Centrale nello sviluppo di un’economia circolare efficiente è anche il ruolo dei cittadini: in particolare, la scelta di modelli di consumo che promuovano una maggiore autosufficienza delle materie prime, aumentino il ciclo di vita dei prodotti e diminuiscano la produzione di rifiuti. Secondo i dati Eurostat, i consumi di materia hanno registrato un calo di circa il 16% nell’ultimo decennio in Europa (2008-2017): l’Italia ad oggi si colloca al quinto posto. Allo stesso modo, anche se più lentamente, è diminuito anche il consumo finale di energia nel Vecchio Continente. Il dato è peggiore se ci si concentra sul consumo domestico, quindi dei cittadini: dal 2007 al 2016 la diminuzione si aggira solamente intorno all’un per cento.

Lo sviluppo dell’economia circolare può essere favorito anche dalla sharing economy: quindi utilizzare prodotti e servizi anziché possederli. In Italia questo modello è ancora un’eccezione e si sta sviluppando soprattutto nei trasporti e nel settore degli imballaggi. Ma anche la raccolta di vestiti usati può essere un modo per evitare lo spreco di risorse: ad oggi, infatti, la maggior parte degli indumenti a fine vita finiscono in discarica. L’Italia ha un elevato consumo di prodotti tessili, ma ancora un basso tasso di raccolta e riutilizzo. Un altro metodo che possiede il consumatore per ridurre la produzione di rifiuti è quello della riparazione: in questo caso il ciclo di vita di un prodotto viene prolungato reimpiegandolo per la stessa finalità per la quale era stato concepito.

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