L’Italia non può lamentarsi del suo operato perché “è il paese che ha goduto della maggiore flessibilità negli ultimi anni”. Il commissario uscente per gli Affari Economici dell’Ue, Pierre Moscovici, più volte additato dagli anti-Ue come uno dei nemici giurati del nostro Paese in tema di conti, in un colloquio con Repubblica torna sulla sua avventura all’interno della Commissione Juncker e sui rapporti con l’Italia.

Sarà lui, in rapporti stretti con il nuovo ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, e che si dice in sintonia con la visione del suo successore a Palazzo Berlaymont, Paolo Gentiloni, a dover approvare gli obiettivi programmatici di finanza pubblica del governo Conte, prima di lasciare il suo incarico, alla fine di ottobre. E non promette sconti: “Oggi è tutto molto più facile”, commenta paragonando la situazione odierna a quella di un anno fa, con il governo gialloverde in carica, ma avverte che non accetterà “interpretazioni creative” del Patto di stabilità: “Mi considero un amico dell’Italia. Non perché ho concesso favoritismi, ma perché ho difeso il posto che spetta al vostro grande Paese”.

A tranquillizzarlo, dice, è proprio la figura di Gualtieri: “Roberto- prosegue – è uno dei migliori conoscitori degli arcani del Patto di stabilità e crescita. Quindi è l’uomo giusto al momento giusto”. E fa il suo personale endorsement anche a Gentiloni. “Farà bene – dice -, condividiamo lo stesso approccio, ovvero flessibilità all’interno delle regole. Gli italiani non si illudano che si occuperà solo degli affari dell’Italia, come pensarono i francesi quando divenni commissario. Sono certo che Gentiloni manterrà la sua indipendenza“.

Ma sulla possibile richiesta di altri 14,4 miliardi di flessibilità da parte di Roma, il commissario non vuole sbilanciarsi: “C’è un calendario da rispettare. Per una valutazione aspettiamo il 15 ottobre, quando il governo ci consegnerà ufficialmente il documento con gli obiettivi programmatici”.

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