Il nuovo amministratore delegato di Autostrade, Roberto Tomasi, successore di Giovanni Castellucci, sapeva che il direttore dell’VIII tronco di Bari, Gianni Marrone, non aveva fornito documenti all’ispettore del Mit Placido Migliorino e che aveva omesso di dare documentazione alla Guardia di finanza nel corso di una perquisizione. È quanto emerge dalle intercettazioni telefoniche depositate al Riesame nell’ambito dell’inchiesta bis sui report taroccaru che a settembre ha portato a tre arresti domiciliari e sei interdittive, tra tecnici e dirigenti di Aspi e Spea.

In particolare, il 31 gennaio, all’indomani della notizia sul nuovo filone di indagine sui falsi rapporti sullo stato di salute dei viadotti, Tomasi – dirigente Aspi dal luglio del 2015 – chiama Marrone per sapere di cosa si tratta. “Marrone spiega che – si legge nell’annotazione della Guardia di Finanza – l’armatura rinvenuta in sede di indagine sulla trave è difforme dal progetto del 1974, che non hanno fornito dei documenti a Migliorino nel corso delle ispezioni del ministero e che nel corso delle perquisizioni” delle Fiamme gialle “hanno volontariamente omesso di consegnare la documentazione di collaudo e i certificati dei materiali”. Da quanto trapela in procura la conversazione è al centro di approfondimenti investigativi. I due al telefono si domandano come possa essere partita l’indagine sul Paolillo, il viadotto in Puglia. Marrone spiega all’amministratore che è stato Migliorino a segnalare alla procura di Genova. Per Marrone, l’ispettore sta segnalando, in quel periodo, tutte le presunte criticità solo perché vuole fare carriera.

Tomasi in una nota chiarisce che “in realtà nel colloquio con il geometra Marrone veniva espressamente chiesto allo stesso di chiarire la propria posizione direttamente alla magistratura, in modo da consentire una puntuale ricostruzione dei fatti. Tale telefonata avveniva alla fine del mese di gennaio 2019, in occasione delle prime notizie stampa riguardanti il Paolillo, mentre i fatti oggetto della conversazione si riferivano ad ottobre del 2018. Successivamente a tale conversazione, – spiega sempre la nota – e a prescindere dalla determinazione del geometra Marrone di confrontarsi con la Procura di Genova, l’ingegnere Roberto Tomasi attivò tutte le verifiche interne per accertare i fatti. Gli esiti delle verifiche sono stati riportati sulla homepage del sito di Autostrade per l’Italia nell’ambito dell’operazione di ‘trasparenza totale’ promossa dalla società. Nel mese di giugno 2019 il geometra Marrone è stato destinato ad altro incarico non operativo all’interno della Società e sospeso successivamente al provvedimento cautelare che lo ha interessato”.

Intanto l’inchiesta, nata da quella sul crollo del ponte Morandi, sui presunti report fasulli per ‘migliorare’ le condizioni dei viadotti di Autostrade si allarga. La procura di Genova ha messo altri 5 ponti nel mirino dopo aver analizzato mail e documenti sequestrati contestualmente all’esecuzione delle novemisure cautelari nei confronti di dirigenti e funzionari di Autostrade per l’Italia e Spea. Come anticipato dal Secolo XIX, gli investigatori stanno svolgendo accertamenti sul viadotto Carlo Alberto, del Baudassina e del Ferrato, tutti nell’Alessandrino, e del Gorsexio e Stura III tra i caselli di Voltri e Masone, lungo la A26. Al vaglio degli inquirenti c’erano già il Pecetti e il Gargassa sulla A26, il Sei Luci, il Teiro e il Costa sulla A10, il Bisagno e il Paolillo sulla A12.

A insospettire i pm sarebbero stati i voti alti dati a viadotti con “appoggi molto corrosi e inefficaci” e “con ammaloramento diffuso sui bulbi inferiori”. La procura ha nominato propri consulenti per approfondire questi aspetti, anche Spea e Autostrade per l’Italia stanno provvedendo a rimappare lo stato di salute dei viadotti finiti sotto la lente affidandosi anche a società esterne.

Su quattro infrastrutture, spiega Autostrade, “già oggetto di normale attività di sorveglianza, è stata effettuata una serie di verifiche ulteriori da parte di società esterne specializzate che non hanno rilevato criticità di ordine statico”. Sul quinto viadotto, il Baudassina, “le verifiche ulteriori di società terze, rispetto a quelle ordinarie regolarmente effettuate, si concluderanno entro il mese corrente”.

Nell’ordinanza con cui il gip di Genova, Angela Maria Nutini, aveva disposto le misure cautelari (3 agli arresti domiciliari, 6 interdittive) aveva parlato di uno “studiato e meditato ostacolo” delle indagini da parte delle società al centro dell’inchiesta. In particolare, riportava il giudice per le indagini preliminari, l’ufficio legale di Spea aveva contattato “appositamente” una società che si occupa dell’installazione di dispositivi che impediscono le intercettazioni. “Emblematica” viene definita una telefonata tra una legale e i vertici della società “per chiedergli se vi sia il modo di rintracciare il ‘disturbatore’ che non riesce più a trovare”.

Nelle carte erano riportate anche alcune conversazioni registrate da un dipendente nel corso di alcune riunioni del 2017, un anno prima del crollo del Morandi, in cui l’allora responsabile delle manutenzioni Michele Donferri Mitelli spiegava di “dover spendere il meno possibile” per le manutenzioni del viadotto Giustina lungo la A14. Donferri Mitelli “indispettito dai ragionamenti” di un tecnico su ciò che dovrebbe essere fatto, riporta il giudice per le indagini preliminari, afferma: “(omissis) devo spendere il meno possibile… sono entrati i tedeschi a te non te ne frega un cazzo sono entrati i cinesi… devo ridurre al massimo i costi.. e devo essere intelligente de portà alla fine della concessione lo capisci o non lo capisci?”.

La procura di Genova intanto aperto un fascicolo, per atti relativi, dopo l’esposto presentato dai consiglieri del Movimento 5 Stelle sulle condizioni del viadotto Bisagno. Il fascicolo è stato assegnato per competenza al pubblico ministero Walter Cotugno. Nell’esposto si chiedeva di verificare eventuali responsabilità di chi ha fatto i controlli sulla struttura e avviare una ‘task force’ indipendente per valutare lo stato di salute della struttura. La stessa procura aveva fatto una prima ispezione con propri tecnici. Autostrade per l’Italia ha sempre rassicurato sulla tenuta statica del viadotto, ricordando come siano in programma e in atto interventi di monitoraggio e manutenzione, su giunti e piano stradale. Entro l’anno, inoltre, dovrebbero partire lavori di ristrutturazione della struttura.

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