“Non sono portato a fare il santo, è brutto dirlo. I santi non sono letterati, non amano i classici, non scrivono romanzi… Mi basta lucidare le scarpe ai santi, se San Filippo in cielo avesse bisogno di lucido da scarpe”. Parole del cardinale John Henry Newman che il 13 ottobre 2019 sarà canonizzato da Papa Francesco insieme a Giuseppina Vannini, Maria Teresa Chiramel Mankidiyan, Dulce Lopes Pontes e Margarita Bays. La figura di Newman è assai complessa, stimata da tutti gli ultimi Pontefici. Monsignor Giuseppe Merola ha voluto raccogliere in un agile volume tutte le riflessioni dei vescovi di Roma sul nuovo santo, da Roncalli a Bergoglio. Il testo si intitola Il cuore parla al cuore. John Henry Newman e i Papi (Libreria Editrice Vaticana) e riprende il motto del cardinale, Cor ad cor loquitur.

Nel volume c’è anche un articolo dell’ex primo ministro britannico Tony Blair. “Penso che Newman – scrive il politico inglese – sarebbe un alleato forte nella promozione di forme diverse di dialogo tra le religioni proprio grazie alla sua teoria dello sviluppo. Intuitivamente potrebbe sembrare il contrario. Newman, come Papa Benedetto, si opponeva fieramente al relativismo. Ma l’attività della mia Faith Foundation produce proprio il contrario del relativismo, conferma le persone nelle loro diverse fedi, e suscita rispetto e comprensione per la fede degli altri. Collegando scuole e fedi in tutto il mondo, inserendo università in consorzi di corsi interdisciplinari su fede e globalizzazione, operando in modo interreligioso per promuovere gli obiettivi di sviluppo del millennio, quanti condividono la nostra idea vogliono approfondire la conoscenza della loro stessa fede”.

Blair ricorda, inoltre, che “nel corso della mia vita, la crescente comprensione da parte della Chiesa della natura e dell’importanza del dialogo tra le religioni ha prodotto una fioritura di idee, e soprattutto negli ultimi decenni abbiamo assistito a uno sviluppo che incoraggia la Chiesa ad accogliere il significato spirituale di altre religioni. I vescovi dell’Inghilterra e del Galles lo hanno spiegato in modo eloquente nel recente documento Meeting God in Friend and Stranger”. Blair sottolinea anche che “come prevedibile, sono sorte alcune controversie circa la beatificazione di Newman. Alcuni si chiedono semplicemente se sia questo il modo giusto per rendergli onore. Ma nessuno dubiterà sul serio del fatto che sia stato ed è un dottore della Chiesa. Verrà il tempo di dichiararlo tale”.

Dalla beatificazione, presieduta da Benedetto XVI a Birmingham il 19 settembre 2010, è giunto il tempo della canonizzazione. Come recita l’epitaffio sulla sua tomba, Ex umbris et imaginibus in veritatem (Dalle ombre e dagli spettri alla verità), la vita di Newman è stata un pellegrinaggio verso la verità. Nato a Londra nel 1801, da giovane è consacrato diacono della Chiesa anglicana. Dopo un intenso percorso di riflessione e preghiera, comprende che la Chiesa di Roma è la vera custode degli insegnamenti di Gesù Cristo e si converte alla fede cattolica. Nel 1847 è ordinato sacerdote e istituisce l’Oratorio di San Filippo Neri in Inghilterra. Creato cardinale da Papa Leone XIII, muore a Birmingham l’11 agosto del 1890.

“Al momento della conversione – si legge nei suoi scritti – non mi rendevo conto io stesso del cambiamento intellettuale e morale operato nella mia mente. Non mi pareva di avere una fede più salda nelle verità fondamentali della rivelazione, né una maggior padronanza di me; il mio fervore non era cresciuto; ma avevo l’impressione di entrare in porto dopo una traversata agitata; per questo la mia felicità, da allora ad oggi, è rimasta inalterata”. Per comprendere la profonda spiritualità del nuovo santo è necessario riprendere i suoi Scritti autobiografici e anche il suo componimento poetico più intenso, Guidami, luce gentile, magistralmente musicato da monsignor Giuseppe Liberto.

In occasione della beatificazione Benedetto XVI sottolineò che il cardinale Newman visse “la visione profondamente umana del ministero sacerdotale nella devota cura per la gente di Birmingham durante gli anni spesi nell’Oratorio da lui fondato, visitando i malati e i poveri, confortando i derelitti, prendendosi cura di quanti erano in prigione”. “Non meraviglia – aggiunse Ratzinger – che alla sua morte molte migliaia di persone si posero in fila per le strade del luogo mentre il suo corpo veniva portato alla sepoltura”.

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