“A seguire alla lettera la sentenza della Cedu si rischia di tornare a prima di Falcone“. A lanciare l’allarme è dalle pagine è Roberto Tartaglia, ex pm di Palermo nel pool del processo sulla trattativa Stato-mafia oggi consulente della commissione Antimafia. “La sentenza Cedu sull’ergastolo ostativo pone certamente un problema importante“, dice – indicato tra i favoriti come successore di Raffaele Cantone alla presidenza dell’Anac – un’intervista a Repubblica. Il riferimento è alla sentenza della Corte europea dei diritti umani che ieri ha bocciato il ricorso dell’Italia ordianando al nostro Paese di riscrivere la norma sull’ergastolo ostativo: chi è condannato al fine pena mai e non ha mai collaborato con la giustizia, non può accedere all’assegnazione al lavoro all’esterno, ai permessi premio, e alle misure alternative alla detenzione. Una legge ideata personalmente da Giovanni Falcone nel 1991.
“Non possiamo permetterci di rinunciare a quelle norme e di avviare un processo di sgretolamento del regime di ‘doppio binario’, cioè la disciplina differenziata per soggetti che, come gli affiliati mafiosi, appartengono a un circuito criminale che, sul piano sociologico, criminologico e culturale, è obiettivamente e innegabilmente differente da tutti gli altri contesti malavitosi”, dice Tartaglia. Ma non solo. “Non si può negare – aggiunge il magistrato – che questa disciplina ‘differenziata’ per i mafiosi, soprattutto sul versante carcerario, ha contribuito a dare un grande sostegno allo strumento preziosissimo delle collaborazioni con la giustizia, senza il quale, piaccia o non piaccia, l’azione repressiva, e talora anche quella preventiva, in materia antimafia non potrebbe certamente essere più la stessa”.
“La sentenza sembra difficilmente superabile e rischia di far proliferare il numero dei ricorsi di detenuti mafiosi oggi all’ergastolo“, rileva ancora Tartaglia. In effetti da giugno ad oggi – cioè dal “primo grado” della Cedu sul ricorso del boss di ‘ndrangheta Marcello Viola – altri 12 ergastolani hanno già fatto ricorso alla Cedu mentre molti condannati sono pronti a chiedere benefici e permessi: adesso saranno i giudici a valutare caso per caso, in attesa della sentenza della Corte costituzionale. “L’unica strada – prosegue – è attingere all’eccellente cultura giuridica che per tradizione l’Italia detiene. occorre prestare molta attenzione a tutte le pronunce che la Consulta ha emesso nel corso degli anni per rendere compatibile il ‘doppio binario’ con i fondamentali principi della Costituzione sull’uguaglianza e la finalità rieducativa della pena”. La questione ora è tutta nelle mani del legislatore, che dovrà intervenire per attenuare la norma dell’ergastolo ostativo: l’unica soluzione per uscire dall’enpasse, “può essere – conclude il pm – introdurre deroghe alla legge nel caso che il giudice escluda la pericolosità sociale del detenuto”.