Hanno perfezionato l’acquisto da Fca a maggio ed è bastato il tempo di un’estate per mandare quello che la Fiom-Cgil considera un “brutto segnale per il futuro”. Per un periodo di 13 settimane, tra fine ottobre e gennaio 2020, l’ormai ex Magneti Marelli – ora solo Marelli Europe – ha deciso di mettere 910 lavoratori degli stabilimenti di Crevalcore e Bologna in cassa integrazione ordinaria.
In sostanza, la quasi totalità dei dipendenti, se si tiene conto che nel piccolo paese bolognese sono interessate dalla cigo 280 persone delle 350 occupate mentre nel capoluogo saranno 630 su 800. Ad uscire indenni dalla decisione dei giapponesi di Calsonic Kansei, controllata dal fondo di private equity KKR&Co L.P., sono solo il reparto alluminio e del motore elettrico.
E se per lo stabilimento di Crevalcore, dove si produce componentistica per motori benzina e diesel, la cassa integrazione richiesta dai nuovi proprietari di Marelli può essere considerata “congiunturale”, le critiche della Fiom-Cgil sono rivolte soprattutto agli oltre 300 tra tecnici e ingegneri che a Bologna sono impegnati nei laboratori del settore ricerca e sviluppo, cuore del sito, e sono coinvolti nella cigo. “Un brutto segnale per il futuro”, dice il segretario generale della Fiom Bologna, Michele Bulgarelli, a Ilfattoquotidiano.it.
“Non il primo né probabilmente l’ultimo – spiega Bulgarelli – se si considera che a Crevalcore non sono stati rinnovati 35 contratti di somministrazione”. Se si considera il turnover non sostituito, secondo i metalmeccanici della Cgil, nei due stabilimenti si contano una sessantina di occupati in meno dall’inizio dell’anno. E i vertici continuano a sollecitare dimissioni volontarie incentivate.
“È grave che dal passaggio di proprietà non sia stato presentato alcun piano di investimenti o alcuna strategia di medio lungo termine, a partire da come la Marelli intenda affrontare il delicato momento di trasformazione del settore automotive, mentre invece i lavoratori ricevono solamente richieste di dimissioni incentivate e la cassa integrazione”, continua il segretario generale della Fiom Bologna. Nonostante gli annunci roboanti del ceo Beda Bolzenius al momento dell’acquisizione che è costata 6,2 miliardi di euro.
Non solo: come fa notare la Rsa di Bologna, prima della partenza della cassa integrazione, prevista per il 28 ottobre, sono state decise tre giornate di chiusura collettiva per l’11, il 18 e il 25 con l’azienda che anticiperà i permessi retribuiti del 2020, ovviamente non ancora maturati. “Un precedente unico – scrive la rappresentanza sindacale aziendale – Se il buongiorno si vede dal mattino è un pessimo inizio”.
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