Mancano meno di 24 ore al voto per le elezioni legislative in Portogallo, ma dagli ultimi sondaggi sembra che il Partito Socialista (Ps) del primo ministro António Costa sia in netto vantaggio, si parla di 7 punti, sui rivali del Partito Social Democratico (Psd) di centro-destra guidato da Rui Rio. Gli ultimi dati sui consensi parlano addirittura di un Ps al 38%, risultato che, se confermato dallo spoglio, permetterebbe al premier di continuare a governare rinunciando anche a uno dei due alleati che fino a oggi hanno appoggiato l’esecutivo di estrema sinistra: il Bloco de Esquerda, dato al 10%, e i Comunisti, al 6%.
A differenza di altri Paesi europei, la campagna elettorale non è stata dominata dalla questione dell’immigrazione. In Portogallo vi è un ampio consenso sulla necessità di accogliere i migranti per far fronte alla domanda di lavori non qualificati e per contribuire a compensare il basso tasso di natalità. Per questo, Costa ha promesso che se verrà eletto proporrà di rendere l’immigrazione più semplice abolendo un sistema di quote introdotto dal precedente governo di centro-destra. Da parte sua, Rio preferirebbe più cautamente trovare un equilibrio tra una politica delle porte aperte e le esigenze del Paese.
Alla base del problema c’è soprattutto il basso tasso di natalità che minaccia il finanziamento del sistema di welfare, anche alla luce delle previsioni Ue secondo cui la popolazione del Portogallo scenderà a 6,6 milioni nel 2100 rispetto agli attuali 10,3 milioni. Ma la carta vincente di Costa rimane l’economia, che durante il governo socialista è passata da una crescita dello 0,19% nel 2014 al 2,1% nel 2018, mentre il tasso di disoccupazione si è dimezzato a circa il 6%.