La Consulta restituisce gli atti al giudice per le indagini preliminari di Taranto che aveva chiesto di valutare l’incostituzionalità del decreto Salva-Ilva. La legge è cambiata, spiega la Corte Costituzionale, e quindi al termine della camera di consiglio non è arrivata alcuna decisione. Adesso toccherà nuovamente al gip jonico, considerato che nel frattempo il legislatore è intervenuto due volte per modificare la norma, valutare se permangono la rilevanza delle questioni e i dubbi di legittimità costituzionale.

A febbraio il giudice Benedetto Ruberto aveva chiesto alla Corte di esprimersi sulla costituzionalità dei decreti che avevano permesso al siderurgico di Taranto di continuare a produrre, nonostante il sequestro del 2012, evidenziando la possibile violazione di 7 articoli della Carta. Aveva focalizzato l’attenzione in particolare su due aspetti. La prima è lo spostamento costante della data di ultimazione dei lavori di risanamento della fabbrica e la seconda è l’immunità penale concessa ai vertici della fabbrica (prima i commissari e poi i nuovi gestori di Arcelor Mittal) in attesa del completamento dei lavori.

Ci sono “evidenti profili di criticità e di incompatibilità con i valori costituzionali”, aveva scritto nella sua ordinanza, nella norma introdotta dal governo Renzi e confermata da tutti gli esecutivi che si sono succeduti, che prevede che le condotte poste in essere in attuazione del Piano ambientale “non possono dare luogo a responsabilità penale o amministrativa” in quanto “costituiscono adempimento delle migliori regole preventive in materia ambientale, di tutela della salute e dell’incolumità pubblica e di sicurezza sul lavoro”.

L’ordinanza non è ancora stata depositata, ma la Corte Costituzionale ha già spiegato che la restituzione degli atti è dovuta alle modifiche del governo Lega-M5s, entrambe per decreto. La prima nel dl Crescita aveva previsto la totale abolizione dell’immunità dal 6 settembre, poi l’esecutivo era tornato sui suoi passi dopo le minacce di abbandono dello stabilimento da parte di ArcelorMittal re-inserendo uno scudo penale ‘a tempo’ assai più delimitato nel decreto sulle crisi aziendali che ora è in fase di conversione. Queste modifiche, sostanzialmente, hanno ‘disinnescano’ la pronuncia.

A chiedere la remissione degli atti al giudice di Taranto erano stati oggi nell’udienza pubblica gli avvocati di ArcelorMittal e del governo, mentre si era opposta la Regione Puglia. L’occasione che aveva indotto il gip Ruberto a chiedere un parere alla Consulta era stata la riunione di tre procedimenti aperti dalla Procura di Taranto e relativi alle emissioni inquinanti del siderurgico, due dei quali erano sfociati in richieste di archiviazione proprio per la concessione dell’immunità penale.

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