“Sono passati 41 anni dall’approvazione della legge 194, ma ancora oggi in Lombardia è difficile ricorrere all’aborto in maniera sicura e semplice”. Un problema che la campagna “Aborto al Sicuro” vuole superare tramite una legge di iniziativa popolare che negli scorsi mesi ha raccolto 8436 firme nella sola regione Lombardia. “L’obiettivo non è cambiare la 194 ma renderla davvero effettiva superando alcune delle criticità nella sua applicazione” racconta la coordinatrice della campagna Sara Martelli che questa mattina ha presentato i contenuti della campagna ai membri della Commissione Sanità della Regione Lombardia. “Un grande ostacolo è rappresentato dalla disparità territoriale: nella nostra regione esistono ospedali dove non c’è neanche un medico non obiettore” racconta la ginecologa Anna Uglietti facendo riferimento alle strutture di Gallarate, Iseo, Oglio Po, Sondalo e Chiavenna e alle undici strutture sanitarie lombarde dove la percentuale di medici obiettori supera l’80%. “L’altro grande problema – racconta la dottoressa Uglietti – è rappresentato dalla difficoltà di accesso all’aborto farmacologico”. Secondo i dati forniti dai promotori della Campagna tra i quali Radicali Italiani e Ass. Luca Coscioni, “in Lombardia solamente l’8,2% delle strutture offre questa possibilità a fronte di una media nazionale che si attesta sul 18%”. Una lacuna che si traduce in una minore opportunità di scelta da parte della donna che si trova a dover affrontare un’interruzione di gravidanza volontaria: “Deve essere una scelta possibile in tutte le situazioni ma oggi non lo è ancora e le donne non possono scegliere”.

L’insieme di queste difficoltà si traduce in una percentuale di aborti clandestini che secondo la relazione del Ministero della Salute si attesta intorno al 15% sul totale degli aborti in Italia. “Sul piano regionale – spiega la Martelli – significa che ogni anno in Lombardia 1800 donne hanno rischiato la vita ricorrendo a pillole acquistate via internet o con altri mezzi illegali”. Con l’audizione di questa mattina, la proposta di iniziativa popolare inizia il suo iter in Consiglio: “È importante che il Consiglio non si rifiuti di esaminarla come è avvenuto in passato su altri temi – ammonisce Marco Cappato dell’Ass. Luca Coscioni – bisogna andare in aula. L’unico atteggiamento inaccettabile sarebbe quello di non discuterla”

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