Acqua pubblica, il conflitto di interessi e “via le nomine dei vertici della sanità dalla mani delle Regioni”. Sono queste le tre proposte di legge su cui il Movimento 5 stelle lavorerà a partire da gennaio prossimo. Quello che avrebbe dovuto essere solo un saluto di Luigi Di Maio per chiudere Italia 5 stelle a Napoli, si è trasformato in una lista di promesse sul governo e sulla riorganizzazione interna. Il capo politico M5s, contestato da una parte dei suoi negli ultimi tempi, ha parlato di quelli che saranno i prossimi temi su cui lavoreranno. E tra le priorità, oltre ad alcuni pilastri delle battaglie M5s (come l’acqua pubblica e il conflitto di interessi) ha elencato anche la “riforma del Titolo V della Costituzione“, che però richiederà le consulenze “dei migliori”. “Dobbiamo riorganizzare lo Stato in maniera semplice”, ha detto rievocando un concetto espresso dallo stesso Giuseppe Conte poche ore prima. “Ridisegneremo lo Stato intorno non al politico, ma al cittadino”. Non è un caso che l’ultimo vertice dei ministri 5 stelle sia stato organizzato da Di Maio proprio in mattinata a Napoli: vuole dare l’immagine di essere saldamente al comando e al lavoro sui temi. Tra le scadenze più urgenti c’è sicuramente la legge di Bilancio, nella quale, ha detto, si cercherà di inserire l’abolizione del super ticket, la riduzione del cuneo fiscale da legare alla legge sul salario minimo. Poi naturalmente il carcere per i grandi evasori: un provvedimento a cui il ministro Alfonso Bonafede lavorerà già dalla prossima settimana. L’altro grande annuncio fatto dal palco prima di congedarsi è stato quello per la riorganizzazione interna che “sarà dal basso” e tramite voti sulla piattaforma Rousseau. “Saremo l’ago della bilancia per i prossimi 10 anni“, ha chiuso. “Avremo tanti difetti, ma non vi abbiamo mai tradito”.

“Non ci sto al gioco del ‘dobbiamo per forza stare qui'” – “Quest’estate per me non è stata semplice”, ha detto Di Maio facendo riferimento alla crisi con il Carroccio. “Ma non ci andava assolutamente di usare il nostro 36 per cento in maniera sbagliata”. E per questo, ha continuato, “abbiamo fatto una scelta di scrivere un nuovo programma di governo. In un mese, dal giuramento, noi abbiamo già portato a casa tre cose: il taglio dei parlamentari, il decreto che stabilizza i precari della scuola e il decreto clima. Qui vale la prova dei voti: se votiamo, insieme a chi stiamo al governo, le nostre proposte va bene”. Altrimenti, Di Maio lo ha detto chiaramente, “si torna al voto”. “Noi restiamo finché i voti servono a voi”, ha continuato rivolto agli attivisti. “Io credo che ci sia bisogno di una legge elettorale”, e ha garantito “la faremo”, “però non ci sto al gioco del ‘dobbiamo stare per forza qui’, perché dobbiamo credere in quello che facciamo. Dopo il taglio dei parlamentari che provavano a fare da 40 anni, potremo fare tanto altro insieme”. Non sicuramente un ultimatum come quelli che erano soliti lanciarsi lui e il leader del Carroccio, ma un’assicurazione per la sua base: Di Maio non intende far durare a qualsiasi costo il governo ed è pronto a tornare alle elezioni se si dovessero creare le condizioni.

Le tappe della nuova organizzazione: dalle candidature su Rousseau al voto di dicembre – Solo dopo aver parlato del governo, Di Maio è arrivato al nodo cruciale per la gestione interna del Movimento: il piano di riorganizzazione. E per la prima volta ha dato indicazioni concrete su come si procederà. “Sono dieci anni che abbiamo un solo ruolo, quello del capo politico”, naturalmente insieme a quello del garante Beppe Grillo. “Oltre non c’è più niente. Ce lo potevamo permettere quando stavamo all’opposizione, non possiamo più ora”. Come già anticipato, si passerà quindi a una squadra di “circa 80 persone”, ma la novità è il come: “Ogni attivista su Rousseau avrà un profilo pubblico, dove c’è scritto chi è, cosa ha fatto e cosa vuole fare per il Movimento”. La prima fase sarà dal 12 ottobre all’11 novembre, durante la quale “chiunque vuole far parte della nuova squadra può presentare un progetto”: “Abbiamo votato insieme per istituire un team nazionale di 12 persone che potranno parlare in nome del Movimento. Chi è che coordina tutti? Lo deciderete voi e servirà un po’ di tempo“. Quindi la seconda fase sarà “dal 12 novembre al 22”. “Chi si candida dovrà presentarsi sui territori e dire cosa vuole fare. Poi valuteremo i progetti”. Come già anticipato, chi si presenta “non potrà avere troppi incarichi” come prerequisito. Quindi fuori ministri e sottosegretari. Il voto finale sarà a dicembre. E per chiudere, Di Maio ha proposto di lavorare perché gli attivisti di ogni livello frequentino corsi di formazione: “Dobbiamo organizzare eventi per aggiornarci. Se vogliamo stare in piedi per altri dieci anni, dobbiamo capire che gli ultimi dieci li abbiamo portati avanti mettendo insieme l’intelligenza. L’unità è sempre stata la nostra forza”.

Le alleanze per le Regionali e il modello Umbria – Di Maio ha anche parlato dello schema per le Regionali e ha chiarito un altro punto del patto civico con il Partito democratico: “Se vinciamo nessun partito nomina gente nella giunta“. Ma ha anche detto che il modello Umbria non sarà ripetuto automaticamente anche nelle altre Regioni, ma si valuterà caso per caso: “Noi non faremo alleanze alle Regionali. Al massimo proporremo altri patti civici, sempre con l’idea di liberare le regioni dalle mani dei partiti e delle correnti dei partiti”. E soprattutto il quesito sarà votato online. Quindi ha ricordato gli attivisti che gli chiedono “se ora non possano più parlare male del Pd?”. “Ma sei sicuro che serva ancora parlare male degli altri?”, è stata la sua risposta. “Noi dobbiamo parlare di cosa vogliamo fare noi”. Il messaggio finale del suo discorso è stato naturalmente rivolto agli attivisti: “Ci vedremo sicuramente alla prossima Italia 5 stelle, ma noi che stiamo in Parlamento abbiamo bisogno di ancora più fiducia”. “Aiutateci”, ha detto ancora. “Abbiamo bisogno di cittadini attivi”. Quindi il saluto finale: “Avremo tanti difetti ma non vi abbiamo mai tradito in dieci anni“.

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