L’economia globale si trova “in una fase di rallentamento sincronizzato“. È l’allarme della nuova direttrice generale del Fondo monetario internazionale, la bulgara Kristalina Georgieva che ha sostituito Christine Lagarde, nel suo intervento prima degli Annual Meetings del Fmi a Washington, che si terranno la prossima settimana. Nel rilancio della crescita “la politica fiscale deve giocare un ruolo centrale” e per questo “ora è il momento” che chi può spenda: “I bassi tassi di interesse potrebbero dare ad alcuni politici ulteriori soldi da spendere“, afferma la nuova capa del Fmi. L’altra crisi su cui punta l’attenzione Georgieva, da sempre sensibile ai temi ambientali, è quella del cambiamento climatico da cui, avverte, “nessuno è immune e tutti hanno la responsabilità di agire”. Una prima soluzione? La ‘carbon tax‘ è uno degli “strumenti più potenti ed efficaci” per la riduzione delle emissioni.
“Chi può deve spendere”
Georgieva esorta a intervenire “i Paesi con spazio nei loro bilanci per distribuire, o prepararsi a distribuire, potenza di fuoco fiscale“. “Le politiche monetarie e finanziarie non possono fare tutto da sole” spiega, invitando i paesi ad andare avanti sulla strada delle riforme strutturali. “I paesi che hanno spazio di bilancio” devono usarlo ma – avverte Georgieva – questo “consiglio non è valido per tutti” considerato che i livelli di debito pubblico sono vicini “a livelli record”. “Se l’economia mondiale dovesse rallentare in modo più forte delle attese potrebbe essere necessaria una risposta coordinata“, dice la leader del Fmi citando Shakespeare: “È meglio tre ora prima, che un minuto troppo tardi”.
Le Banche centrali “dovrebbero mantenere bassi i tassi di interesse” ma “con tassi bassi a lungo arrivano effetti collaterali e conseguenze indesiderate” che possono essere più devastanti della crisi finanziaria di dieci anni fa. Georgieva sottolinea quindi che la politica accomodante sostiene la crescita ma espone l’economia allo scoppio di bolle. “La nostra nuova analisi – afferma – mostra che se si verificasse una grave recessione, il debito delle società a rischio di insolvenza salirebbe a 19 trilioni di dollari, ovvero quasi il 40% del debito totale in otto grandi economie. Questo è un livello al di sopra di quelli visti durante la crisi finanziaria“.
“Assistere i Paesi che riducono emissioni”
Un’altra priorità del nuovo corso del Fmi targato Georgieva è “assistere i Paesi che riducono le emissioni di carbonio e diventano più resistenti al clima”. “Con l’attuale prezzo medio del carbone di 2 dollari per tonnellata, la maggior parte delle persone e la maggior parte delle aziende hanno pochi incentivi finanziari per effettuare questa transizione”, spiega Georgieva, che elogia l’ipotesi ‘carbon tax’. “Limitare il riscaldamento globale a un livello sicuro richiede un prezzo del carbonio significativamente più alto. Alcuni Paesi hanno adottato una strategia semplice: tassare il carbonio”, sottolinea la nuova leader del Fondo monetario. Anche i cosiddetti ‘green bond’, in aumento in Europa e in Asia, sono “uno sviluppo positivo, ma non basta” nella lotta al cambiamento climatico”, afferma Georgieva, sottolineando come “affrontare il cambiamento climatico richiede non solo mitigare i danni ma anche adattarsi per il futuro. Il prezzo di una mancata azione è alto. Ma possiamo e dobbiamo cooperare su questo tema ora”.
“I dazi potrebbe costare 700 miliardi di Pil globale”
La prossima settimana l’Fmi diffonderà il suo nuovo World Economic Outlook che “mostrerà revisioni al ribasso della crescita per il 2019 e il 2020″, avverte Georgieva. Ricordando che “due anni fa, l’economia globale era in una fase di ripresa sincronizzata. Basandosi sul Pil, quasi il 75% del mondo stava accelerando”. Uno dei fattori che ha causato il rallentamento della crescita mondiale è la guerra dei dazi, scatenata dagli Stati Uniti contro la Cina, ma che ora sta coinvolgendo anche l’Ue: “Potrebbe comportare una perdita di circa 700 miliardi di dollari entro il 2020, pari a circa lo 0,8 per cento del Pil“, afferma la nuovo direttrice del Fmi. “Dobbiamo lavorare insieme, ora, per trovare una soluzione duratura agli scambi” e “i Paesi devono affrontare le legittime preoccupazioni relative alle loro pratiche commerciali”, come “gestire i sussidi, nonché i diritti di proprietà intellettuale e i trasferimenti di tecnologia”.