Botta e risposta a più riprese a “Otto e Mezzo” (La7) tra il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, e la conduttrice della trasmissione, Lilli Gruber.
Primo nodo del dibattito è dato dalle elezioni regionali in Umbria, riguardo alle quali la giornalista chiede al senatore perché Italia Viva non fa campagna elettorale attiva per sostenere il candidato civico Pd-M5s, Vincenzo Bianconi.
L’ex leader dem spiega che Italia Viva non si candida in Umbria e in altre regioni. E aggiunge: “Io spero che vinca il candidato espressione delle liste civiche di centrosinistra in Umbria”.
“Quindi, darete una indicazione di voto su questo candidato?”, ripete la giornalista.
“Ma non giochi sempre con questi schemi“, obietta Renzi.
“Sì o no?”, insiste Lilli Gruber.
“Non diamo indicazioni di voto, non siamo un partito modello Pci – ribatte Renzi – Il modello del partito novecentesco è finito”.
“Cosa c’entra il Pci? – chiede Gruber – Lei è il leader di un partito politico di centrosinistra, no?”.
“Benissimo – replica Renzi – Se lei mi domanda cosa voterei se fossi umbro, le risponderei Bianconi. Se fossi emiliano, voterei Bonaccini“.
“Ma andrà da qualche parte in queste regioni a dirlo insieme ai suoi?”, ribadisce Gruber.
“Sono deluso da lei. Capisco la sua passione per il modello del passato, ma non è più questo“, rintuzza Renzi.
“Ma quali modelli del passato? – rilancia la conduttrice – Tutti annunciate grandi novità, ma poi alla fine siamo sempre lì“.
“Questo è un giudizio un po’ superficiale. Sta dicendo che siamo tutti uguali“, controbatte il senatore di Italia Viva.
“No, non è un giudizio superficiale – risponde Gruber – Qual è la differenza tra la sua scissione e quella di Bersani?“.
Renzi cita i 5 Stelle e il suo vecchio partito: “Io non sto in un partito che mette le penali, a proposito dell’Umbria, perché, se devo stare in un partito che mette le penali, cara Lilli Gruber, mi iscrivo al M5s o compro le quote della Casaleggio, ammesso che si possano comprare, o mi iscrivo alla piattaforma Rousseau. Col M5s, a livello nazionale, fino al 2023, dobbiamo lavorare insieme. Quando nel 2023 andremo a elezioni, le dico con una frase di un leader del passato di centrosinistra: “competition is competition”. Io non faccio l’accordo col M5s, non staremo coi 5 Stelle alle prossime elezioni, perché ci divide un abisso da loro“.
Finale battibecco tra Lilli Gruber e Matteo Renzi sulla scissione del Pd, su cui l’ex leader dem è tranchant: “C’è un dato di fatto oggettivo: quel partito passa i giorni a litigare dalla mattina alla sera. Vogliamo dire che io non sono stato capace di sconfiggere le correnti?”.
“Vogliamo dirlo? Sì – replica Gruber – Lei non è stato in grado di pacificare e di farne un partito un po’ più coeso”.
“Non penso che l’obiettivo di un partito sia quello di fare la coesione tra le correnti”, continua Renzi.
“Le chiami in un altro modo – obietta Gruber – Sono delle persone che la pensano diversamente, ma è proprio lei l’esempio: la pensava diversamente dall’attuale dirigenza del Pd e cosa ha fatto? Ha fatto le valigie e se n’è andato“.
“Non è così – ribatte Renzi – Il problema del Pd per me è stato la totale, totale, totale involuzione di un partito nel quale non ti chiedono che cosa pensi, ma con chi stai“.