Hanno contribuito a più profonda comprensione dell'evoluzione dell'universo e hanno svelato a tutti noi l'esistenza di altri pianeti al di fuori del sistema solare
Hanno contribuito a più profonda comprensione dell’evoluzione dell’universo, hanno svelato a tutti noi l’esistenza di altri pianeti al di là del nostro Sistema solare. Va a tre cacciatori di mondi alieni il premio Nobel per la Fisica 2019. L’Accademia di Svezia ha indicato nel cosmologo James Peebles e nei planetologi Michel Mayor e Didier Queloz i vincitori del riconoscimento più ambito dagli scienziati. La motivazione sta, come sempre, in anni di studi e in scoperte eccezionali. Peebles, 84 anni, canadese, ha lavorato nell’Università americana di Princeton. Mayor, 77 anni, è nato a Losanna e ha insegnato nell’ateneo di Ginevra. Con il collega Queloz, che ha lavorato anche per Cambridge, ha svelato a tutti noi 1995 l’esistenza di un pianeta in orbita intorno a 51 Pegasi.
“Quest’anno – sottolinea il comitato organizzatore – premia la nuova comprensione della struttura e della storia dell’universo. Le scoperte hanno cambiato per sempre le nostre concezioni del mondo“. Il premio, di 9 milioni di corone svedesi, va per metà a Peebles e l’altra metà a Mayor e Queloz.
“Un risultato grandioso che testimonia l’importanza dell’astrofisica moderna e il suo valore strategico per il futuro dell’umanità” commenta il presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica Nichi D’Amico. “Si tratta di temi che riguardano l’attività del nostro ente, e in cui siamo in prima linea sul fronte internazionale. In particolare lo studio degli esopianeti e la ricerca di tracce di vita in altri mondi vede alcuni dei nostri telescopi, come il Telescopio Nazionale Galileo, il Large Binocular Telescope e, in futuro, lo Extremely Large Telescope, protagonisti in questo settore. Siamo coinvolti in importanti missioni spaziali pensate proprio per lo studio degli esopianeti, come Ariel, Cheops e Plato. E sempre dallo spazio, con la prossima missione Euclid potremo auspicabilmente dare importanti risposte a quello che resta da scoprire sulla composizione del nostro universo, ovvero su quel 95 percento che ancora non conosciamo“.