Il governo Conte 2 cerca di recuperare terreno nella lotta all’evasione e s’inventa la certificazione dei crediti contributivi da utilizzare in compensazione. Con tanto di Daspo e nuove sanzioni per commercialisti e consulenti “infedeli”. Ma gli esperti del fisco non ci stanno: “Siamo sconcertati. Già oggi ci sono sanzioni amministrative e responsabilità penali. Non si trovano così i 7 miliardi che mancano”, spiega una nota del presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani. Tanto più che si sa davvero poco dell’intera operazione che l’esecutivo ha intenzione di mettere in campo. Innanzitutto, non ci sono cifre certe: interpellate dal fattoquotidiano.it sulla questione, né Inps Agenzia delle Entrate hanno fornito dettagli numerici sulla consistenza del fenomeno evasivo e sulla taglia delle compensazioni. In secondo luogo, al momento, non è chiaro se il progetto del governo riguardi solo i crediti contributivi o anche quelli fiscali.

Tutto quello che si sa è quanto annunciato dal ministro degli esteri, Luigi Di Maio: “Con l’Inps e il suo presidente Pasquale Tridico abbiamo ideato un software contro l’evasione di tutti quei contributi che si pagano all’Inps. È un po’ complesso il meccanismo ma con questo recupereremo tra i 4 e i 5 miliardi”. La vice ministra dell’Economia Laura Castelli però ha tirato in ballo anche i crediti fiscali: “C’è una frode molto grande in Italia di cui nessuno parla ma che sempre più spesso è al centro di affari criminali che riguardano le mafie. Si tratta delle frodi per crediti inesistenti”, ha scritto su facebook. “Si manifesta quando un soggetto dice di vantare un credito nei confronti dello Stato, che non ha, con il quale chiede di compensare un debito verso lo Stato. Tasse e tributi non pagate con l’inganno. Abbiamo lavorato in questi mesi per debellare questo sistema con l’aiuto nell’innovazione e della digitalizzazione e ora siamo pronti”.

Quanto al Daspo, l’ipotesi è stata seccamente smentita dal sottosegretario M5s al Mef, Alessio Villarosa: “Non esiste alcuna proposta che voglia mettere un Daspo per i commercialisti nei confronti dei quali esistono già delle sanzioni e delle segnalazioni all’Ordine – ha detto – non viene da noi questa proposta e non capisco perché venga attribuita al governo” ha aggiunto il sottosegretario che questa mattina ha incontrato i rappresentanti dei commercialisti sugli Indicatori sintetici di affidabilità su cui “abbiamo entrambi proposte in campo che torneremo a verificare nei prossimi giorni”.

Secondo quanto riferito dal Sole 24 Ore lo scorso 1 ottobre, l’idea dell’Inps riguarderebbe solo i crediti contributivi. Prevede la creazione di una piattaforma attingendo alle diverse banche dati pubbliche su lavoro e previdenza. I crediti contributivi, così raccolti, dovranno poi essere “certificati” per poter infine essere utilizzati per le compensazioni. In questo modo, nella visione del governo, si argineranno le compensazioni illegittime recuperando risorse. Nell’intera vicenda c’è però un punto dolente nei tempi per le certificazioni. Se infatti il via libera non arriverà a breve, c’è il rischio che l’intero sistema delle compensazioni rallenti danneggiando anche chi non ha mai dichiarato il falso.

La materia è ampia e spinosa soprattutto se alla fine ingloberà anche le compensazioni fiscali. Per avere un’idea delle cifre in ballo solo sul fronte contributivo, basti pensare che i crediti lordi registrati nel rendiconto Inps 2018 ammontano a 111 miliardi. Tuttavia “lo stock di crediti contributivi alla fine dell’anno 2018 evidenzia un incremento di 6,977 miliardi: l’incremento maggiore si è registrato nel fondo pensioni lavoratori dipendenti (3,3 miliardi), negli artigiani (1 miliardo) e negli esercenti attività commerciali (1,789 miliardi)”, si legge nel Rendiconto generale.

Per il governo, in queste, cifre si annida una evasione importante realizzata anche con il favore di commercialisti e consulenti. Ecco perché l’esecutivo ha immaginato un Daspo per i professionisti del fisco che certificano in modo fraudolento crediti inesistenti e il carcere per i prestanome. Ma “il Daspo ai commercialisti che rilasciano attestazioni per crediti fiscali inesistenti è una misura inutile”, secondo il presidente Miani. Il motivo? “Già ora i commercialisti che così si comportano sono soggetti non solo a sanzioni amministrative, ma anche a responsabilità penali, perché anche di recente la Corte di Cassazione ha affermato che la condotta integra il reato di “dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici”, punibile da 1,5 a 6 anni di reclusione.

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