È questo l'obiettivo del progetto intrapreso da Arianna Casiraghi, 37 anni, e dal marito Daniel Rayneau-Kirkhope, 33 anni, che, insieme alla loro cagnolina Zola, si sono presi una pausa dal loro lavoro di ricercatori fisici per pedalare attraverso l'Europa e lanciare un messaggio forte contro i cambiamenti climatici, sull'onda della mobilitazione globale lanciata dalla giovane attivista Greta Thunberg
Percorrere oltre 6.000 km in bici tracciando sull’Europa la forma di una gigantesca bicicletta per promuovere l’uso di questo mezzo di trasporto come alternativa concreta all’automobile, per combattere le minacce poste dei cambiamenti climatici e ridurre l’inquinamento dell’aria. È questo l’obiettivo di Bicycles Will Save the World, il progetto intrapreso da Arianna Casiraghi, 37 anni, e dal marito Daniel Rayneau-Kirkhope, 33 anni, che, insieme alla loro cagnolina Zola, si sono presi una pausa dal loro lavoro di ricercatori fisici per pedalare attraverso l’Europa e lanciare un messaggio forte contro i cambiamenti climatici, sull’onda della mobilitazione globale lanciata dalla giovane attivista Greta Thunberg.
“Fino all’inizio di quest’anno entrambi lavoravamo come fisici presso università ed istituti di ricerca. Arianna si stava occupando di magnetismo e spintronica, mentre Daniel si occupava di fisica strutturale ed ottimizzazione – racconta Arianna a Ilfattoquotidiano.it -. Entrambi abbiamo terminato i nostri dottorati di ricerca presso l’Università di Nottingham (UK), prima di trasferirci in Finlandia nel 2012 dove abbiamo lavorato come ricercatori per 4 anni e, più recentemente, abbiamo continuato la ricerca a Torino (io) e Milano (Daniel)”. Partiti a luglio dalla loro casa di Legro, frazione di Orta San Giulio, Arianna e Daniel hanno percorso in due mesi e mezzo 4000 chilometri completando il percorso che “disegna” la ruota anteriore e uno dei “tubi” della bicicletta attraverso la Francia ma sono stati costretti a prendersi una pausa forzata e rientrare in Italia a causa di un problema al ginocchio occorso ad Arianna. Ma, assicura la coppia, il tempo di finire la fisioterapia e le cure e poi si torna in sella per concludere il loro viaggio. E, a dimostrazione della loro voglia di ripartire il prima possibile c’è il fatto che i due hanno deciso di lasciare le loro bici da un amico a Parigi, l’ultima città che hanno visitato partecipando anche allo sciopero globale per il clima organizzato nella capitale francese il 20 settembre scorso. “Abbiamo lasciato le bici lì come simbolo che una parte di noi rimarrà là, perché è proprio da Parigi che riprenderemo il nostro progetto – spiega Arianna – in questi giorni sto facendo fisioterapia e spero che già tra un mese potremo tornare in sella”.
Ad Arianna e Daniel rimangono infatti ancora oltre 3500 chilometri da percorrere tra diversi stati europei per completare il disegno della bicicletta e portare a termine il loro progetto, “nato dalla preoccupazione sempre più crescente in noi del fatto che i cambiamenti climatici sono una realtà tangibile e dalla consapevolezza che, come è vero che ai governi spetta la responsabilità di mobilitarsi per affrontare il problema, è vero anche che ciascuno di noi nel suo piccolo può modificare le sue abitudini in un’ottica più ambientalista – spiega la ricercatrice -. Prima tra queste l’utilizzo della bici al posto della macchina, come noi facciamo già da diversi anni, perché è un modo piacevole oltre che economico e salutare di spostarsi, oltretutto oggi la tecnologia ci viene in contro con le nuove biciclette elettriche o quelle cargo che consentono di trasportare grossi carichi. L’unico problema rimane la mancanza di infrastrutture adeguate a questa mobilità alternativa, soprattutto in Italia, dove le piste ciclabili sono ancora troppo poche”.
Entrambe le biciclette che stanno utilizzando loro sono state progettate e fabbricate da Daniel appositamente per il viaggio e una ha una zona cargo anteriore pensata per far viaggiare comoda la loro cagnolina Zola. È anche per questo che, prima della partenza, i timori erano molti. Ma in questi mesi, il riscontro che hanno avuto è stato decisamente positivo: “Abbiamo alloggiato in campeggi ma abbiamo trovato ospitalità anche grazie a piattaforme online dedicate ai ciclisti, che ci hanno fatto conoscere molte persone che hanno dato ospitalità nei loro giardini, dove abbiamo montato la tenda, offrendoci poi anche la colazione o la cena. Con una coppia di francesi siamo diventati amici, tanto che ci hanno lasciato la loro casa a disposizione mentre loro erano via in vacanza – racconta ancora Arianna -. Quando raccontavamo quello che stavamo facendo le reazioni erano spesso entusiaste e, nonostante un po’ di indifferenza, il nostro messaggio è riuscito a smuovere qualche coscienza, tanto che c’è chi ci ha poi scritto per chiederci consigli sulla bici o semplicemente farci sapere che avevano iniziato ad usarla più spesso. Non solo, molte persone che ci seguono sui social si sono offerte per ospitarci se dovessimo passare dalle loro parti“.
Il loro viaggio è stato completamente ecocompatibile e sostenibile anche dal punto di vista economico: “Oltre ad aver risparmiato una grandissima quantità di CO2 muovendoci in bici abbiamo avuto la possibilità di goderci appieno il viaggio perché muoversi lentamente consente di scoprire i territori che si attraversano e conoscere le persone che vi abitano. Il nostro è un viaggio minimalista, ci muoviamo con l’essenziale, e il fatto di avere con noi solo una tenda ci rende indifesi perché ci porta inevitabilmente a fidarci dei luoghi che attraversiamo e delle persone che incontriamo, vincolandoci spesso a loro per avere ospitalità. Oltretutto, ci consente di visitare molti luoghi spendendo 600 euro al mese circa a testa”. Per questo, una volta terminato il disegno della bicicletta sull’Europa, “vorremmo continuare a pedalare attraverso l’Europa e a portare il nostro messaggio ai giovani, parlando direttamente nelle scuole”, conclude Arianna.