Cinema

Joker, massima allerta per l’uscita al cinema del nuovo film: polizia fuori dalle sale, si temono sparatorie o emulazioni

Accadde qualcosa di simile nel luglio del 2012 durante l’anteprima de Il Cavaliere oscuro al Century Theatre di Aurora in Colorado con il 24enne James Holmes a falciare a suon di proiettili un’intera platea. Dodici morti e più di settanta feriti al grido, presunto, di “I’m Joker”

di Davide Turrini

Che la grande paura abbia inizio. Joker, il film di Todd Phillips, dal 3 ottobre nelle sale italiane (dal 4 in quelle statunitensi) farà parlare molto di sé. Intanto perché è, e siamo a ottobre ma spesso va così, il miglior film dell’anno (qui spieghiamo il perché). Poi perché a livello di passaparola mondiale, ma soprattutto nella desolata landa statunitense dove ancora il cinema è fenomeno di massa, si teme che la violenza presente nel film diventi principio emulativo nella realtà. Ovvero che esplodano improvvisamente tanti piccoli sconosciuti Joker a sparacchiare su inermi spettatori, o addirittura ad aizzare la plebe a rivoltarsi contro un sistema di governo oppressivo, classista e a sua volta violento come succede per il protagonista del film.

Accadde qualcosa di simile nel luglio del 2012 durante l’anteprima de Il Cavaliere oscuro al Century Theatre di Aurora in Colorado con il 24enne James Holmes a falciare a suon di proiettili un’intera platea. Dodici morti e più di settanta feriti al grido, presunto, di “I’m Joker”. Un passo indietro. Ricordate Quinto Potere? “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più”, urlava il conduttore tv, Howard Beale (Peter Finch), nell’immenso film di Sidney Lumet del 1976. E in un attimo dalle finestre delle più grandi metropoli americane ritratte nel film si affacciavano cittadini qualunque ad urlare la stessa imbestialita frase. Il delirante dissenso personale che diventava reazione di pancia sociale. Sempre dagli anni Settanta, gli anni delle prime congetture complottiste, di un andazzo anarco-insurrezionalista armato di stampo individuale, le altre figure emarginate, sottomesse, schiacciate dal sistema e quindi potenzialmente pericolose a livello sociale a cui il Joker di Phillips s’ispira: Travis Bickle di Taxi driver e Robert Pupkin di Re per una notte (non a caso in Joker Robert De Niro rappresenta il cordiale volto del potere comunicativo). Arthur Fleck/Joker, interpretato mirabilmente da Joaquin Phoenix, non è che un erede ancor più esplosivo, politico e folle dei suoi predecessori.

E la Gotham City del film una città vintage del passato dove si taglia brutalmente lo stato sociale, dove il denaro e il successo pesano addosso alle masse più povere e diseredate, dove basta una scintilla individuale, magari in diretta tv, per far sorgere una sanguinosa rivolta. Per questo la paura negli Stati Uniti è tanta. Phillips, un elegante signore che deve il suo successo, prima del Leone d’Oro a Venezia, a commedie come Una notte da leoni e Parto con il folle, è stato messo sulla graticola da chiunque.

“Non è una buona cosa inserire le varie implicazioni del mondo reale sulla violenza? Non è una buona cosa togliere l’elemento cartoonesco dalla violenza, un elemento cui ormai siamo diventati immuni?”, ha spiegato Phillips solo poche ore fa dopo l’ennesima anteprima del film al New York Film Festival. “Sono rimasto un po’ sorpreso quando il film è stato definito irresponsabile perché, per me, è molto responsabile invece che sembri reale, che abbia un peso del genere e queste implicazioni”. Apriti cielo. Nella società statunitense, dove acquistare armi rimane ancora procedura commerciale come tante altre, si teme il gesto istintivo, il principio emulativo con mascherone da clown. Un timore che ha portato i parenti delle vittime di Aurora a protestare per la violenza provocata da armi da fuoco nel film. Anche se la Warner Bros ha gettato acqua sul fuoco dichiarando che “Joker non sostiene alcun genere di violenza nel mondo reale”.

Eppure secondo l’Hollywood Reporter il dipartimento di polizia di New York verrà mobilitato in modo eccezionale fuori dai cinema della Grande Mela dove nel weekend verrà proiettato il film. Intanto una cosa è certa: addio cosplay. Molte catene di multisale hanno vietato qualsiasi travestimento o trucco da pagliaccio, Joker o meno, per gli spettatori entranti. Divieto negli Usa per Joker, quindi sotto i 17 anni non si entra ma al massimo si passa con papà o mamma tenuti per mano. In Italia il divieto è sotto i 14 anni come in Portogallo; sotto i 15 in Inghilterra; sotto i sedici in Germania; e addirittura vietato ai 18 in Spagna. Insomma la bomba è innescata. Il cinema di grande qualità proveniente da una delle più importanti major hollywoodiane fa ancora discutere.

E più che ricordare che i film vanno prima visti per poi essere giudicati, averne paura, lodarli o distruggerli, possiamo almeno suggerire che non è tanto la violenza “al chilo” in Joker a suscitare paura nei censori (ce n’è meno che in un qualsiasi horror), quanto da dove questa possibile ribellione armata derivi, quale meccanismo sociale di sottomissione la susciti. Questo sì, di fronte alle ancora mostruose ingiustizie sociali ed economiche che si perpetuano abitualmente solo negli Stati Uniti, mostra l’ipocrisia culturale di una società che sul tabù della vendita delle armi non riesce ancora a giungere ad alcun cambiamento significativo scambiando i presunti effetti con le annose cause.

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