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Elton John: “Ho portato Donatella Versace in un centro di disintossicazione. Così la salvai dalla droga”

Nell’autobiografia, Elton racconta dettagli inediti della sua vita e le sue battaglie più recenti, come la guarigione da un tumore alla prostata nel 2007, quando si è ritrovato a  “24 ore dalla morte”

di F. Q.

Ricordo molto, molto bene la notte in cui Donatella decise di chiedere aiuto. L’ho portata in un centro di disintossicazione, non sempre il modo migliore per agire in questi casi, se le persone non sono pronte può essere un disastro”. A rivelarlo è Elton John nella sua autobiografia “Me” in uscita il prossimo 15 ottobre: la popstar ha ripercorso la sua vita, raccontando anche i momenti difficili della vita sua e dei suoi amici. “Non so quante persone ho salvato. Ho aiutato molta gente a tornare sobria e spero a rimanerlo. Dai loro il tuo numero di telefono, li chiami, li controlli, ti assicuri stiano bene. L’ho fatto con Eminem”, ha spiegato il cantante ricordando poi quella sea di tanti anni fa in cui si rese conto che la stilista aveva bisogno di aiuto.

“Sapevo che Donatella era pronta, mi aveva visto suonare a Reggio Calabria tre settimane prima. Era in uno stato terribile, sapevo mi stava dando un messaggio: ‘Ho bisogno d’aiuto, ho raggiunto il punto più basso’. Non c’è voluta molto a convincerla. Altre persone, invece, non ne vogliono sapere. Così è stato per George Michael. Andò in Svizzera per qualche tempo, ma era troppo testardo. Era strano, quando morì Ozzy Osbourne mi disse: ‘Sai una cosa, Elton? Non credo che volesse più stare qui’. Una frase dura da pronunciare, ma penso avesse ragione. Non voleva stare qui. Aveva una scelta, sapeva cosa fare e non l’ha fatto”.

Nell’autobiografia, Elton racconta dettagli inediti della sua vita e le sue battaglie più recenti, come la guarigione da un tumore alla prostata nel 2007, quando si è ritrovato a “24 ore dalla morte”: “Sono stato davvero fortunato nonostante, debba dire che non mi sentivo fortunato al tempo”, ha scritto Elton. “Stavo sveglio tutta la notte, chiedendomi se sarei morto. In ospedale, da solo nel bel mezzo della notte, pregavo: per favore non farmi morire, per favore fammi vedere di nuovo i miei bambini, per favore fammi vivere ancora un po’. In un certo senso, mi sembrava che il tempo passato a guarire fosse la risposta alle mie preghiere: se vuoi più tempo, devi imparare a vivere così, ad andare più piano”. È stata proprio la malattia a spingerlo a fare un ultimo tour d’addio alle scene, prima di ritirarsi dai riflettori per trascorrere più tempo col marito, David Furnish, e i due figli, Zachary e Elijah.

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