Dopo essere stato indotto alle dimissioni per il coinvolgimento in un'altra inchiesta, secondo le ipotesi dell’accusa, il giornalista ha cominciato a fare pressioni per ottenere un altro lavoro minacciando ritorsioni: "Se parlo io viene giù tutto", aveva detto all'assessore al Commercio e amico, Alberto Sacco, nel corso di una telefonata. Lui: "Mi difenderò con forza da accuse infondate"
È accusato di aver ricattato la sindaca Chiara Appendino e il viceministro dell’Economia Laura Castelli: se non gli avessero trovato un nuovo lavoro dopo il suo allontanamento, lui avrebbe fornito informazioni nell’ambito dei procedimenti giudiziari che riguardano l’amministrazione torinese, come quello su piazza San Carlo. È una delle ipotesi di reato formulate dalla procura contro Luca Pasquaretta, 43 anni, giornalista, ex portavoce della sindaca e capo ufficio stampa del Comune di Torino. Mercoledì il suo avvocato, Stefano Caniglia, ha ricevuto l’avviso di chiusura delle indagini condotte dai carabinieri della polizia giudiziaria, coordinati dal sostituto procuratore Gianfranco Colace e dal procuratore aggiunto Enrica Gabetta.
Nell’ambito di questa inchiesta è stata stralciata la posizione di Appendino, indagata a giugno per concorso in peculato: inizialmente gli inquirenti ipotizzavano che anche lei avesse contribuito a far ottenere a Pasquaretta una consulenza (da 5mila euro, poi restituiti) dalla Fondazione per il libro (quella che organizza il Salone), quale collaboratore del presidente Massimo Bray per l’edizione del 2017. Quel lavoro, però, non sarebbe mai stato svolto. Per questa ragione l’ex portavoce, l’ex presidente della Fondazione Mario Montalcini e il vicedirettore generale del Comune di Torino Giuseppe Ferrari sono indagati anche per peculato. Dagli accertamenti eseguiti dopo l’avviso di garanzia ad Appendino – e soprattutto dalla lettura delle chat – sarebbe emersa l’estraneità della sindaca.
Scoppiato questo caso, nel luglio 2018 Pasquaretta era stato spinto alle dimissioni. È in quel periodo che, secondo le ipotesi dell’accusa, il giornalista ha cominciato a fare pressioni per ottenere un altro lavoro minacciando ritorsioni: “Se parlo io viene giù tutto”, aveva detto all’assessore al Commercio e amico, Alberto Sacco, nel corso di una telefonata. Inizialmente era stato ipotizzato un ruolo accanto all’eurodeputata Tiziana Beghin che però non lo ha voluto come collaboratore. Alla fine ha ottenuto un incarico per il viceministro Castelli occupandosi della comunicazioni a livello locale delle sue attività.
Oltre al peculato e all’estorsione, Pasquaretta è indagato anche di corruzione, traffico illecito di influenze e turbativa d’asta. Secondo la procura, avrebbe ricevuto denaro e quattro auto noleggiate da un imprenditore, Francesco Capra, a cui avrebbe fatto allestire il maxischermo della finale di Champions League del 3 giugno 2017 al Parco Dora. Allo stesso imprenditore avrebbe poi promesso agevolazioni per l’organizzazione di altri eventi. Sempre secondo l’accusa, aveva anche offerto il suo aiuto a un altro imprenditore, Divier Togni, che voleva ottenere con facilità le autorizzazioni per ristrutturare un impianto sportivo, il PalaStampa, in cui organizzare eventi. Per questi ultimi due episodi la procura accusa Pasquaretta di traffico di influenze. C’è poi un filone che riguarda la Basilicata, terra di provenienza di Pasquaretta: nel dicembre 2018 aveva ottenuto una consulenza per curare la comunicazione istituzionale del Consorzio di bonifica. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, si tratterebbe di una turbativa d’asta che riguarda lui, l’amministratore unico del consorzio, Giuseppe Musacchio, e i funzionari Antonella Corrado e Loredana Pellegrini. Pasquaretta e Musacchio sono anche indagati di corruzione: in cambio della consulenza, l’ex portavoce avrebbe messo a disposizione le sue relazioni politiche con Appendino e Castelli.
Né Pasquaretta, né Montalcini hanno risposto alle domande degli inquirenti nel corso dell’indagine. Ora che l’inchiesta è chiusa tutti gli indagati avranno venti giorni di tempo per chiedere un interrogatorio o fornire una memoria con cui difendersi dalle accuse, altrimenti la procura potrà chiedere il suo rinvio a giudizio. Soltanto a quel punto la procura valuterà se chiedere al tribunale l’archiviazione di Appendino. “Finalmente potrò leggere le carte e difendermi con forza e determinazione da accuse che ritengo del tutto infondate – dichiara Pasquaretta in una nota dopo mesi di silenzio – Chiederò di essere sentito dalla procura”.
La sindaca, nel frattempo, sta affrontando due processi importanti. Uno, attualmente in udienza preliminare, è quello per gli incidenti avvenuti in piazza San Carlo il 3 giugno 2017 durante la proiezione della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid: lei e altre 14 persone, tra cui l’ex capo di gabinetto Paolo Giordana, sono accusati di omicidio colposo (per le morti di due donne, Erika Pioletti e Marisa Amato), lesioni colpose e disastro. Il secondo è quello per il presunto falso in atto pubblico legato all’iscrizione di un debito di 5 milioni di euro nei bilanci del Comune. Pasquaretta, inoltre, sarà processato per invasione di terreni insieme a Giordana a Capra per l’allestimento di un maxischermo al Parco Dora, sempre in occasione della finale di Champions, fatta secondo l’accusa senza le dovute autorizzazioni.