Il dossier Alitalia e il ruolo di Atlantia nel salvataggio restano in cima all’agenda del governo giallorosso. Ieri il premier Giuseppe Conte ha commentato la lettera in cui la holding a cui fa capo Autostrade avverte che “l’avvio di un provvedimento di caducazione non consentirebbe di impegnarsi in un’operazione onerosa di complessa gestione ed elevato rischio” parlando di “inaccettabile commistione“. E chiarendo che “Alitalia è una questione, le concessioni autostradali un’altra”. La ministra per le Infrastrutture e i trasporti Paola De Micheli, intervistata da Maria Latella su SkyTg24, concorda sul fatto che “i due piani rimangono separati” ma spiega: “Per quello che ho letto in quella lettera, non l’ho letta come un ricatto“.
“Da una parte” ci sono “gli investimenti per il rilancio di Alitalia, dall’altra le risposte da dare a una procedura” sulle concessioni avviata dopo il crollo del Ponte Morandi, conferma De Micheli. “Il governo e il ministro Patuanelli stanno dedicando giorno e notte a sostegno dei commissari per una soluzione della vicenda Alitalia. Credo che questa situazione sia spesso raccontata in modo non corretto, perché riguarda migliaia di lavoratrici, lavoratori e famiglie”. De Micheli ha aggiunto che, sulle concessioni, ci sarà “l’acquisizione dei documenti tecnici, la preparazione di una decisione, e la condivisione della decisione da parte di tutto il governo”.
Parlando della prossima legge di Bilancio e della richiesta del numero uno di Assolombarda di “stupire” gli investitori, De Micheli ha detto: “Siamo di fronte a una delle manovre più impegnative dell’ultimo decennio, per evitare un imponente aumento dell’Iva. L’attesa del Paese è molto alta, tutti vorrebbero che il governo avesse la bacchetta magica. Nella condizione finanziaria in cui siamo non so quanto riusciremo a stupire. Ma saremo in grado con le decisioni di tutti i giorni di uscire dalla stagnazione. Nel mio settore, se riusciamo a utilizzare tutti i fondi già stanziati, potremo riavviare i cantieri e pian piano far ripartire il Paese”. “Il Pd – ha aggiunto – vuole aumentare gli stipendi, il Mef ha individuato risorse da flessibilità e da una serie di tagli. Non si può definire un aumento di 40 euro al mese una misura irrisoria, significa aver poco rispetto di chi vive con mille euro al mese“.