Lo avevano chiamato Not, un acronimo che stava per Nuovo ospedale Trentino. Si trattava di un progetto appaltato e aggiudicato, ma poi anche annullato, dalla Provincia autonoma di Trento. Era il 2012 e a quell’epoca il presidente della giunta era Lorenzo Dellai (lo era stato ininterrottamente dal 1999), poi eletto deputato nel 2013 con Democrazia Solidale-Centro Democratico. Ebbene per quella grande incompiuta, per l’ipotizzato danno subito dalla Provincia e per le spese giudiziarie di un contenzioso infinito, la Procura della Corte dei conti presenta un conto salato.

Si tratta di 236mila euro, contestati con un invito a dedurre a Dellai e ad altre undici persone dal procuratore regionale Marcovalerio Pozzato e dal suo vice Giuseppe Teti. C’è la giunta dell’epoca al completo, composta dagli ex assessori Alberto Pacher, Marta Dalmaso, Mauro Gilmozzi, Lia Giovanazzi Beltrami, Tiziano Mellarini, Alessandro Olivi, Franco Panizza e Ugo Rossi (poi diventato presidente della giunta successiva). Ma nell’elenco compaiono anche tre dirigenti pubblici: i due dirigenti generali della provincia Raffaele De Col e Livia Ferrario, oltre a Luciano Flor, già direttore generale dell’Azienda sanitaria di Trento.

Nel mirino è finita la nomina della commissione di gara, ritenuta illegittima per un appalto molto complesso come quello di una nuova struttura ospedaliera provinciale. Nel settembre 2012 fu approvata la delibera 1984 riguardante la costruzione e gestione dell’ospedale, che nominava la commissione tecnica per la valutazione delle offerte, composta dal presidente De Col, da Flor e Ferrario. Il contenzioso amministrativo che accompagnò la gara fu davvero imponente, perché praticamente tutte le cordate partecipanti presentarono ricorsi, finiti prima al Tar di Trento, poi al Consiglio di Stato.

I giudici amministrativi ritennero illegittima la commissione perché Flor e Ferrario avevano già fatto parte del gruppo di lavoro che aveva fissato preliminarmente i parametri del Not. Una questione di conflitto di interessi che, secondo i ricorsi, il presidente De Col avrebbe dovuto considerare per un evidente profilo di incompatibilità. È per questo che la Corte dei Conti contesta agli amministratori trentini le spese che la Provincia dovette sostenere nei due giudizi amministrativi. Nessun addebito, invece, per il contenzioso che scaturì dalla decisione di revocare l’appalto.

Ma come si arriva alla cifra di 236mila euro? Il danno da disservizio è stato fissato in 35.874 euro, ed è composto dalle spese della Provincia per la procedura di gara risultata senza sbocchi. La cifra tiene conto dei giorni di lavoro impiegati dai tre dirigenti per l’attività di commissari. Ma la parte più sostanziosa è costituita dai 200 mila euro di spese legali sostenute nella causa davanti al Tar e al consiglio di Stato. Gli interessati adesso potranno presentare memorie difensive o farsi interrogare, per spiegare la situazione ed evitare un giudizio contabile molto oneroso.

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