Centinaia di indigeni ecuadoriani hanno fatto irruzione ieri nell’Assemblea nazionale a Quito, prendendone il controllo. I manifestanti, appartenenti alla Confederazione delle nazionalità indigene dell’Ecuador (Conaie) hanno avuto facilmente ragione delle forze di sicurezza dispiegate all’esterno, e dopo aver divelto le barriere sono entrati nell’edificio. Fra gli slogan scanditi, i principali erano ‘Vattene Moreno, vattene!‘, in riferimento al presidente del Paese, e ‘No al Fmi’. Per oggi è previsto uno sciopero nazionale contro le misure del governo, che ha deciso di tagliare le spese sociali i sussidi per il carburante dopo 40 anni. Da una settimana il paese è attraversato da violenti proteste organizzate da tassisti, autotrasportatori, studenti e gruppi della popolazione indigena. La situazione è tesissima.

Ieri il presidente ecuadoriano Lenin Moreno ha firmato a Guayaquil, dove ha trasferito da Quito la sede del suo governo, un decreto che introduce nell’ambito dello stato di emergenza disposto la scorsa settimana per 30 giorni, un coprifuoco notturno parziale, vigente ogni giorno fra le 20 e le 5. Nel decreto n.888 si stabilisce una restrizione della libertà di transito e di spostamento nei seguenti termini: “Non si potrà circolare nelle vicinanze di edifici ed installazioni strategici, come quelli dove funzionano gli organi del governo o altri che siano stabiliti dal Comando congiunto delle Forze armate”. Questo, si sottolinea, “finché durerà lo stato di emergenza e secondo le necessità stabilite dal ministero dell’Interno e dalla polizia nazionale per mantenere l’ordine pubblico interno, potendosi, nel caso di necessità, stabilire salvacondotti e documenti simili”

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