Missione compiuta. Due anni fa di questi tempi l’Italia di Ventura mancava clamorosamente la partecipazione ai Mondiali di Russia 2018. Oggi l’Italia di Roberto Mancini è qualificata a Euro 2020. Un rigore di Jorginho, un mezzo autogol su tiro di Bernardeschi: basta poco per la matematica, che arriva con la vittoria per 2-0 contro la Grecia. In una serata carica di aspettative e retorica sul “rinascimento azzurro” (con la maglia celebrativa di colore verde), con l’Olimpico tirato a lucido per una gran gala più che una partita di calcio, il match per certi versi è quasi deludente: poco brillante, noioso, sbloccato solo dal dischetto dopo un’ora di sterile possesso palla. Ma è pur sempre il settimo successo di fila, in un gruppo magari non irresistibile ma dominato e chiuso con tre giornate d’anticipo a punteggio pieno. La nazionale ha fatto più del semplice compitino: gli applausi sotto la curva a fine partite sono meritati.
Contro la Grecia valeva la qualificazione e per certi versi anche le prove generali verso gli Europei. Perché in questo stadio fra otto mesi l’Italia farà il suo esordio a Euro 2020, che con la sua formula itinerante e un girone intero (con partita inaugurale) a Roma assomiglierà tanto a un Europeo di casa. E perché nella formazione titolare con cui Mancini affronta la Grecia c’è l’ossatura della squadra che si presenterà ai nastri di partenza del torneo continentale. L’ha detto pure il ct, che per l’occasione preferisce Immobile a Belotti (forse anche perché il laziale gioca in casa) nel consueto ballottaggio che accompagnerà la nazionale fino agli Europei (e probabilmente anche oltre). Col trio di centrocampo confermatissimo (a maggior ragione in assenza di Sensi), e che resta il punto di forza di questa squadra, la sensazione è che le uniche incognite siano in difesa, sugli esterni e ora che manca Chiellini pure al centro: oggi tocca a D’Ambrosio, Spinazzola e Acerbi, fra qualche mese chissà.
Al di là degli uomini e di un paio di dubbi l’impianto ormai è ben consolidato e si vede da subito anche contro la Grecia: difesa alta, possesso prolungato, ali larghissime per puntare nell’uno contro uno e favorire gli inserimenti delle due mezzali. Di fronte però c’è una Grecia rivoluzionata rispetto alla squadra a fine ciclo e senza né capo né coda che all’andata ci aveva concesso tre gol in mezzora. Lotta, difende molto bassa e molto stretta, concede qualcosa sugli esterni ma intasa tutti gli spazi in mezzo. Catenaccio d’altri tempi, buono più per l’orgoglio che per la classifica ormai compromessa: gli ellenici avrebbero bisogno di vincere per rientrare disperatamente nella corsa al secondo posto. Non sarà spettacolare, non è nemmeno utile però per tutto il primo tempo l’Italia non tira mai in porta. L’’unica parata la fa Donnarumma nelle fase iniziali. Poi nulla, solo l’infortunio di Chiesa, costretto a uscire e lasciare il posto a Bernardeschi. Decisamente troppo poco per la serata romana e gli oltre 56mila dello stadio Olimpico. Neanche l’avvio di ripresa cambia il copione, anzi su una palla persa la Grecia costruisce la seconda occasione da gol, questa piuttosto clamorosa, con Koulouris che non riesce a trovare la porta da pochi metri.
La pazienza è la virtù dei forti, però, e sicuramente l’Italia è più forte di questa Grecia. A furia di macinare gioco, girando palla intorno all’area di rigore in stile pallanuotistico, alla fine la nazionale trova il varco giusto: sull’ennesimo fraseggio al limite, il difensore greco Bouchalakis para letteralmente con il braccio la conclusione a botta sicura di Insigne. Rigore netto, Jorginho non sbaglia. Sfondato il muro ellenico, si capisce subito che la partita non avrà più storia: agli ospiti in realtà capita pure la chance per pareggiare (a testimonianza di una serata non perfetta dell’Italia), ma poi basta un tiro da fuori di Bernardeschi deviato per segnare il 2-0 e blindare la vittoria. Il resto è accademia, come le prossime tre partite del girone contro Liechtenstein (martedì), Bosnia e Armenia (a novembre). Anzi no: saranno tutte prove in vista del 12 giugno 2020. Roma, Stadio Olimpico, partita inaugurale degli Europei. Ci sarà anche l’Italia. E non per fare la comparsa.