Dopo la Banca centrale europea, anche la Fed ricomincia ad acquistare titoli di Stato: dal 15 ottobre comprerà 60 miliardi di dollari di Treasury ogni mese. E’ la prima volta da quando, nel 2014, ha messo fine al suo ultimo round di acquisti di bond. Ma secondo Jerome Powell, presidente della banca centrale Usa, non si tratta di un nuovo quantitative easing bensì solo di un modo per evitare il ripetersi delle recenti tensioni sui mercati monetari – che hanno reso necessaria una lunga serie di aste per fornire liquidità alle banche – e riportare le riserve bancarie a livelli adeguati. Nelle ultime settimane le riserve, ovvero i depositi delle banche presso la Fed, sono calate a 1.400 miliardi di dollari dai 2.800 miliardi del 2014 con la fine degli stimoli all’economia legati alla crisi finanziaria.
Gli acquisti proseguiranno fino al secondo trimestre del 2020 per mantenere un livello di riserve sopra quello degli inizi del settembre 2019. Powell aveva prennunciato nuove misure per stabilizzare il repo market, dove la Fed è tornata a intervenire per la prima volta dalla crisi del 2008 per controllare i tassi del mercato monetario che si erano impennati.
Dai verbali della riunione della Fed del 17 e 18 settembre, diffusi oggi, emerge anche la preoccupazione per rischi al ribasso per l’economia e rischi geopolitici a causa di un aumento dell’incertezza delle politiche commerciali e un indebolimento delle prospettive di crescita globali. La debolezza degli investimenti, della manifattura e degli scambi commerciali potrebbe farsi sentire sulla spesa dei consumatori, finora motore di crescita dell’economia americana. “Uno dei rischi che l’economia corre è che la debolezza nelle attività manifatturiere e in quelle legate alle esportazioni possa contagiare le decisioni sul fronte delle assunzioni, con implicazioni negative per il reddito delle famiglie e la spesa” proseguono i verbali della Fed.