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Cranio Randagio, la rabbia della madre contro la polizia: “In una casa dove c’è un morto per droga non fai niente? È tutto normale?”

"Se non c’è niente di cui aver paura perché non parlare?”, si è chiesta la madre in un'intervista al Messaggero

di F. Q.

Sono passati ormai tre anni dalla notte dell’11 novembre 2016, quella in cui il cantante Cranio Randagio, nome d’arte di Vittorio Bos Andrei, è stato trovato morto nella casa dove si trovava in compagnia di altri 11 ragazzi per una festa di compleanno. L’autopsia stabilì che la sua morte fu causata da un’overdose ma nessuna delle persone che erano con lui quella sera è stata in grado di ricostruire quanto accaduto e ora la madre del cantante, che aveva partecipato anche a X Factor, ha sfogato la sua rabbia per come è stata gestita l’inchiesta.

L’unico indagato che rischia il processo ovvero il pusher individuato come l’uomo che avrebbe ceduto il mix letale potrebbe non arrivare mai sul banco degli imputati – ha raccontato in un’intervista al Messaggero -. Un’ulteriore perizia tossicologica, chiesta dal gip, porterebbe a escludere che sia stato il crack o la cocaina la droga scatenante dell’overdose perché assunta la sera prima della festa e il nuovo accertamento potrebbe condurre al proscioglimento dell’uomo per il quale la Procura aveva chiesto il processo per la cessione delle droghe e per omicidio come conseguenza di un altro reato”.

Ma per la madre non basta: un processo, dice, le avrebbe dato la possibilità di conoscere la verità, di rispondere alle sue numerose domande su quella sera: “Se non fosse successo qualcosa di strano continua perché dopo tre anni il ragazzo nel cui letto è morto Vittorio non sono venuti da me a dire: guarda Carlotta, non è successo niente purtroppo Vittorio è stato sfortunato, ci siamo fatti tutti e lui ci ha lasciato le penne. Perché non dire questo? Se non c’è niente di cui aver paura perché non parlare?”.

Su quella notte la donna crede “che non sono stati in grado di gestire la situazione, erano tutti fatti e hanno lasciato morire mio figlio senza rendersene conto”. Tra i punti oscuri di questa vicenda l’assenza “di esami tossicologici svolti ai presenti quando la polizia è entrata nell’appartamento. In una casa dove c’è un morto per droga non fai niente? Vedi tutto pulito? È tutto normale?”.

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