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Siria, Di Maio: “Chiederò che tutta l’Ue blocchi export di armi alla Turchia”. Francia e Germania: “Ad Ankara non le vendiamo più”

Il ministro degli Esteri dal palco di Italia 5 Stelle annuncia la linea del governo italiano al consiglio Ue di lunedì porssimo. Il segretario Pd Zingaretti nel pomeriggio aveva già detto: "Subito blocco delle esportazioni". Ankara è il terzo Paese al mondo verso cui l’Italia esporta armi e materiali d’armamento, dopo Qatar e Pakistan

“Lunedì al consiglio Ue dei ministri degli Esteri, come governo, chiederemo che tutta l’Unione europea blocchi la vendita di armi alla Turchia“. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio dal palco di Italia 5 Stelle annuncia la linea del governo italiano sulla guerra in Siria, nel giorno in cui anche la Germania e la Francia – seguendo Olanda, Norvegia e Finlandia – annunciano lo stop alla vendita delle armi ad Ankara. “Basta armi alla Turchia lo diciamo a tutta Europa“, urla Di Maio dal palco, replicando ad un gruppo di manifestanti che ha fatto irruzione nell’Arena Flegrea chiedendo che non siano più vendute armi al governo di Erdogan. D’accordo è anche il segretario dem Nicola Zingaretti che nel pomeriggio ha sollecitato: “Bisogna fermare l’invasione da parte della Turchia, siamo al fianco del popolo curdo. Mobilitiamoci in tutte le città. Il governo italiano, oltre ai provvedimenti che sta adottando, valuti subito il blocco delle esportazione delle armi alla Turchia“.

Ankara è infatti il terzo Paese al mondo verso cui l’Italia esporta armi e materiali d’armamento, dopo Qatar e Pakistan e tra le maggiori fornitrici italiane ci sono anche Leonardo, Alenia e Beretta. Lo stesso appello per fermare le importazioni arriva anche dal capogruppo di Liberi e Uguali, Federico Fornaro, e dal coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che accusa Conte e Di Maio: “A parole – dice – condannano la Turchia per gli attacchi al popolo curdo, ma in realtà si confermano campioni di propaganda e ipocrisia continuando a vendere armi a Erdogan a differenza di quanto deciso in queste ore dalla Germania, Olanda, Norvegia e Finlandia”. Bonelli, inoltre, aggiunge che “negli ultimi 4 anni sono state vendute armi alla Turchia per un valore prossimo a 500 milioni di euro, a questo dato aggiungiamo le coproduzioni italo-turche che sono fatte in Turchia come gli elicotteri di attacco AW129 Mangusta di Augusta Westland“.

La scelta di Berlino, seguita da Parigi – La Germania, intanto, ha già preso la decisione di non vendere più armi alla Turchia, dalla quale solo nel 2018 ha incassato 240 milioni di euro. Il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, parlando alla Bild am Sonntag, ha infatti spiegato che Berlino, “sullo sfondo dell’offensiva militare turca in Siria, non rilascerà alcun nuovo permesso per armamenti che possano essere usati da Ankara in Siria”. Considerando “l’offensiva militare turca nel nord-est della Siria, il governo federale – ha proseguito Maas – non concederà nuove autorizzazioni per tutti gli armamenti che potrebbero essere utilizzati dalla Turchia in Siria“. Già dal 2016 Berlino ha seguito una linea molto restrittiva per le esportazioni di armi verso la Turchia, in particolare dopo l’offensiva militare turca nella regione siriana settentrionale di Afrin. Ma prima di ora uno stop all’export di armamenti non era stato ancora imposto. I 242,8 milioni di euro di forniture del 2018 hanno rappresentato quasi un terzo di tutte le esportazioni di armi tedesche, che per valore ammontano a 770,8 milioni di euro, ricorda la Bild. Nei primi quattro mesi di quest’anno la Turchia ha ottenuto dalla Germania armi per 184,1 milioni di euro e così resta, come nel 2018, al primo posto tra paesi importatori di armamenti tedeschi.

In serata anche la Francia ha annunciato la decisione di “sospendere qualsiasi progetto di esportazione verso la Turchia di materiale da guerra che potrebbe essere utilizzato nell’offensiva in Siria”. Lo ha comunicato il Quai d’Orsay, precisando che “la decisione ha effetto immediato”. “La Francia – si legge in un comunicato – ribadisce la sua ferma condanna dell’offensiva unilaterale della Turchia nel nord-est della Siria. Quest’offensiva rimette in discussione gli sforzi per la sicurezza e la stabilizzazione della Coalizione anti-Isis. E comporta conseguenze umanitarie importanti, mettendo in pericolo la sicurezza degli Europei”. Il Quai d’Orsay aggiunge che “il Consiglio degli Affari esteri dell’Unione europea, che si riunirà lunedì in Lussemburgo, sarà l’occasione di coordinare un approccio europeo in questa direzione”, come chiesto anche da Luigi Di Maio.

Le esportazioni di armi dell’Italia ad Ankara – La Turchia è il terzo Paese al mondo verso cui l’Italia esporta armi e materiali d’armamento, dopo Qatar e Pakistan. Nel 2018, indica la relazione presentata al Parlamento, è stata autorizzata l’esportazione dall’Italia alla Turchia di armi per complessivi 362,3 milioni di euro, in forte e costante crescita rispetto ai 266,1 milioni di euro del 2017 ed ai 133,4 del 2016. Al Paese di Erdogan sono stati inviati sistemi d’arma, munizioni, bombe, siluri, missili, apparecchiature per la direzione del tiro, aerei, apparecchiature elettroniche, corazzature, equipaggiamenti di protezione, per la visione d’immagini, pezzi fusi e semilavorati, tecnologia per la produzione e sviluppo, software.

Il Qatar è nettamente in testa tra i Paesi che importano armi italiane, con 1,923 miliardi di euro spesi nel 2018, seguito dal Pakistan, con 682,9 milioni. Settanta complessivamente le autorizzazioni alla vendita di armi concesse per la Turchia lo scorso anno. Il ministero degli Esteri è responsabile della definizione degli indirizzi per le politiche degli scambi nel settore della Difesa, delle direttive generali e delle attività di indirizzo, d’intesa con il ministero della Difesa, con il ministero dello Sviluppo Economico e con la Presidenza del Consiglio dei Ministri. In particolare, l’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (Uama) è l’organismo competente al rilascio delle autorizzazioni per l’interscambio dei materiali d’armamento. Le autorizzazioni vengono concesse sulla base delle valutazioni formulate da un costante monitoraggio della situazione geo-politica e strategica dei Paesi e delle aree regionali interessati dalle forniture dei materiali. Nel 2014 l’Italia ha inviato armi anche ai combattenti curdi, in funzione anti-Isis. In questo caso è stata una cessione e non una vendita di materiali. Si tratta di 200 mitragliatrici e duemila razzi rpg, con relative munizioni (650mila), questi ultimi frutto della confisca nel 1994 della motonave Jadran Express.