Il ministro dell'Istruzione ha deciso, insieme alla moglie, di non fare affrontare l'esame facoltativo di italiano al figlio, che è nato e cresciuto all'estero e che nel nostro Paese è stato iscritto alla scuola internazionale. Mollicone (Dratelli d'Italia) attacca: "Fioramonti go home". E Il Giornale ripesca alcuni insulti che aveva scritto sui social nel 2013 contro Santanché, Ferrara e la polizia. "A tutti - dice il titolare del Miur - può capitare di incorrere in errori, anche a me, come nel caso dei toni usati nelle affermazioni rilanciate dal tritacarne mediatico"
“Non pensavo che vivere molti anni all’estero lavorando duro potesse essere usato contro di me. Oggi non si attacca il mio lavoro. Sono turbato da padre e da cittadino. Formulerò un esposto al garante della privacy, da privato cittadino e non da ministro“. Il ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti interviene su Facebook con un post, dopo essere stato oggetto di polemiche su due fronti. Il primo è quello che riguarda suo figlio di 8 anni che, essendo nato e cresciuto all’estero (visto che il ministro è rientrato dal Sudafrica, dove lavorava, soltanto un anno fa) è stato iscritto a una scuola internazionale. I suoi genitori (la madre è tedesca) hanno scelto di non fargli fare l’esame facoltativo di italiano, lingua che il bimbo – che ne parla 4 – al momento conosce poco. Il secondo fronte, invece, riguarda alcuni commenti fatti sui social dal ministro nel 2013 in cui offendeva Daniela Santanché, Giuliano Ferrara, Silvio Berlusconi e la polizia. Commenti per i quali si è scusato.
Ad attaccare frontalmente Fioramonti sia sulla scelta della scuola internazionale che sulle offese social è stato il deputato capogruppo di FdI in commissione Cultura e responsabile Cultura del partito, Federico Mollicone: “Un ministro che crede in maniera forte al sistema italiano e nell’Italia. Giuseppe Conte – ha detto – rimuova il ministro dell’Istruzione dal suo ruolo, avendo già dimostrato in numerose occasioni totale incapacità di governo e una serie infinita di gaffe, dalle battute sessiste su Daniela Santanchè, alla tassa sulle merendine, a questa, ultima, vicenda antinazionale. Chi disprezza la lingua italiana non può rappresentare l’istruzione italiana. Auspichiamo, se confermata la notizia, le sue dimissioni: Fioramonti go home.”
Il post su Facebook – “Oggi non si attacca il mio lavoro, fatto di intese coi sindacati per garantire la didattica, ridurre il precariato, rilanciare l’edilizia scolastica e battersi per maggiori risorse in un settore bistrattato da decenni, ma le mie opinioni di anni fa, scritte sulla mia pagina privata, di getto, e con toni di cui ovviamente non vado fiero, e per cui ho già chiesto scusa alla diretta interessata in forma personale”, scrive il ministro nel post. “Difendo e difenderò sempre il diritto alla libera informazione, accetto in silenzio tutte le critiche, in taluni casi anche molto dure, che mi vengono rivolte. A tutti può capitare di incorrere in errori, anche a me, come nel caso dei toni usati nelle affermazioni rilanciate dal tritacarne mediatico – continua citando indirettamente Il Giornale, che oggi ha deciso di ripubblicare quegli insulti – pur vecchie di anni e fatte quando ero un semplice cittadino”. Poi Fioramonti prosegue attaccando chi è andato nella scuola elementare di suo figlio per raccogliere informazioni su di lui.
“È un atto di violenza – scrive -. Mio figlio ha sempre frequentato scuole internazionali perché è nato e cresciuto all’estero. Queste scuole sono le uniche che garantiscono continuità curricolare ai bambini che cambiano spesso paese di residenza. Mio figlio, figlio di un italiano e di una donna tedesca, parla 4 lingue (tra cui l’italiano), ma al tempo dell’iscrizione aveva ancora difficoltà a scriverlo, ragion per cui – anche su suggerimento della scuola – abbiamo deciso di non registrarlo per l’esame facoltativo d’italiano. E comunque, queste sono questioni che attengono alla sua vita privata. Di questo, gli altri non dovrebbero interessarsi”. Per il ministro questa “ingerenza nei confronti della mia famiglia e della comunità scolastica è avvenuta in spregio di ogni tutela della privacy, nonché delle più elementari regole di deontologia professionale. Sono turbato da padre e da cittadino. Tra l’altro mi domando come sia possibile che dati sensibili rispetto alla presenza di un minore in una scuola siano reperibili. Formulerò un esposto al garante della privacy, da privato cittadino e non da Ministro, per tutelare non solo il diritto alla riservatezza di mio figlio ma quello di ogni genitore a poter crescere ed educare i propri figli senza che la loro vita venga gettata in pasto ai giornali”. E conclude: “Se questi metodi sono pensati per spaventarmi, dico solo che io andrò avanti nel mio lavoro per trovare più risorse per la scuola e l’università“.
Le offese sui social – Il Giornale oggi ripubblica le offese postate nel 2013 da Fioramonti sui social. Aveva attaccato Daniela Santanché per la sua fedeltà di allora a Silvio Berlusconi e per il suo aspetto fisico (“Se fossi una donna mi alzerei e le sputerei in faccia, con tutti gli zigomi rifatti”, “La Santanchè multa le puttane per strada… e poi giustifica il suo capo che se le tromba”), Giuliano Ferrara (“un’ altra merda con i denti separati, uno schifoso, che solo in Italia può passare come intellettuale. Giustifica Berlusconi se si scopa le minorenni e le paga, che fa le orge, che inventa cazzate al telefono con la polizia, che corrompe i giudici e rincoglionisce gli italiani”), i poliziotti del G8 (“La polizia, allora come oggi, sembra più un corpo di guardia del potere, invece che una forza al servizio dei cittadini. I pochi poliziotti per bene hanno paura di far sentire la propria voce e ovviamente sono pochi, perché altrimenti avrebbero già fatto mea culpa per il caso Aldrovandi, Cucchi e i tanti altri misteri che li circondano”) e anche un commento al caso dell’attentato davanti a Palazzo Chigi di Luigi Prieti (“Ed ora tutti a prendersela con chi protesta, perché poi arrivano i pazzi che sparano. Ma io mi meraviglio che ce ne sia stato solo uno. Un demente, che ovviamente ha finito con il colpire altre vittime del potere, proprio come lui”). Tutti commenti per il quale il ministro ha chiesto scusa e che sono stati ripubblicati oggi su Il Giornale che specifica che il 2 ottobre i “post incriminati erano ancora tutti online“.