Il ras di Forza Italia in provincia di Varese, l'uomo accusato dalla procura di Milano di essere stato il gran burattinaio del giro di mazzette e incarichi in Lombardia (arrestato nel maggio scorso), ha raccontato ai magistrati che esisteva un "sistema che consisteva nello scegliere" professionisti "di area" e "collaudati", ossia "disponibili a retrocedere una parte del corrispettivo ricevuto". Una percentuale che "oscillava tra il 4 e il 6-7%"
“Esiste un sistema sin dagli anni della cosiddetta Prima Repubblica che prevede forme di finanziamento alle strutture di partito“. Parola di Nino Caianiello, il ras di Forza Italia in provincia di Varese, l’uomo accusato dalla procura di Milano di essere stato il gran burattinaio del giro di tangenti e incarichi in Lombardia. Arrestato il 7 maggio scorso, Caianiello da alcune settimane sta riempendo verbali su verbali davanti ai pm con l’obiettivo di patteggiare. Ma non solo. Oltre a confessare, fare ammissioni e a descrivere dettagliatamente tantissimi fatti al centro della maxi inchiesta ha spiegato l’evoluzione del “sistema” di finanziamenti illeciti e “retrocessioni” alla politica dalla Prima Repubblica in poi. Arrivando fino agli anni recenti e facendo, tra gli altri, anche il nome di Davide Sozzani, il deputato di Forza Italia accusato di corruzione per il quale la Camera ha detto no agli arresti domiciliari per finanziamento illecito nel settembre scorso.
“Voglio cambiare vita” – “È mia ferma volontà quella di cambiare vita e tagliare i legami con le persone con le quali ho condiviso il mio excursus politico in questi ultimi 36 anni, dal 1983″, ha detto Caianiello davanti al pm Luigi Furno. E ha raccontato che “esiste un sistema sin dagli anni della cosiddetta Prima Repubblica che prevede forme di finanziamento alle strutture di partito“. Quando non esistevano “forme di rendicontazione”, in particolare, c’era la “retrocessione di somme di denaro in nero” al partito da parte di chi aveva ottenuto incarichi nel pubblico. Negli ultimi anni, poi, riguardo alle “retrocessioni” sugli “incarichi fatti avere a professionisti da parte di amministratori delle società pubbliche”, il “sistema consisteva nello scegliere” professionisti “di area” e “collaudati”, ossia “disponibili a retrocedere una parte del corrispettivo ricevuto”. E non si trattava, ha spiegato Caianiello, “almeno negli anni più recenti, di una percentuale del 10%“, la cosiddetta ‘decima, che invece era richiesta e “stringente per quanto riguarda i finanziamenti da parte di soggetti che assumevano incarichi elettivi”. Per i professionisti la percentuale, invece, “oscillava tra il 4 e il 6-7%”, anche perché era diventato sempre “più complicato” retrocedere “percentuali maggiori“, anche per motivi fiscali. Tra i molti particolari raccontati da Caianiello nei verbali anche alcuni relativi all’ex vicecoordinatore lombardo di FI Pietro Tatarella, arrestato: “L’uomo di riferimento di D’Alfonso (imprenditore della Ecol service, ndr) era Tatarella e, quindi, io non avrei mai chiesto delle retrocessioni a D’Alfonso senza prima avere consultato o convenuto con Tatarella”.
“C’era un accordo tra me e Sozzani” – Caianiello ha parlato anche del deputato berlusocniano Sozzani, . Sugli “incarichi che otteneva la Green Line”, cioè lo studio tecnico da Sozzani, da una società partecipata di Varese “c’era un accordo direttamente” col parlamentare “per il riconoscimento nei miei confronti di una quota del corrispettivo”, una “retrocessione”, ha detto Caianiello. Per Sozzani, anche indagato per corruzione, la Camera ha detto no agli arresti domiciliari per finanziamento illecito nel settembre scorso. In un verbale del 24 settembre scorso davanti al pm Luigi Furno – uno dei tanti interrogatori che Caianiello, arrestato nel maxi blitz del 7 maggio scorso, sta rendendo in queste settimane collaborando con gli inquirenti – l’ex ‘ras’ di Forza Italia nel Varesotto ha raccontato in dettaglio il sistema delle cosiddette “retrocessioni“. Verbali in gran parte ancora omissati e depositati nella tranche di inchiesta chiusa nei giorni scorsi a carico di 71 persone, tra cui lo stesso Sozzani per finanziamento illecito (in uno stralcio ancora aperto è accusato anche di corruzione) e l’altro politico berlusconiano Pietro Tatarella.
“Indicai a Borsani la società di Sozzani” – Alla presenza “anche di Tolbar (Mauro, ndr)”, presunto collettore di tangenti e in stretti rapporti con Sozzani, ha messo a verbale Caianiello, “spiegai a Borsani”, all’epoca dirigente della società pubblica Alfa di Varese, “la necessità di affidare degli incarichi sottosoglia a dei professionisti esterni alla provincia di Varese”. Tra “questi professionisti”, ha aggiunto, “indicai a Borsani lo stesso Sozzani e la sua Green Line” e “c’era un accordo direttamente con Sozzani” per le “retrocessioni” che avrebbe dovuto versare proprio a Caianiello sugli incarichi ottenuti anche da “società a lui riconducibili”. In più, sempre il presunto “grande manovratore” del sistema illecito ha parlato, tra tante altre cose, della società New Lisi venuta a galla in una delle molte vicende corruttive emerse dall’indagine e, in particolare, in relazione ad un appalto nel Varesotto. “La New Lisi – ha ricostruito – è una società che è stata individuata da Tolbar e Sozzani sulla base del mandato che io avevo conferito loro”. Tolbar gli avrebbe detto che quella società “era interessata all’operazione che volevamo mettere in piedi e che sarebbe stata inoltre disponibile a retrocedere delle somme per l’ottenimento dell’affidamento”. La New Lisi, ha concluso Caianiello, “voleva tra virgolette toccare il santo, intendendo per tale il sottoscritto”.