11 maggio 2017 – Le scuse di Scafarto: “Ho commesso errori”
Le scuse per avere lavorato di fretta commettendo errori. La richiesta arrivata dal pm Henry John Woodcock di scrivere nella informativa, ora finita al centro dell’indagine, un capitolo autonomo sul presunto ruolo svolto da alcuni personaggi legati ai servizi segreti. Sono i punti salienti delle oltre quattro ore che ieri il capitano del Noe carabinieri, Gian Paolo Scafarto, ha trascorso davanti ai pm della Procura di Roma in relazione ad una informativa nell’inchiesta Consip da lui redatta il 9 gennaio. Nel corso dell’interrogatorio il capitano del Noe si è “scusato per questi errori”, che sono a suo dire da “attribuire alla fretta di completare l’informativa”. Nel corso dell’interrogatorio l’ufficiale del Noe torna anche sul secondo capo di imputazione, relativo alla presunta presenza di 007. “La necessità di compilare un capitolo specifico, inerente al coinvolgimento di personaggi legati ai servizi segreti, fu a me rappresentata come utile direttamente dal dottor Woodcock che mi disse testualmente: “‘Al posto vostro farei capitolo autonomo su tali vicende’, che io condivisi”. Nell’interrogatorio, Scafarto afferma che la “Procura di Napoli fu immediatamente avvertita” delle risultanze di alcuni accertamenti svolti su ‘persone’ sospette ritenute legate ai Servizi ma che invece non lo erano. Scafarto ricostruisce la vicenda legata agli 007 e racconta quanto avvenuto il 18 ottobre del 2016 quando nel corso di alcuni accertamenti svolti presso gli uffici romani di Alfredo Romeo, i militari del Noe videro alcune persone ritenute “sospette” e, in particolare, un Suv che si ritenne potesse essere “una macchina tecnica dotata di telecamere”. Il capitano del Noe spiega che sul punto fu disposto anche il pedinamento del’autista del Suv “alla fine risultato estraneo allo scenario prospettato”. Alla richiesta di due colleghi se dovevano redigere “una annotazione di servizio sugli esiti di tali verifiche, dissi che avrei provveduto ad espungere tale circostanza dalla informativa perché irrilevante”. Anche il riferimento al Suv, dice Scafarto, venne eliminato dalla informativa in pero’ rimase il riferimento alle persone sospette. Per i pm capitolini la non menzione del Suv e dell’autista nell’informativa ha di fatto rappresentato “una sottrazione significativa di elementi di valutazione”.
16 maggio 2017 – La telefonata tra Matteo Renzi e il padre
Il 2 marzo 2017 alle 9.45 di mattina Tiziano Renzi parla al telefono con il figlio Matteo. I magistrati lo stanno intercettando nell’ambito dell’inchiesta Consip. Il testo dell’intercettazione arriva al giornalista del Fatto Quotidiano Marco Lillo, che la pubblica nel suo libro ‘Di padre in figlio’ e, con un’anticipazione, sul Fatto. Dopo la pubblicazione, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per violazione del segreto istruttorio e pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale. Il dialogo riportato da Lillo ha a che fare con la conoscenza dell’imprenditore Alfredo Romeo (accusato di corruzione per gli appalti Consip) da parte di Tiziano Renzi. “È una cosa molto seria”, dice Renzi al padre. E si raccomanda: “Devi ricordarti tutti gli incontri e i luoghi, non è più la questione della Madonnina e del giro di merda di Firenze per Medjugorje“. Tiziano, che è devoto alla Madonna e crede nelle sue apparizioni, lo ferma: “Non devi dire cosi'”. “Stai distruggendo un’esperienza”, replica il figlio, che poi aggiunge: “Devi dire nomi e cognomi”. “Vero che hai fatto una cena con Romeo?” chiede Matteo al padre. I carabinieri nel brogliaccio annotano: “Tiziano dice di no e che le cene se le ricorda ma i bar no”. E poi: “Matteo ascolta: io non ho mai incontrato Romeo. Fidati”. “Non ti credo”, è la risposta di Renzi jr. Tiziano insiste: “Non me lo ricordo”. Poi aggiunge: “L’unico può essere stato…”. Matteo lo interrompe: “Non ti credo e devi immaginarti cosa può pensare il magistrato. Non è credibile che non ricordi di avere incontrato uno come Romeo, noto a tutti e legato a Rutelli e Bocchino“. Tiziano risponde citando un ricevimento in un albergo: “Quando lui ha fatto il ricevimento al Four Season c’erano una serie di imprenditori ma c’era anche Lalla (Laura Bovoli, madre di Matteo Renzi, ndr) e siamo andati via subito”. Allora Matteo si raccomanda: “Non dire che c’era mamma, altrimenti interrogano anche lei”. Poi prosegue: “Hai incontrato Romeo in un’altra situazione?”. Tiziano ancora una volta risponde che non ricorda. Matteo ribatte: “Andrai a processo, ci vorranno tre anni e io lascerò le primarie“. Tiziano si difende: “Se non me lo ricordo, non posso farci nulla”. Matteo aggiunge: “Io non voglio essere preso in giro e tu devi dire la verità in quanto in passato la verità non l’hai detta a Luca, e non farmi aggiungere altro. Devi dire se hai incontrato Romeo una o più volte e devi riferire tutto quello che vi siete detti”. Il figlio insiste: “Non puoi dire bugie o non mi ricordo, devi ricordarti che non è un gioco”. Poi chiede a che ora vedrà l’avvocato Bagattini e Tiziano risponde: “Ora”. Matteo ribadisce: “Digli tutta la verità”. Poi lo saluta e attacca. Dopo la pubblicazione, piazzale Clodio ha aperto un fascicolo per violazione del segreto istruttorio e per pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale. Subito una parte (la solita) del Parlamento ha chiesto di mettere mano al sistema delle intercettazioni, con una riforma ad hoc.