Doveva essere una lezione come un’altra sulle migrazioni, fenomeno epocale degli ultimi decenni, in una classe seconda del liceo scientifico Cecioni di Livorno. E invece, si è trasformata in un’accusa agli immigrati che, secondo la professoressa, “rubano il lavoro agli italiani” e “delinquono più degli altri”. A quel punto, è la testimonianza della mamma di una alunna, tre studentesse si alzano in piedi per dissentire e alcuni compagni di classe partono con il saluto romano. La prof però non li riprende: ride. L’accaduto è stato denunciato con uno sdegnato post su Facebook da parte di una mamma (anche lei insegnante) che ha raccolto il racconto della figlia, una delle tre che si sono ribellate alle parole della propria insegnante. La scuola, il secondo liceo scientifico di Livorno, ha aperto un’indagine interna che adesso sarà consegnata all’ex provveditorato. E dopo le ricostruzioni, il preside Andrea Simoncini conferma a ilfattoquotidiano.it che la “la situazione è sfuggita di mano” alla professoressa. L’Ufficio scolastico provinciale, a cui sono stati trasmessi gli atti, invece, annuncia che “una sanzione disciplinare ci sarà” e che potrebbe essere addirittura convocato un ispettore ministeriale: adesso la professoressa rischia oltre dieci giorni di sospensione.

Tutto succede a inizio ottobre quando una ragazza al secondo anno del liceo Cecioni di Livorno torna a casa da scuola molto scossa. La madre chiede cosa sia successo in classe, lei le racconta l’avvenuto e la storia finisce su facebook: “Ti massacri le corde vocali come mamma e insegnante per inculcare ai tuoi figli e a quelli degli altri che la razza umana è una sola, poi un bel giorno una professoressa dice a tua figlia e alla classe intera, una seconda liceo, che: ‘i negri che vengono in Italia ci vengono per rubare il lavoro, che hanno più soldi di noi tutti che è scientificamente provato che delinquono più degli altri (i bianchi)’”. Non solo: “Tre ragazze si alzano in piedi per dissentire, il resto della classe le prende in giro, fa battutacce e facendo il saluto fascista inneggia al Duce. La prof ride. Sulla chat dei ragazzi della classe stanno girano indisturbate immagini di Hitler, svastiche e frasi vergognose. Livorno 2019”. Alcuni genitori della classe il giorno dopo si presentano dalla vicepreside della scuola Cecilia Paladini per denunciare formalmente l’accaduto. La scuola apre un’indagine interna e dopo una settimana, raccolte le testimonianze di studenti e della stessa prof, consegna l’istruttoria finale all’ex provveditore che conferma i fatti: “Dal momento che il dirigente scolastico passa gli atti a noi – ha spiegato la dirigente scolastica provinciale Donatella Buonriposi – significa che qualcosa è stato accertato. Adesso toccherà a noi valutare l’entità del provvedimento”.

La professoressa non vuole replicare, chi la conosce bene la definisce “affranta umanamente e professionalmente” e ha risposto a caldo solo al Tirreno, negando tutto e parlando di “accuse infamanti”: “E’ impensabile per una persona come me, con tanti anni di carriera alle spalle, sentirsi attribuire queste parole. Sono turbata e provata”. La prof, che ha una carriera decennale alle spalle ed è vicina alla pensione, ha spiegato al quotidiano che il tema della lezione era un testo argomentativo in cui si analizzavano “i pro e i contro della questione migrazione” ma negando di aver preso una posizione sulla vicenda. E poi: “Nessuno studente ha fatto il saluto fascista in classe, non ho mai visto alunni farlo in tutta la mia carriera”. La professoressa ha consegnato al preside una lettera con la sua versione e adesso, con l’istruttoria passata all’ex provveditorato, ha dieci giorni di tempo per presentare le sue controdeduzioni.

Il preside Simoncini a ilfatto.it fa sapere che la professoressa avrebbe detto “qualcosa di grave”: “La docente non si è resa conto del contesto – spiega – e sicuramente la situazione è stata malgestita, sfuggendole di mano”. Poi però difende l’insegnante: “Una cosa che posso dire a sua discolpa però è che certo non è razzista”.

Twitter: @salvini_giacomo

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