Cronaca

Veneto, la raccolta firme per il riconoscimento della lingua ha fatto flop: solo 32mila adesioni

A distanza di otto mesi dal deposito in Cassazione, mancano ancora 18mila per raggiungere la soglia di validità della proposta di iniziativa popolare per il riconoscimento della lingua veneta con una legge dello Stato. Il Comitato: "La raccolta resta attiva". Ma per ora la Lega è tiepida

Il riconoscimento della lingua veneta con una legge dello Stato ha fatto flop. Non sembra interessare più di 32mila cittadini della regione, titolari del diritto di voto. Tanti sono coloro che, a distanza di otto mesi dal deposito in Cassazione, hanno firmato la proposta di iniziativa popolare che avrebbe dovuto avviare l’iter legislativo per la modifica della legge 482 del 1999. Per arrivare al numero previsto, ne mancano ancora 18mila, visto che per Costituzione la quota di validità è di 50mila firme. Un’enormità.

Il Comitato Riconoscimento Lingua Veneta che ha la sua sede a Schio (in provincia di Vicenza) non ha ancora ammainato bandiera bianca, eppure ha diffuso un comunicato eloquente. È il bollettino di una resa ormai annunciata. “L’obiettivo delle 50mila firme non è ad oggi ancora stato raggiunto”. Eppure qualche giorno fa, uno dei leader, Alessandro Mocellin, aveva confidato a ilfattoquotidiano.it: “Siamo vicinissimi al traguardo, dobbiamo effettuare i controlli sulla validità delle sottoscrizioni dei moduli”. Così vicini non erano, anche se il Comitato tenta un improbabile colpo di reni e si dà la scadenza del 10 ottobre: se non riceverà assicurazioni sull’impegno di amministratori politico-amministrativi, rinuncerà. “Bisogna far presente che la raccolta terminerà solamente nel momento del deposito definitivo delle sottoscrizioni presso gli uffici preposti in Parlamento – spiegano – Quello odierno è stato dunque il primo conteggio ufficiale”.

La proposta di iniziativa è stata depositata il 12 febbraio scorso in Cassazione e “mantiene la sua efficacia per tutta la legislatura in corso, pertanto la raccolta firme è e rimane attiva”. Certo che in otto mesi il risultato non è stato brillante anche se i promotori si consolano aggiungendo: “Riteniamo sia comunque una risposta popolare decisamente significativa se si pensa che la richiesta legale è calibrata su tutto il territorio nazionale e per una legge dello Stato. Raccoglierle tutte nel solo Veneto è uno sforzo statisticamente decuplicato”. Lamentano però la scarsa affluenza negli uffici comunali, mentre elogiano l’impegno di qualche decina di amministratori locali. Siccome nell’ultimo mese la raccolta è stata più fruttuosa si augurano che in paio di mesi di rinnovato impegno possano avvicinarsi alla soglia fatidica.

Ma è evidente che l’iniziativa non ha raggiunto l’obiettivo. Perché, in una Regione dove la Lega ha il 50 per cento dei voti? I promotori rivendicano: “L’iniziativa è nata ed è stata sostenute senza ordini di scuderia o portando visioni o appartenenze partitiche di alcun genere. Siamo spontanei, civici e apartitici”. Ma adesso chiedono una “collaborazione più intensa della parte politico-rappresentativa”. Dicono di rivolgersi a tutti, ma è evidente che pensino alla Lega Nord-Liga Veneta, che è stata molto tiepida. Il governatore Luca Zaia si è limitato a condividere un post del Comitato su Facebook, non ha dato un appoggio politico. Solo il 6 settembre l’assessore alla cultura della Regione Veneto, Cristiano Corazzari, ha scritto ai sindaci dei Comuni del Veneto ricordando la raccolta di firme in corso per modificare la legge 482/1999, così da inserire il veneto tra le dodici lingue minoritarie italiane. Un po’ tardi, hanno commentato, visto che la raccolta è formalmente scaduta il 20 settembre.