L’annuncio di Donald Trump di ritirare le truppe Usa dal nord della Siria spiana la strada alla Turchia e Recep Tayyip Erdogan non perde tempo. L’artiglieria di Ankara ha iniziato a bombardare obiettivi delle milizie curde ad al-Malikiyah, località siriana situata nella provincia nordorientale di Hasakah, a ridosso del confine turco. Lo hanno riferito fonti locali citate dal sito del quotidiano turco Sabah, secondo le quali nel mirino dell’artiglieria sono finiti “elementi” delle Unità di Protezione del Popolo (Ypg) curdo – che Ankara considera un’organizzazione terroristica – alle porte di al-Malikiyah. In giornata la presidenza turca aveva presentato una mozione al Parlamento per estendere per un altro anno la possibilità per il governo di avviare operazioni militari transfrontaliere nel nord dell’Iraq e in Siria, finora limitate al 30 ottobre 2019.
La decisione dà il via alla prevedibile reazione di Damasco, che vede come il fumo negli occhi la possibile invasione turca. Secondo le Syrian Defense Force, la coalizione che ha combattuto l’Isis guidata dallo Ypg, “le forze del regime siriano appoggiate dalla Russia si preparano a spostarsi militarmente verso la città di Manbij (che si trova al confine con la Turchia) – si legge in un tweet della Sdf – Abbiamo detto in precedenza che qualsiasi attacco turco avrebbe avuto conseguenze negative per l’intera regione”.
The first consequences of the US withdrawal & failure of the Security Mechanism Agreement:
Syrian regime forces backed by Russia prepare to move militarily towards the city of Manbij. We said earlier that any Turkish attack would have bad consequences for the whole region. pic.twitter.com/7JCI1KyVSJ— Coordination & Military Ops Center – SDF (@cmoc_sdf) 7 ottobre 2019