La chiamano la classe dei bocciati ma al preside del liceo delle scienze umane “Rosmini” di Trento, Stefano Kirchner, non piace questa definizione. Di fatto 23 ragazzi ripetenti hanno iniziato l’anno in classe tutti insieme. Il dirigente che per primo ha voluto questo progetto pilota la chiama una “scommessa” ma ci sono tutti i presupposti perché questa sperimentazione possa essere presto adottata anche in altre scuole se dovesse andare nel migliore dei modi. “Ad agosto – racconta il dirigente – ci siamo trovati ad avere iscritti alla nostra scuola 23 ragazzi che arrivavano dai quattro licei che ci sono qua a Trento. In genere quando abbiamo persone che vengono da altre scuole cerchiamo di fare il possibile per inserirli all’interno di classi dove possono avere delle attenzioni particolari”. Kirchner sa meglio di ogni altro come sia difficile per un ragazzino che viene da un fallimento scolastico ricominciare. Di solito in classe sono quelli seduti all’ultimo banco, quelli che hanno già un’etichetta addosso.
“Avremmo dovuto distribuirne 23 in sette classi. A quel punto mi son detto: e se li mettessimo tutti insieme?”, spiega il capo d’istituto. Una sfida che poteva essere affrontata solo con la complicità dei docenti e l’accettazione dei genitori. “Abbiamo fatto un incontro con mamme e papà per avere la loro disponibilità di fronte a questo progetto: alcuni erano più titubanti, altri più ottimisti ma nessuno si è tirato indietro. La scommessa è stata rimetterli in gioco partendo dal loro vissuto, dal loro insuccesso scolastico”.
Il dirigente ha trovato da subito la disponibilità anche dei suoi professori che in maniera volontaria si sono fatti avanti per prendersi a cuore questa classe: una presa in carico in tutti i sensi visto che i docenti di questi ragazzi si sono resi disponibili a fare anche qualche riunione in più di consiglio di classe per coordinarsi nel migliore dei modi e per confrontarsi. La strategia vincente è stata quella di unire insegnanti motivati, aperti all’innovazione: in classe, infatti, non c’è la cattedra, sono stati tolti i banchi tradizionali e ci sono delle isole nelle quali lavorare in gruppo.
È un nuovo modo di fare lezione, molto più collaborativo e positivo. I ragazzi sono chiamati a crescere insieme attraverso lo studio, il lavoro in classe. “E sia chiaro – aggiunge Kirchner – che non faremo sconti a nessuno. Chi viene da un anno di ripetenza in genere è scontato che sia promosso ma noi non puntiamo solo sul successo scolastico di questi ragazzi ma sulla loro crescita personale. Ai genitori e agli studenti ho detto: giriamo pagina. Non voltiamoci indietro a guardare quel che è stato e ripartiamo con grande fiducia reciproca”. Intanto per partire con il piede giusto questi ragazzi, accompagnati da alcuni loro docenti e dallo psicologo della scuola, hanno trascorso un paio di giorni fuori dall’aula, in una malga di montagna. Un’occasione per conoscersi, per parlare, per recuperare la loro autostima.