Sul luogo del misfatto dove nel 2012 è stato approvato lo tsunami elettromagnetico nel 5G Action Plan, poi recepito dal governo italiano senza nemmeno interrogarsi sulle conseguenze. Sono entrato nelle stanze dell’Europarlamento per denunciare i pericoli dell’invasione di microonde, il più grosso esperimento mai condotto nella storia su inermi umanità ed ecosistema. Nel giorno del Disconnessi Day ho accolto l’invito del The Greens/Efa, il primo gruppo politico europarlamentare precauzionista dichiaratamente contrario all’avanzata dell’Internet delle cose.
Per cercare di non morire transumanisti, restando solo esseri umani: “Oggi è un momento storico, stiamo scrivendo la storia dell’Europa in difesa della salute!”. Philippe Lamberts (Belgio, presidente del gruppo verde), Michèle Rivasi (Francia) e Klause Buchner (Germania) mi hanno invitato nel cuore delle politiche decisionali continentali per raccontare a stampa internazionale e attivisti d’Europa il caso dell’Alleanza Italiana Stop 5G e l’azione dell’Alleanza Europea Stop 5G.
Con me, al tavolo dei relatori, un mattatore per la prevenzione del danno come l’americano Martin Pall (emerito di biochimica alla Washington University, grande accusatore delle storture metodologiche della Commissione Internazionale sulla protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti su cui si basa la presunta non nocività dell’elettrosmog) e Marc Arazi, medico francese del PhoneGate Alert, la Ong che ha scoperchiato gli inganni dei cellulari fuori legge poi ritirati dal mercato.
Le locandine dell’evento erano tra corridoi e stanze dell’Europarlamento: la giornata s’è divisa in due. Nella conferenza stampa della mattina è stata ufficializzata l’opposizione parlamentare dei verdi: “Secondo la Commissione europea, il principio di precauzione può essere invocato quando un fenomeno, un prodotto o un processo può avere un effetto pericoloso, identificato da una valutazione scientifica e oggettiva, se questa valutazione non consente di determinare il rischio con sufficiente certezza. Negli ultimi decenni sono state accumulate ampie pubblicazioni scientifiche su effetti di campi elettromagnetici non termici. Gli effetti, in particolare, sono stati estremamente ben documentati”.
All’appuntamento del workshop pomeridiano (tradotto in più lingue, il video verrà presto diffuso in rete) è intervenuto anche l’europarlamentare Piernicola Pedicini, già polemico con la tecnodittatura imposta dal Sottosegretario MiSe Mirella Liuzzi e adesso al fianco di chi si batte per la rivendicazione di diritti costituzionali: “Tra le prerogative agli albori, il MoVimento 5 Stelle aveva proprio la difesa della salute pubblica – ha ripetuto Pedicini incalzato dalla pasionaria Rivasi – e ora non si possono negare i rischi delle radiofrequenze, onde non ionizzanti su cui è ancora aperto il dibattito tra gli scienziati”.
Prima firmataria Sara Cunial, proprio un manipolo di epurati pentastellati e spezzoni del Gruppo Misto hanno proposto la mozione Stop 5G che lunedì verrà votata alla Camera dei Deputati per impegnare il governo italiano in una moratoria nazionale che fermi l’elettrosmog in attesa dell’esito di studi preliminari socio-sanitari. Se passasse la mozione, Giuseppe Conte non avrebbe più alibi e il principio di precauzione sancito dall’Unione europea potrebbe trionfare sulle spericolate strategie aziendali avallate da una politica dimentica dell’elementare assioma primum non nocere.
“Si tratta di una mozione supportata da evidenze scientifiche e dal parere di autorevoli esperti, nazionali e internazionali, in linea con il lavoro svolto da altri diversi Stati e amministrazioni. Una mozione che metterà finalmente la parola fine a una pagina impietosa della nostra Repubblica che ha visto svenduti i nostri diritti – sanitari e ambientali – per soddisfare interessi economici e smanie di potere e controllo di soggetti lontani anni luce dal popolo italiano. Confidiamo che il voto in aula sia unanime e che il principio di precauzione, i diritti dei cittadini la nostra Costituzione riacquistino finalmente la priorità.”
Infine, dopo proteste e cortei in Olanda, Svizzera e Germania, l’Alleanza Italiana Stop 5G prepara la prima grande manifestazione nazionale unitaria Stop 5G d’Italia. E’ in programma il 5 novembre a Roma, dentro e fuori Montecitorio. Non avendo finanziatori alle spalle, per organizzarla c’è bisogno del sostegno di cittadini consapevoli: su Eppela (fino al 22 ottobre) si può contribuire aderendo al crodwfunding. La spontanea partecipazione dal basso è l’unica leva civile per contrastare l’avanzata della tecnodittatura wireless. Prima che sia troppo tardi.