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Usa-Grecia, la strategia di Trump: non solo basi e droni, ora Pompeo gioca la carta dei gasdotti e dei Balcani

Dietro l'accordo tra Washington e Atene per quattro nuovi hub militari, l'esigenza di mandare gas fino in Polonia e creare un altro muro contro la Russia

Mentre in Medio Oriente gli Usa scompaginano schemi ed alleanze con la legittimazione turca in Siria a danno dei curdi, nell’Egeo giocano una doppia partita: non solo le basi per sommergibili, fregate e droni in terra di Grecia. Ma una nuova strategia che corre lungo le pipeline del gas. Pentagono e Dipartimento di Stato si concentrano sul Mediterraneo orientale e sui Balcani, un’area in passato a tratti trascurata, consentendo così ad altri players di competere per l’influenza. Per questa ragione hanno individuato in Grecia il nuovo partner chiave per le faccende europee in quanto “garante della stabilità nei Balcani”, come ammesso dallo stesso Segretario di Stato Mike Pompeo in occasione della sua recente visita ad Atene.

Dopo l’accordo di Prespa sul nome Macedonia del Nord, ecco quello per la fruizione di quattro basi: Souda Bay a Creta, che verrà raddoppiata per ospitare altri sottomarini con l’obiettivo di monitorare il quadrante euromediterraneo e quello mediorientale, con attenzione a Libia e Siria; Larissa e Andravida per droni (già operativi) e F35 (forse alcuni di quelli ordinati dalla Turchia verranno acquistati dalla Grecia), oltre che per avere una valida alternativa alla turca Incirlik da cui è datato un anno fa il progressivo disimpegno Usa; e il porto di Alexandroupolis in chiave dossier energetico. Da lì transita il Tanap, prolungamento del gasdotto Tap verso il costone balcanico transitando dalla Bulgaria. Sofia nel prossimo futuro, e con opportuni cambiamenti, sarà uno dei principali alleati degli Stati Uniti in Europa.

Ecco che il porto di Alexandroupolis, visitato sempre più spesso dall’ambasciatore americano ad Atene Jeffrey Payat, diventa fondamentale per gli Stati Uniti e la Polonia. E lì passa anche la ferrovia Egnatia, fortemente sostenuta dagli Usa, insieme a due nuove arterie stradali non secondarie: la Egnatia Road e la Carpathian Road, cerniera tra porto di Alexandroupolis e quell’Europa orientale che conduce fino al porto di Burgas in Bulgaria. Negli anni precedenti, il “Burgas – Alexandroupolis” ha portato la Grecia e gli Stati Uniti ad un passo dal conflitto per un oleodotto che sarebbe stato costruito lì per trasportare petrolio russo. Ma oggi il nuovo progetto Carpathian Road è vitale per la Polonia in quanto assicura il trasporto di gas americano in parallelo al trasferimento delle forze americane nel paese. In entrambi i casi, i polacchi dipendono direttamente dai porti greci, quello di Salonicco e appunto Alexandroupolis.

Ma se il porto di Salonicco è già incastonato all’interno di una strategia istituzionale legata alla Nato, è quello di Alexandroupolis che presenta un duplice e peculiare ruolo: energia più truppe militari. Ecco perché tutto lascia pensare che un investitore privato americano potrebbe incaricarsi di sviluppare e migliorare in questa ottica l’infrastruttura. Inoltre sarebbe un nuovo muro nei confronti delle intenzioni russe. In quella regione della Grecia settentrionale infatti nel recente passato è stata segnalata un forte presenza moscovita, legata alle imprese e ai rapporti con gli enti locali: lo dimostra il doppio allontanamento lo scorso anno di due diplomatici russi da parte del ministero degli Esteri greco, accusati di interferenze. Inoltre in due cittadine del nord, Komothini e Xanthi, si segnala una forte e intensa attività dei servizi turchi, bulgari, russi e americani.

È in quest’ottica quindi che la sicurezza conquista la priorità assoluta. Alexandroupolis sarà anche una delle aree per lo sviluppo degli elicotteri Kiowa Warrior americani recentemente acquistati da Atene. L’obiettivo è perlustrare le infrastrutture legate ai gasdotti e le due nuove vie sensibili come le già citate Egnatia e Carpathian. Secondo fonti diplomatiche la nuova sfida nei prossimi cinque anni che vedrà protagonista l’intero costone balcanico, dalla Grecia fino al nord della Polonia, sarà quella legata alle intenzioni di gruppi paramilitari e terroristici di danneggiare sia la diversificazione energetica attualmente in atto a quelle latitudini, sia i trasferimenti di energia tramite i gasdotti. Per questa ragione il cosiddetto quadrumvirato del gas, composto da Israele, Egitto, Cipro e Grecia, sta lanciando un programma di formazione comune per militari ed analisti, con il primo step già in atto tra le forze armate greche e bulgare.