Attualità

“Boicottiamo i prodotti turchi”: l’appello con il codice a barre rimbalza sui social, ma è una bufala. Ecco perché

Sui gruppi Facebook e Whatsapp circolano foto che chiedono di non acquistare prodotti con il codice 869, ma quel numero non basta per garantire automaticamente il luogo di produzione

di Beatrice Manca

Da giorni circola in rete un post che invita al boicottaggio dei prodotti turchi, riconoscibili dal numero 869: l’appello si è diffuso sui gruppi Whatsapp e su Facebook, come forma di protesta contro il regime di Erdogan e le violenze contro il popolo curdo. Ma attenzione, le cose non stanno veramente così e il numero, spiegano i siti a tutela dei consumatori, non è necessariamente associato al luogo di produzione.

L’immagine che sta rimbalzando sui social mostra un codice a barre insanguinato con evidenziate le prime tre cifre del numero EAN (European Article Number), cioè 869: l’invito è a boicottare i prodotti che riportano quel codice, perché indica che vengono prodotti in Turchia. La sequenza numerica che si trova sotto i codici a barre è il modo con cui le merci vengono tracciate: le prime tre cifre sono associate al Paese di provenienza, le successive 4 cifre all’indirizzo del fornitore, poi ce ne sono cinque che descrivono il contenuto e infine un numero di controllo.

Ad ogni Paese corrispondono tre cifre: il codice 869 è effettivamente associato alla Turchia, ma non basta per garantire automaticamente il luogo di produzione. Sul sito della Coop si legge che «in realtà il codice EAN non indica tale provenienza ma solo la nazione di registrazione del marchio: questa distinzione, che può sembrare una pignoleria, in realtà ha generato notevoli incomprensioni». Perché una ditta italiana può richiedere un codice italiano anche per merci prodotte all’estero, e allo stesso modo anche merce prodotta in Italia può contenere materie prime prodotte in altri Paesi. «Per il consumatore il codice EAN quindi non ha una grande valenza» spiega un altro sito di tutela dei consumatori.

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