E' il senso del verdetto emesso dal giudice Victor Marreo, della Corte federale di New York, che ha stabilito che il capo della Casa Bianca debba consegnare al procuratore di Manhattan otto anni delle sue dichiarazioni fiscali, respingendo gli argomenti presentati dai difensori del presidente, secondo i quali un’indagine sul presidente ne comprometterebbe la capacità di assolvere ai suoi doveri costituzionali
Neanche il presidente degli Stati Uniti in carica è immune dalle indagini del fisco. E’ il senso del verdetto emesso dal giudice Victor Marreo, della Corte federale di New York, che ha stabilito che Donald Trump debba consegnare al procuratore di Manhattan otto anni delle sue dichiarazioni fiscali personali e aziendali, respingendo gli argomenti presentati dai difensori del presidente, secondo i quali un’indagine sul presidente ne comprometterebbe la capacità di assolvere ai suoi doveri costituzionali. Il capo della Casa Bianca, quindi, non può bloccare i commercialisti che negli anni hanno curato i suoi conti dal collaborare con la giustizia. In pratica la sentenza dà il via libera al procuratore di ordinare la consegna delle dichiarazioni. I legali del presidente hanno già annunciato ricorso contro la sentenza odierna.
Gli oppositori di Trump da tempo chiedono che il presidente, in linea con quanto fatto dai suoi predecessori, renda pubbliche le sue dichiarazioni dei redditi. La richiesta è poi stata avanzata anche dal procuratore distrettuale Cyrus Vance Jr., nell’ambito dell’indagine sui presunti pagamenti illeciti effettuati da Trump nei confronti di due donne, tra le quali la porno attrice Stormy Daniels. Nell’indagine di Vance è coinvolto anche Michael Cohen, ax avvocato di Trump, ora in carcere. Il capo della Casa Bianca ha negato di avere avuto una relazione con la Daniels e accusato Vance, che è un democratico, di condurre la sua inchiesta spinto da motivazioni politiche.