I pm Enrico Lussu e Gaetano Porcu hanno chiesto la condanna a 4 anni e mezzo di carcere per l’ex presidente del Cagliari calcio, e ora del Brescia, Massimo Cellino, sotto processo per i presunti illeciti legati alla costruzione dello stadio di Is Arenas, a Quartu Sant’Elena. La condanna è stata sollecitata anche per tutti gli altri sette imputati, tra cui l’ex sindaco di Quartu, Mauro Contini (5 anni) e l’allora assessore ai Lavori pubblici, Stefano Lilliu (4 anni e 3 mesi).
I due pm, conclusa la requisitoria durata due giorni, ritengono che lo stadio di Is Arenas, realizzato nel 2012 per ospitare le partite del Cagliari a causa dell’inagibilità del Sant’Elia, sia un impianto “tutto abusivo“, come ha sottolineato ancora una volta il pm Lussu, ma non pubblica bensì totalmente privata: “Lo stadio veniva spacciato per un’opera pubblica, ma era privata su un terreno pubblico dato in concessione per tre anni”. Per questa ragione, secondo i pm, i soldi spesi dal Comune per la strada di collegamento, la recinzione e una cabina elettrica (circa 360 mila euro) costituiscono un peculato ai danni delle casse comunali e a favore del Cagliari calcio. È questa l’accusa contestata, a fronte di un peculato tentato da oltre 700mila euro.
Nella seconda giornata di requisitoria, il pm Lussu con il collega Porcu concentrato sui presunti peculati: i soldi spesi dal Comune di Quartu per opere annesse all’impianto sportivo che secondo la Procura dovevano essere pagati dal Cagliari. “Cellino – ha detto il pm – doveva portare la squadra a Quartu per evitare di tornare a Trieste perché, come ha rivelato nella stessa intercettazione con l’allora patron della Lazio, Claudio Lotito, l’assenza di pubblico di casa costava 10 punti in classifica e ogni punto vale milioni di euro“. Nella stagione 2011-2012, a causa dell’inagibilità dello Stadio Sant’Elia, il Cagliari disputò a Trieste le ultime quattro gare casalinghe del campionato. La stessa cosa avvenne l’anno successivo, proprio a causa dell’inchiesta legata alla costruzione della Is Arenas.
Quattro anni e 3 mesi sono stati chiesti per il direttore dei lavori Andrea Masala, 2 anni e 6 mesi per il tecnico comunale Raffaele Perra, 8 mesi per il geometra convenzionato Graziano Mossa, un anno e otto mesi ciascuno per l’impresario Marcello Vasapollo e il progettista Jaime Manca. Caduti in prescrizione i reati paesaggistici, agli imputati vengono contestati il peculato consumato e tentato e il falso. Il processo riprenderà il 17 ottobre con le prime arringhe delle difese.