Oltre alla Intermarket Diamond Business spa (IDB) e alla Diamond Private Investment spa (DPI), che si occupavano di vendere i preziosi, sotto inchiesta anche Banco Bpm, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banca Aletti e Mps. Secondo gli accertamenti della Guardia di finanza, alcuni vertici degli istituti di credito sarebbero complici. Le accuse, a vario titolo, sono di truffa aggravata e continuata, autoriciclaggio, corruzione tra privati e ostacolo agli organi di vigilanza. Tra i 300 truffati, anche Vasco Rossi
Diamanti venduti a prezzi gonfiati a clienti ignari con la complicità di 5 banche, i cui vertici ricevevano in alcuni casi in cambio regali e donazioni. Una maxi-truffa, secondo la procura di Milano, che avrebbe coinvolto circa 300 persone compresi alcuni vip come Vasco Rossi, Diana Bracco, Federica Panicucci e Simona Tagli. Dopo le perquisizioni e i sequestri da circa 700 milioni di euro degli scorsi anni, ora il pm Grazia Colacicco ha chiuso l’indagine, condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza, nei confronti di 87 persone e 7 società. Le accuse, a vario titolo, sono di truffa aggravata e continuata, autoriciclaggio, corruzione tra privati e ostacolo agli organi di vigilanza. Per la procura i profitti illeciti si aggirerebbero attorno al mezzo miliardo di euro.
Le società coinvolte – Oltre alla Intermarket Diamond Business spa (IDB) – finita in procedura fallimentare nel 2016 – e alla Diamond Private Investment spa (DPI), che si occupavano di vendere i diamanti, sono coinvolte anche Banco Bpm, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banca Aletti e Mps, che spiegò di essere già impegnata nel rimborsare i clienti. E proprio i vertici degli istituti di credito, stando alla ricostruzione degli inquirenti, avrebbero ricevuto in cambio della loro complicità “una serie di regali”. Sarebbe accaduto, ad esempio, con l’ex dg di Bpm Maurizio Faraoni – che figura tra gli indagati come anche l’ex ad di Banca Aletti, Maurizio Zancanaro – che nella ricostruzione degli inquirenti ha ricevuto da IDB “oggetti di archeologia”, oltre che 150mila euro di “donazioni” ad una onlus da lui presieduta. Dagli accertamenti è emerso anche che Intermarket Diamond Business “ha aderito più volte all’aumento di capitale del Banco Popolare e di Unicredit” tra il 2012 e il 2014.
I regali e le commissioni – Nel pc di uno dei dirigenti di Idb, come emerse nel decreto di sequestro del febbraio scorso, le Fiamme gialle hanno trovato “una serie di elenchi di nominativi e una serie di mail aventi ad oggetto i soggiorni presso strutture alberghiere” tra il 2012 e il 2016. Si parla poi di “voucher regalo” del valore di 845-950 euro “cadauno”. Nel corso dell’inchiesta, i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria avevano recupero anche alcune circolari di alcuni anni fa, scriveva la gip Natalia Immarisio, “recanti l’esplicita direttiva ai dipendenti di proporre i diamanti non come gioielli ma come investimento”, presentandoli come un “prodotto redditizio” in quanto “sicuro, da oltre vent’anni non conosce ribassi” con “plusvalenze medie annuali di 7-8 punti percentuali”. Un dirigente di Banco Bpm, si legge sempre negli atti, aveva definito “allucinante” il contenuto di quelle circolari. Già nell’ottobre 2017 l’Antitrust ha multato per oltre 15 milioni di euro complessivi le 7 società coinvolte per la vendita di diamanti da investimento con modalità “gravemente ingannevoli e omissive”, evidenziando che le IDB e DPI fornivano indicazioni non corrette su prezzi e andamento del mercato, presentato come “stabile e in crescita”.
Il “boom” delle commissioni – Le commissioni connesse alla vendita dei diamanti da investimento da parte del Banco Bpm, nel periodo precedente alla fusione tra Banco Popolare e Bpm, “in ragione dei vari accordi di collaborazione sottoscritti con Idb” sono passate dal 5% del 1984 al 24,5% del 2016. “Seppure marginalmente basse, in termini percentuali, rispetto ai ricavi complessivi delle banche”, scriveva ancora il gip, le commissioni “erano integrate da importi in assoluto ingentissimi. Tali da fondare, in ogni caso, un evidente interesse anche da parte dell’istituto di credito alla collaborazione”. Così nella presunta maxi-truffa, ci sarebbero cascati in circa 300. Per alcuni le perdite sarebbero state piuttosto ingenti. Per dire, Vasco Rossi ci avrebbe rimesso 2,5 milioni di euro, mentre l’industriale Diana Bracco più di 1 milione.