A Generoso Biondi e Alessandro Di Domenico, rispettivamente direttore e funzionario dell’Agenzia delle Entrate di Brescia, il tribunale del Riesame ha concesso i domiciliari. Lo scorso 26 settembre per loro si erano aperte le porte del carcere con l’accusa di corruzione dopo la maxi inchiesta “Leonessa”. Secondo gli investigatori, direttore e funzionario si sono divisi parte di una tangente di 65mila euro messa sul tavolo da un imprenditore in cambio di uno sconto da 20 milioni di euro sulle tasse da pagare.
L’indagine rientra nella ben più ampia inchiesta sulla Stidda che ha portato a 104 arresti e sequestri per 35 milioni di euro tra la provincia di Caltanissetta e di Brescia. Proprio a Brescia il gruppo mafioso aveva inquinato, secondo quanto ricostruito dalla Procura, diversi settori economici attraverso la commercializzazione di crediti d’imposta fittizi per decine di milioni di euro. Accertando, dunque, il legame tra esponenti mafiosi, imprenditori e colletti bianchi in un vero e proprio business.
Ora il tribunale ha accettato la richiesta di scarcerazione da parte del legale dei due dipendenti pubblici per la mancanza del rischio di inquinamento probatorio, come invece sostenuto dalla Procura, in quanto sia Rossi che Di Domenico sono stati sospesi dal lavoro dall’ufficio centrale dell’Agenzia delle Entrate.