Uno studio Ipsos per conto dell'Audi ha sondato le opinioni di 21 mila persone rappresentanti 9 Paesi diversi, cercando una correlazione tra l'idea che si ha della guida autonoma e le condizioni socio-demografiche degli intervistati. Ne viene fuori un quadro a tinte fosche
Questa “storia” della guida autonoma non sembra ancora facile da digerire per tutti. E anche se con i sistemi di assistenza alla guida si sta provando ad avvicinare le persone alla tecnologia, così da farle familiarizzare sempre di più con i software, l’incertezza nei confronti delle auto senza conducente sembra ancora il sentimento più diffuso.
Secondo The Pulse of Autonomous Driving lo studio commissionato da Audi al centro ricerche Ipsos, se da un lato continuano a crescere l’interesse e la curiosità, soprattutto tra i giovani, dall’altro però preoccupa ancora la reale affidabilità della guida autonoma. L’indagine ha preso in esame le opinioni di 21 mila persone appartenenti a 9 Paesi (Germania, Francia, Italia, Spagna, Stati Uniti, Corea del sud, Cina e Gran Bretagna).
Il primo dato da tenere presente però riguarda la conoscenza che si ha della guida autonoma: e infatti solo l’8% degli intervistati ha dichiarato di sapere in che cosa consiste la tecnologia e di essere in grado di spiegarla. Contestualmente, gli altri dati raccolti riportano un buon 82% di forte interesse a livello internazionale, soprattutto perché, secondo il 76% degli intervistati, la guida autonoma faciliterà l’accesso alla mobilità, portando parimenti più comfort (72%) e secondo il 59% anche sicurezza.
D’altro canto però, c’è un 70% che ammette di essere preoccupato per la perdita di controllo del veicolo da parte del software e dell’intero sistema che lo gestisce, con tutti i rischi che ne possono conseguire; e se il 41% delle persone che hanno risposto al sondaggio si dice sospettoso dell’affidabilità della tecnologia, per il 38% può diventare addirittura motivo d’ansia. Nessun problema se alcune tecnologie di guida autonoma sono impiegate parzialmente, ad esempio nelle manovre di parcheggio o per gestire gli ingorghi del traffico.
Lo studio di Ipsos sulla guida autonoma introduce anche degli elementi di novità nel sondare gli umori sulle auto che si guidano da sole. Si tratta dell’indice di prontezza umana (Human Readiness Index), HRI, che mostra come le intenzioni sulla guida autonoma siano correlate alle condizioni socio-demografiche di chi ha risposto alle domande, stabilendo dei valori compresi tra +10 e -10. Secondo questi indici, nel complesso sono persone giovani, con una buona situazione economica e con un livello culturale medio-alto, quelle più favorevoli all’uso della tecnologia.
A livello geografico, invece, sono cinesi e sud coreani (rispettivamente con indici HRI +5,1 e +1,2) ad essere i più impazienti per la diffusione delle auto a guida autonoma; seguono gli italiani e gli spagnoli (con indice +0,7) mentre si è riscontrato più scetticismo tra tedeschi (-0,7) e americani, giapponesi e inglesi, nei quali l’indice HRI è ancora più basso (giù a -0,9).