio indiretto, in linea con la nuova versione della banca-dati sui sussidi ai combustibili fossili pubblicata dall’Ocse. Parliamo di un Sad che costa 52 milioni, a cui si aggiungono i Fondi per ricerca, sviluppo e dimostrazione per petrolio e gas (74,5 milioni) e carbone (6,6), entrambi contrastanti con “l’obiettivo di decarbonizzazione dell’Accordo di Parigi”.

ENERGIA E SUSSIDI DIRETTI – Uno degli ‘strumenti’ con cui lo Stato incentiva il settore Oil&Gas è quello del provvedimento 6/92 del Comitato Interministeriale dei Prezzi, il famigerato Cip6, che è il sussidio diretto più vecchio essendo attivo dal 1992. Costa all’Italia 446 milioni di euro, spesa sostenuta per più del 50 per cento con la componente A3 della bolletta ed è da sempre al centro di forti polemiche. L’incentivo premia ogni chilowatt prodotto da terzi e ceduto alla rete elettrica nazionale ottenuto da impianti che utilizzano carbone o gas prodotto dalla gassificazione di qualunque combustibile o residuo. In pratica si sostiene l’energia prodotta da fonti assimilate compresi i rifiuti bruciati negli inceneritori. La gassificazione permette di convertire carbone, petrolio o biomasse, in un gas combustibile con un potere calorifico inferiore rispetto al combustibile di partenza, composto principalmente da monossido di carbonio e idrogeno. Ma se, sotto il profilo ambientale, la riduzione dell’inquinamento atmosferico è il principale beneficio della gassificazione dei combustibili fossili, sul fronte della riduzione delle emissioni di gas serra, “il bilancio del ciclo di vita per lo stesso combustibile di partenza sembra essere fortemente negativo”, con emissioni maggiori comprese tra il 36 e l’82 per cento nel caso del carbone. Attualmente, salvo specifiche disposizioni normative, non è più possibile accedere a questo meccanismo, che continua comunque ad avere effetti nei confronti di quegli impianti che hanno sottoscritto la convenzione, in base a una legge del 1991. E, stando al Bilancio del Gestore dei servizi energetici, sono nove gli impianti che ne fruiscono ancora.

I TRASPORTI – Il settore dei trasporti è responsabile del 25% delle emissioni europee a effetto serra. In realtà molti sussidi erogati in questo ambito non compaiono nella categoria ‘Trasporti’ perché inseriti tra quelli del settore energetico. A ogni modo, l’effetto finanziario dei 4 sussidi indiretti analizzati per questa categoria è di 1,4 miliardi. Le agevolazioni possono indirizzare scelte d’acquisto e stili di comportamento verso forme di mobilità sostenibili. In alcuni casi, come le agevolazioni fiscali previste per i dipendenti nella fruizione di auto aziendali (costo 1,2 miliardi), il segnale va nella direzione opposta, favorendo “acquisto e fruizione di auto di elevata cilindrata, con livelli di consumo energetico ed emissioni di CO2 che potrebbero essere evitati”.

AGRICOLTURA E PESCA – Per il settore ‘Agricoltura e pesca’, degli 11 Sad analizzati, 10 sono diretti e valgono 271 milioni. I più cospicui? I 73 milioni di sostegno per la zootecnia bovina da carne (la macellazione dei bovini). Se lo scopo è quello di “mantenere gli attuali livelli produttivi – si specifica – ciò avviene a prescindere dal soddisfacimento di requisiti ambientali per prevenire o mitigare gli effetti ambientali dannosi degli allevamenti”. Poi ci sono i 66 milioni di sussidi per i seminativi (frumento duro). Obiettivo: garantire l’approvvigionamento delle industrie pastaie, comparto strategico del Made in Italy. Il tutto “indipendentemente – si ammette – da considerazioni ambientali”.

IVA AGEVOLATA – Un’altra parte importante dei Sad fa riferimento all’ambito del regime di Iva agevolata al 4% e al 10% (17 sussidi indiretti per un totale di 4,6 miliardi). Per quella al 4%, l’unico dato su tre sussidi totali, riguarda l’impatto da 534 milioni dell’agevolazione per i fertilizzanti, inclusi quelli azotati, la cui commercializzazione peggiora la qualità dell’aria. Per quanto riguarda l’Iva agevolata al 10%, dei 14 Sad presi in esame, l’impatto economico è stato calcolato solo per sei voci (costo 4 miliardi). Spiccano l’Iva agevolata per energia elettrica per uso domestico (1,6 miliardi) e per energia elettrica e gas per uso di imprese estrattive, agricole e manifatturiere (1,4 miliardi). Da quantificare l’Iva agevolata per lo smaltimento in discarica, per i rifiuti urbani raccolti in modo indifferenziato, “ovvero l’opzione meno favorevole per l’ambiente”.