Un ordigno, molto probabilmente una bomba carta, è esplosa vicino a un ingresso secondario del palazzo di giustizia di Asti nelle prime ore di oggi, 7 ottobre, in un angolo al riparo dalle telecamere della videosorveglianza. Poco distante di lì c’era un cartello rivolto a quattro magistrati: “Vi faremo morire tutti”. “Si è trattato di un gesto dimostrativo che non ha provocato danni”, ha dichiarato Giancarlo Girolami, presidente del tribunale astigiano, chiarendo che “la situazione è sotto controllo”, sebbene la questura avesse ricevuto una telefonata anonima in cui veniva annunciato la presenza di un altro ordigno: le ricerche effettuate da polizia e carabinieri non hanno portato alla luce niente.
I destinatari delle minacce sono due giudici del tribunale, Giorgio Morando e Roberto Amerio, e due pm della procura, Laura Deodato e Vincenzo Paone. A loro è andata subito la solidarietà del sindaco Maurizio Rasero, della Cgil e soprattutto della giunta distrettuale dell’Associazione nazionale magistrati che “esprime viva preoccupazione per il grave attentato alla sicurezza e serenità dei colleghi di Asti”. I rappresentanti piemontesi dell’Anm auspicano inoltre “l’adozione di misure idonee a garantire, anche in quella sede, la prosecuzione del lavoro giudiziario in condizioni di sicurezza, nella certezza che i colleghi – dal canto loro – proseguiranno nel loro servizio con immutato impegno ed indipendenza”.
Sul caso sta indagando la questura di Asti attraverso la Digos. A occuparsi della questione potrebbe essere la procura di Milano, competente per i reati contro i magistrati piemontesi. Secondo il presidente Girolami, le ragioni di questo gesto sarebbero riconducibili ad alcuni processi che si stanno svolgendo in questi giorni. Tra i quattro magistrati non esistono vicende processuali comuni, tuttavia pochi anni fa uno di loro – Vincenzo Paone – ha ricevuto avvertimenti e minacce esplicite perché si stava occupando della demolizione di alcune ville abusive fatte costruire da famiglie di sinti. “Col prefetto di Asti – ha aggiunto il capo del tribunale – stiamo valutando l’adozione di misure preventive personali”, a tutela dei giudici e dei magistrati minacciati, e “collettive” per intensificare le misure di sicurezza generali.