Un altro elemento fondamentale è l’innovazione: di fatto, il motore che permette la transizioni verso la circolarità. L’innovazione, attraverso la ricerca e lo sviluppo, permette di realizzare prodotti di alta qualità, riutilizzabili, riciclabili e di migliorare l’impatto dei processi produttivi. L’indice di eco innovazione, così come calcolato nel rapporto sull’economia circolare in italia, tiene conto di cinque dimensioni: input di eco-innovazione, attività di eco-innovazione, risultati di eco-innovazione, efficienza delle risorse e risultati socio-economici (occupazione e crescita).
L’attività di eco-innovazione riguarda la conoscenza generata da aziende e ricercatori sull’eco innovazione, quindi brevetti, pubblicazioni accademiche e copertura mediatica. L’Italia ha buone performance invece soprattutto nel campo dell’efficienza delle risorse, dove è davanti a Francia, Regno Unito e Spagna. Ma è carente per quanto concerne gli input, quindi gli investimenti: risulta al 16esimo posto in Ue. Il rischio quindi è che il nostro Paese viva di rendita, interrompendo però la transizione verso un’economia circolare.
Roberto Morabito, direttore del Dipartimento sostenibilità di Enea, suggerisce la necessità di “dotarsi di una strategia nazionale sinergica sull’economia circolare”, come già hanno fatto Austria, Belgio, Francia, Grecia, Regno Unito, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Slovenia e Spagna. Ma anche, sul modello di Germania e Regno Unito, dotarsi di “un braccio tecnico, ovvero di un’agenzia nazionale per l’uso efficiente delle risorse. Un’agenzia servirebbe per tre ragioni: dare supporto alle imprese, alle istituzioni e fare formazione verso il cittadino. Enea è stata candidata (e si è candidata) per svolgere questo ruolo ed è pronta a dare la sua disponibilità”, spiega Morabito.
In qualità di coordinatore della Piattaforma italiana per l’economia circolare, Enea ha individuato le filiere italiane rispetto alle quali in cui c’è più margine di azione. In questo senso, promuove e sviluppa nuove tecnologie nell’ambito dell’eco-innovazione: “Ad esempio, un impianto pilota per il recupero di materie prime seconde, in particolari metalli critici da rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Ci sono buone possibilità che nell’immediato futuro venga realizzato un primo impianto basato su questa tecnologia di tipo idrometallurgico, sostenibile”, racconta Morabito. È in programma inoltre la realizzazione di una piattaforma tecnologica ad uso delle imprese “per lo sviluppo di tecnologie per il recupero di prodotti complessi a fine vita (telefoni cellulari, pannelli fotovoltaici, lampade a fluorescenza). Ma anche – conclude Morabito – lo sviluppo di nuovi compositi a matrice polimerica con fibre di basalto per la realizzazione di componenti per l’industria automobilistica, che potrebbero avere una riciclabilità totale”.