Una perizia psichiatrica per comprendere le condizioni di Alejandro Augusto Stefan Meran, l’uomo che venerdì ha ucciso due poliziotti nella questura di Trieste. È intenzionata a chiederla la procura della città giuliana che nelle prossime ore ascolterà l’agente ferito e altri testimoni della sparatoria che nel momento in cui il dominicano ha aperto il fuoco si trovavano nell’atrio e fuori dall’ingresso di via Tor Bandena.
Sono queste le priorità dei magistrati che indagano su quanto accaduto venerdì pomeriggio quando Meran, dimesso oggi e portato nel carcere Ernesto Mari, ha sottratto la pistola a Pierluigi Rotta, ha ucciso lui e il collega Matteo Demenego, poi ha cercato la fuga impugnando entrambe le armi di ordinanza. Una sparatoria in tre fasi: la prima nel piano ammezzato dopo avvengono i due omicidi, poi nell’atrio quando le immagini delle telecamere riprendono il 29enne armato, quindi fuori dalla questura dove spara ancora contro l’auto della squadra Mobile prima di essere ferito all’inguine e fermato.
Per la ricostruzione dell’accusa si tratta di un’azione lucida: non ha sparato in modo confuso, ma ad altezza d’uomo e mirando agli uomini in divisa. Una familiarità con le armi che, vista l’assenza di precedenti in Italia, potrebbe essere spiegata dalle informazioni chieste in Germania dove spesso il 29enne era ospite di amici. Bisognerà verificare se qui ha precedenti o legami con gruppi criminali. E per chiarire i contorni del disagio psichico i pm chiederanno anche una perizia psichiatrica collegiale per valutare la capacità di intendere e volere di Meran.
La consulenza sarà affidata ai massimi esperti della materia e servirà a determinare se nel momento della sparatoria il 29enne avesse piena facoltà di sé oppure si possa parlare di infermità, ossia di vizio parziale o totale di mente, un aspetto che ha rilievo ai fini processuali tanto da poter rendere non imputabile chi ha commesso il reato. Il duplice omicidio potrebbe essere nato dalla ‘paura’ di finire in carcere per il furto dello scooter il quale si trovava in questura. Un furto avvenuto solo poche ore prima: era stato lo stesso fratello a denunciarlo e a chiedere l’intervento degli agenti che lo accompagno in questura.
Sulle polemiche legate alle fondine, intanto, è intervenuto il capo della Polizia, Franco Gabrielli. “La dinamica non ascrive in maniera inequivoca, e molto probabilmente non lo ascriverà nel futuro, una correlazione tra una ipotetica inefficienza della fondina e l’episodio che ha visto la morte dei due colleghi”, ha dichiarato il prefetto a L’Aria che tira su La7 commentando le polemiche seguite alla sparatoria, ribadendo l’esigenza di “non dare giudizi affrettati”.