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South Park censurato in Cina come l’Nba: “Diamo il benvenuto ai censori cinesi nelle nostre case e nei nostri cuori”

La mastodontica censura cinese ha agito dopo la messa online dell’episodio due della 23esima stagione intitolato Band in China. Al centro dei ventidue minuti del racconto ritroviamo Randy Marsh, proprietario di una piantagione di marijuana, illuminato dall’ingenua idea di venderla in Cina

di Davide Turrini

South Park cancellato dal governo cinese e su Twitter scoppia il caso. Un episodio della celebre serie animata statunitense ha talmente offeso le autorità cinesi da farlo sparire letteralmente dal web. Come riporta Hollywood Reporter: “Ogni clip dell’episodio, qualsiasi discussione online, streaming, social e persino fanpage sono state completamente cancellate dal governo”. La mastodontica censura cinese ha agito dopo la messa online dell’episodio due della 23esima stagione intitolato Band in China. Al centro dei ventidue minuti del racconto ritroviamo Randy Marsh, proprietario di una piantagione di marijuana, illuminato dall’ingenua idea di venderla in Cina.

Così riunita la famiglia Randy decide di partire con un valigione pieno di “campioni” di erba da far provare ai cinesi. Chiaro che alla dogana dell’aeroporto d’oltreoceano verrà arrestato, messo in catene, fustigato, lasciato deperire in celle medioevali, fatto giurare fedeltà al governo cinese, e infine portato a processo senza uno straccio di difesa. Tray Parker e Matt Stone sollevano un altro sottile strato di ipocrisia generale su luoghi comuni e politicamente corretto, come sempre da vent’anni, ma questa volta incappano nel grande bubbone cinese legato a doppio filo commerciale con merce e capitali in tutto il mondo, Stati Uniti compresi. Non a caso dopo la censura, Parker e Stone sono intervenuti con un tweet clamoroso che richiama un altro caso diplomatico che ha coinvolto il basket Nba alcuni giorni fa. “Queste sono scuse ufficiali dalla Cina – hanno scritto sarcasticamente -. Come l’Nba, diamo il benvenuto ai censori cinesi nelle nostre case e nei nostri cuori. Anche noi amiamo i soldi più della libertà e della democrazia”. Gli ideatori di South Park si riferiscono al tweet di Daryl Morey, dg degli Houston Rockets, dove il dirigente aveva espresso sostegno alle proteste contro la democrazia di Hong Kong.

Le reazioni indignate della Chinese Basket Association (stop alle collaborazioni con il team texano) e dell’emittente statale tv cinese (stop alla messa in onda dei match dei Rockets) ha subito portato la Nba a dissociarsi e fare un passo indietro senza troppo ironia scrivendo che “le opinioni di Morey hanno profondamente offeso molti dei nostri amici e fan in Cina, il che è deplorevole”. Sotto al tweet di Parker e Stone, che è tutto il contrario del dietrofront Nba, sono così fioccati feroci e divertentissimi commenti anticinesi. Anche perché in Band in China ci sono davvero tanti dettagli che prendono incredibilmente in giro le misure draconiane riguardanti la libertà di espressione in Cina.

Mentre Randy è in Cina, infatti, a South Park, il figlio Stan deve attenersi anche lui ai dettami censori delle autorità cinesi per poter vendere le canzoni della sua band oltreconfine. Randy, poi, in carcere, incontra sempre dietro le sbarre Winnie the Pooh, altro personaggio dei cartoni animati bandito dalle autorità cinesi in patria da quando venne paragonato al presidentissimo Xi Jinping. Se comunque vi capita di fare una capatina qui per vedere l’episodio, scoprirete che al “turbo capitalismo” cinese si è piegato, in una irresistibile sequenza dove attendono la censura supereroi Marvel e Disney, perfino Mickey Mouse trasformato in una sorta di scurrile e violento kapò.

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