Atlantia potrebbe sfilarsi dal salvataggio di Alitalia se non verrà messo a punto un piano industriale mirato al rilancio della compagnia. In ballo ci sono i rischi dell’operazione ma soprattutto l’incertezza sulla revoca della concessione alla controllata Autostrade per l’Italia. La minaccia della holding controllata dalla famiglia Benetton è contenuta in una lettera inviata al governo, che contiene il parere negativo degli advisor e spiega che non sarà possibile aderire al consorzio entro il 15 ottobre per “senso di responsabilità” nei confronti degli azionisti e dei dipendenti del gruppo “stanti le rilevantissime tematiche di contesto tuttora non risolte. Il viceministro Stefano Buffagni ha commentato dicendo: “Non sottostiamo ai ricatti di nessuno, credo che bisogna lavorare per far funzionare le cose”. Nel pomeriggio si è tenuto a Palazzo Chigi un vertice tra il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, il ministro della Cultura Dario Franceschini e la ministra dei Trasporti Paola De Micheli. Secondo le agenzie è emersa “irritazione unanime” nei confronti di Atlantia.
La holding a cui fa capo Autostrade dal canto suo, all’incontro che si è tenuto in mattinata tra i potenziali partner della newco, avrebbe ribadito la propria disponibilità a lavorare a un piano industriale che serva a rilanciare la compagnia di bandiera, segnalando tuttavia le diverse problematiche dell’attuale piano che, invece, punterebbe soltanto a un salvataggio. Il piano attuale impegnerebbe cassa per 4 anni, al termine dei quali non sarebbe chiaro come arrivare a un riequilibrio dei costi e al raggiungimento del break-even. C’è poi il nodo di Delta: l’altro ostacolo ancora non sciolto è l’indisponibilità dell’aviolinea Usa a modificare gli accordi di volo sulle rotte nord-atlantiche, che sarebbe fortemente penalizzanti per la compagnia di bandiera. I componenti del tavolo elaboreranno una lista di temi ancora aperti e di problematiche da sciogliere e la invieranno al Mise nei prossimi giorni.
“Nonostante l’indubbio e significativo impatto che il mancato rilancio di Alitalia potrebbe avere sulla controllata Aeroporti di Roma – ha scritto Atlantia nella missiva riportata da repubblica.it – per la suddetta data (il 15 ottobre, ndr) non sarà per noi possibile aderire all’auspicato consorzio che formulerebbe l’eventuale offerta formale stanti, tra l’altro, le rilevantissime tematiche di contesto tuttora non risolte”. Tra queste, tra l’altro, l’impegno di Delta Airlines che non sembra disposta a smuoversi da un 10% del capitale ma punta a fare la voce grossa sulle redditizie rotte transatlantiche. “L’analisi del piano industriale Alitalia consente, a nostro meditato avviso, al più un rischioso salvataggio con esiti limitati nel tempo ed è ben lungi da costituire una piattaforma di rilancio della compagnia aerea”, continua la lettera.
I rischi dell’operazione, del resto noti da tempo, non sono l’unico motivo del cambio di rotta di Atlantia. Sul tavolo c’è soprattutto il legame tra l’investimento in Alitalia e la revoca della concessione. Il direttore generale Giancarlo Guenzi e il presidente Fabio Cerchiai sono chiarissimi nella lettera inviata a Palazzo Chigi: “Il permanere di una situazione di incertezza in merito ad Autostrade per l’Italia – scrivono – o ancor più l’avvio di un provvedimento di caducazione di cui si legge sugli organi di stampa, non consentirebbero infatti alla scrivente società – per evidente senso di responsabilità riconducibile sia alle risorse finanziarie necessarie che alla tutela degli interessi dei nostri circa 40mila azionisti italiani ed esteri, dei circa 31mila dipendenti del gruppo e di tutti gli stakeholders – di impegnarsi in un’operazione onerosa di complessa gestione ed elevato rischio”. Un elevato rischio, sottolineano da Atlantia, che è stato già “dimostrato da due precedenti piani di ristrutturazione falliti ai quali pure abbiamo partecipato”.
E’ una grana pesante per il governo Conte 2 quando mancano 12 giorni alla data fissata come scadenza per la presentazione dell’offerta vincolante da parte della newco costituita da Ferrovie dello Stato, Tesoro, Delta Airlines e proprio Atlantia che, in teoria, dovrebbe essere tra i principali azionisti della nuova Alitalia con il 35% della compagine societaria. Ma il rinnovato impegno del governo – ribadito ancora dal premier Giuseppe Conte a Genova negli scorsi giorni – di procedere in maniera celere con l’iter amministrativo che potrebbe portare alla “caducazione” della concessione di Autostrade a causa del crollo del ponte Morandi, ha spinto Atlantia a muoversi per avvertire che è pronta a sfilarsi dalla ristrutturazione della compagnia di bandiera.