Le truppe di Assad marciano verso nord per combattere a fianco dei curdi contro i turchi. Un’intesa impensabile soltanto fino a qualche giorno fa, raggiunta con la mediazione della Russia di Vladimir Putin che però non scoraggia Erdogan: “Andremo fino in fondo. Siamo determinati. Finiremo quello che abbiamo iniziato”, ha dichiarato il Sultano. “L’approccio” mostrato dalla “Russia non sarà un problema” per l’attacco a Kobane, ha inoltre detto, mentre i suoi carri armati, mezzi blindati e unità militari sono già arrivati nell’area per sferrare un attacco dal fronte occidentale nella città occupata dai jihadisti dello Stato islamico e liberata dai curdi nel 2015. Adesso, sta anche preparando l’offensiva su Manbij. Gli Stati Uniti, intanto, ritirano le proprie truppe dall’area sud di Kobane e annunciano la prima risposta concreta all’azione turca, dopo la decisione di spostare le proprie truppe dalle aree curde oggetto delle attenzioni di Ankara.
Trump annuncia sanzioni (e invoca Bonaparte)
Nella serata di lunedì, il presidente americano Donald Trump si sbilancia su Twitter annunciando “grandi sanzioni contro la Turchia”: “Veramente c’è qualcuno che pensa che dovremmo andare in guerra con un membro della Nato come la Turchia? Basta alle guerre senza fine”, ha poi aggiunto. Più tardi ha poi fatto sapere che i primi provvedimenti da parte di Washington potrebbero entrare in vigore già nella giornata di lunedì e che riguarderanno” ex ed attuali funzionari del governo turco e contro chiunque contribuisca alle azioni destabilizzanti della Turchia in Siria”. L’ordine esecutivo in arrivo riguarda anche un aumento dei dazi sull’acciaio sino al 50% e imporrà lo stop ai negoziati per un accordo commerciale con Ankara da 100 miliardi di dollari. Poco prima il tycoon aveva detto: “Dopo aver sconfitto l’Isis, ho fondamentalmente portato le nostre truppe fuori dalla Siria. Lasciamo che la Siria e Assad proteggano i curdi e combattano la Turchia per la loro terra. Ho detto ai miei generali, perché dovremmo combattere per la Siria e per Assad per proteggere la terra del nostro nemico? Chiunque voglia aiutare la Siria a proteggere i curdi va bene per me, che sia la Russia, la Cina o Napoleone Bonaparte. Spero che tutti facciano bene, noi siamo a 7000 miglia di distanza”. Ma la sua mossa è stata duramente criticata dal Partito Repubblicano: il leader dei senatori repubblicani Mitch McConnell ha spiegato che a suo avviso “abbandonare questa battaglia ora e ritirare le forze Usa dalla Siria ricreerà le condizioni per la cui eliminazione abbiamo lavorato duro e causerà la rinascita dell’Isis”.
L’aiuto di Assad
L’esercito siriano, intanto, si dirige verso le province di Hasaka e Raqqa, per “affrontare l’aggressione di Ankara sul territorio siriano”. Del resto, già nei giorni scorsi i curdi avevano avvertito gli Stati Uniti: se non li avessero aiutati, dopo il ritiro del contingente americano nel nord della Siria, avrebbero chiesto aiuto alla Russia. E così è stato. Ma Erdogan sminuisce gli effetti immediati dell’accordo dei curdi con Damasco, dopo l’abbandono dell’avamposto da parte dei marines americani, e conferma anche l’intenzione di prendere d’assalto Manbij, altra località strategica curda che si trova a ovest del fiume Eufrate. “Il nostro accordo con gli Stati Uniti prevedeva che Manbij fosse evacuata dai terroristi in 90 giorni. È passato un anno e Manbij non è ancora stata evacuata”, ha precisato parlando all’aeroporto Ataturk di Istanbul, prima di partire per un summit in Azerbaigian. Secondo quanto riferito su Twitter da Mustafa Seijari, leader dei combattenti curdi, le truppe turche hanno iniziato insieme alle milizie arabe filo-Ankara l’offensiva su Manbij, a ovest del fiume Eufrate.
Erdogan: “Nato difende terroristi?”
Il Sultano ha poi motivato con la “disinformazione” lo schieramento dell’Europa con i curdi. “Ho parlato ieri con la cancelliera tedesca Angela Merkel e il giorno prima con il premier britannico Boris Johnson. Nei nostri colloqui ho capito che c’è una seria disinformazione. Starete dalla parte del vostro alleato Nato, o dalla parte dei terroristi? Ovviamente loro non possono rispondermi a questa domanda retorica”. E anche nel pomeriggio torna ad attaccare i Paesi dell’Ue all’interno della Nato: “La Turchia è membro della Nato? Lo è. La maggioranza dei Paesi Ue sono membri Nato? Lo sono. Da quando le organizzazioni terroristiche vengono difese da membri della Nato?”.
I combattimenti
I combattimenti intanto imperversano da sei giorni e la crisi siriana sarà oggi al centro del Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Ue, dove si discuterà del blocco della vendita delle armi alla Turchia – già effettivo in Francia e Germania. Ma a puntare il dito contro l’Europa interviene Trump che, dopo la fuga di centinaia di affiliati dell’Isis dai campi del nord della Siria, ha rivolto un monito all’Europa, chiedendo di rimpatriare i jihadisti del sedicente Stato Islamico (Isis) attualmente in carcere in altri Paesi. ”L’Europa avrebbe già dovuto riprenderseli, date le numerose richieste. Lo deve fare ora – ha scritto il presidente Usa su Twitter -. Gli Stati Uniti ha i peggiori prigionieri dell’Isis”. Poi ha aggiunto che che “la Turchia e i curdi non devono lasciarli scappare. Non dovranno venire negli Stati Uniti”. Che hanno deciso di evacuare altri mille soldati da tutta l’area coinvolta dalla campagna militare turca.
La Turchia
Il ministro della Difesa turco ha fatto sapere che sono 550 i “terroristi neutralizzati” (cioè uccisi, feriti o catturati) nell’offensiva contro le milizie curde nell’operazione militare che ha voluto chiamare ‘Fonte di pace’. Secondo gli ultimi aggiornamenti diffusi dalle Forze democratiche siriane a guida curda (Sdf), le vittime tra i loro combattenti sono invece 45, mentre l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus) fissa la cifra ad almeno 112 miliziani curdi uccisi. Le cifre non sono verificabili in modo indipendente sul terreno. La Russia, che dopo il parziale disimpegno americano e il supporto offerto ai curdi, attraverso l’esercito di Damasco, in funzione anti-Erdogan ha preso in mano le redini della nuova escalation siriana, ha fatto però sapere che non ha intenzione di utilizzare i propri militari per respingere l’offensiva di Ankara: “Non ci piace nemmeno pensarlo”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. Il portavoce ha poi precisato che fra Mosca e Ankara vi sono stati contatti al livello “dei presidenti” e “dei ministeri degli Esteri” nonché “fra le strutture militari”. Il consigliere per gli Affari Esteri del Cremlino, Yury Ushakov, ha dichiarato inoltre che gli attuali sviluppi in Siria non riflettono del tutto la posizione della Russia a favore del mantenimento dell’integrità territoriale del Paese. In risposta alla domanda su cosa dovrebbe essere fatto al riguardo, Ushakov ha poi risposto: “Qualcosa faremo, vediamo”.
Media curdi: “Morto un altro giornalista”
I media curdi riferiscono che un giornalista curdo-siriano, Muhammad Efrin, è morto nella mattinata di lunedì in ospedale in seguito alle ferite riportate durante un bombardamento turco. Il reporter era stato vittima, assieme ad altri giornalisti, civili e miliziani curdi, di un raid dell’esercito turco a sud di Ras al-Ain/Serekaniye. Nell’attacco sono morte 14 persone, tra cui un altro giornalista curdo, Saad Ahmad, e un reporter straniero di cui non si conoscono ancora le generalità.
Oms: “200mila profughi, 1,5 milioni necessitano di assistenza sanitaria”
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) parla di una disastrosa situazione sanitaria nel nord-est siriano. A sei giorni dall’inizio del conflitto, hanno registrato 200mila profughi e oltre 1,5 milioni di persone che necessitano di assistenza sanitaria. L’organizzazione si dice “gravemente preoccupata” per la situazione, anche per gli attacchi che stanno subendo gli ospedali e le altre strutture sanitarie: “I servizi sanitari nell’area, già indeboliti, hanno avuto conseguenze gravi dagli ultimi sviluppi – scrivono – L’ospedale nazionale di Ras al-Ain è chiuso e l’ospedale nazionale e due centri sanitari a Tall Abyad hanno servizi limitati dal 12 ottobre a causa dell’escalation delle ostilità che ha impedito l’accesso del personale. Tutte le strutture nei campi profughi ad Ain Issa e Ras al-Ain sono state evacuate”. L’organizzazione aggiunge che il danneggiamento della stazione di pompaggio di Ras Al Ain, la principale fonte di acqua per quasi tutta l’area interessata, ha aumentato il rischio di epidemie di malattie infettive: “Anche prima dell’escalation, diarrea acuta e febbre tifoide erano due delle malattie più frequenti nel nord est della Siria. L’aumento delle persone sfollate, il sovraffollamento e l’accesso limitato ad acqua e servizi sanitari provocheranno con grande probabilità un aumento delle patologie legate all’acqua. L’Oms chiede a tutte le parti del conflitto di preservare il diritto alla salute di centinaia di migliaia di civili innocenti, inclusi gli operatori sanitari e i pazienti”.
Mondo
Siria, soldati Assad con i curdi contro Turchia. Erdogan: “Attacchiamo Kobane e Manbij”. Trump: “In arrivo grandi sanzioni per Ankara”
Truppe di Damasco in soccorso dei curdi nel nord del Paese per contrastare l'offensiva turca: un'intesa impensabile fino a qualche giorno fa e raggiunta grazie alla mediazione della Russia. Trump: "Sanzioni ad ex e attuali funzionari turchi. Aiuto ai curdi? Può darlo chiunque, dalla Cina a Napoleone Bonaparte". Ma le sue mosse vengono criticate dai Repubblicani. Oms: "200mila profughi". Erdogan: "Da quando la Nato difende i terroristi?"
Le truppe di Assad marciano verso nord per combattere a fianco dei curdi contro i turchi. Un’intesa impensabile soltanto fino a qualche giorno fa, raggiunta con la mediazione della Russia di Vladimir Putin che però non scoraggia Erdogan: “Andremo fino in fondo. Siamo determinati. Finiremo quello che abbiamo iniziato”, ha dichiarato il Sultano. “L’approccio” mostrato dalla “Russia non sarà un problema” per l’attacco a Kobane, ha inoltre detto, mentre i suoi carri armati, mezzi blindati e unità militari sono già arrivati nell’area per sferrare un attacco dal fronte occidentale nella città occupata dai jihadisti dello Stato islamico e liberata dai curdi nel 2015. Adesso, sta anche preparando l’offensiva su Manbij. Gli Stati Uniti, intanto, ritirano le proprie truppe dall’area sud di Kobane e annunciano la prima risposta concreta all’azione turca, dopo la decisione di spostare le proprie truppe dalle aree curde oggetto delle attenzioni di Ankara.
Trump annuncia sanzioni (e invoca Bonaparte)
Nella serata di lunedì, il presidente americano Donald Trump si sbilancia su Twitter annunciando “grandi sanzioni contro la Turchia”: “Veramente c’è qualcuno che pensa che dovremmo andare in guerra con un membro della Nato come la Turchia? Basta alle guerre senza fine”, ha poi aggiunto. Più tardi ha poi fatto sapere che i primi provvedimenti da parte di Washington potrebbero entrare in vigore già nella giornata di lunedì e che riguarderanno” ex ed attuali funzionari del governo turco e contro chiunque contribuisca alle azioni destabilizzanti della Turchia in Siria”. L’ordine esecutivo in arrivo riguarda anche un aumento dei dazi sull’acciaio sino al 50% e imporrà lo stop ai negoziati per un accordo commerciale con Ankara da 100 miliardi di dollari. Poco prima il tycoon aveva detto: “Dopo aver sconfitto l’Isis, ho fondamentalmente portato le nostre truppe fuori dalla Siria. Lasciamo che la Siria e Assad proteggano i curdi e combattano la Turchia per la loro terra. Ho detto ai miei generali, perché dovremmo combattere per la Siria e per Assad per proteggere la terra del nostro nemico? Chiunque voglia aiutare la Siria a proteggere i curdi va bene per me, che sia la Russia, la Cina o Napoleone Bonaparte. Spero che tutti facciano bene, noi siamo a 7000 miglia di distanza”. Ma la sua mossa è stata duramente criticata dal Partito Repubblicano: il leader dei senatori repubblicani Mitch McConnell ha spiegato che a suo avviso “abbandonare questa battaglia ora e ritirare le forze Usa dalla Siria ricreerà le condizioni per la cui eliminazione abbiamo lavorato duro e causerà la rinascita dell’Isis”.
L’aiuto di Assad
L’esercito siriano, intanto, si dirige verso le province di Hasaka e Raqqa, per “affrontare l’aggressione di Ankara sul territorio siriano”. Del resto, già nei giorni scorsi i curdi avevano avvertito gli Stati Uniti: se non li avessero aiutati, dopo il ritiro del contingente americano nel nord della Siria, avrebbero chiesto aiuto alla Russia. E così è stato. Ma Erdogan sminuisce gli effetti immediati dell’accordo dei curdi con Damasco, dopo l’abbandono dell’avamposto da parte dei marines americani, e conferma anche l’intenzione di prendere d’assalto Manbij, altra località strategica curda che si trova a ovest del fiume Eufrate. “Il nostro accordo con gli Stati Uniti prevedeva che Manbij fosse evacuata dai terroristi in 90 giorni. È passato un anno e Manbij non è ancora stata evacuata”, ha precisato parlando all’aeroporto Ataturk di Istanbul, prima di partire per un summit in Azerbaigian. Secondo quanto riferito su Twitter da Mustafa Seijari, leader dei combattenti curdi, le truppe turche hanno iniziato insieme alle milizie arabe filo-Ankara l’offensiva su Manbij, a ovest del fiume Eufrate.
Erdogan: “Nato difende terroristi?”
Il Sultano ha poi motivato con la “disinformazione” lo schieramento dell’Europa con i curdi. “Ho parlato ieri con la cancelliera tedesca Angela Merkel e il giorno prima con il premier britannico Boris Johnson. Nei nostri colloqui ho capito che c’è una seria disinformazione. Starete dalla parte del vostro alleato Nato, o dalla parte dei terroristi? Ovviamente loro non possono rispondermi a questa domanda retorica”. E anche nel pomeriggio torna ad attaccare i Paesi dell’Ue all’interno della Nato: “La Turchia è membro della Nato? Lo è. La maggioranza dei Paesi Ue sono membri Nato? Lo sono. Da quando le organizzazioni terroristiche vengono difese da membri della Nato?”.
I combattimenti
I combattimenti intanto imperversano da sei giorni e la crisi siriana sarà oggi al centro del Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Ue, dove si discuterà del blocco della vendita delle armi alla Turchia – già effettivo in Francia e Germania. Ma a puntare il dito contro l’Europa interviene Trump che, dopo la fuga di centinaia di affiliati dell’Isis dai campi del nord della Siria, ha rivolto un monito all’Europa, chiedendo di rimpatriare i jihadisti del sedicente Stato Islamico (Isis) attualmente in carcere in altri Paesi. ”L’Europa avrebbe già dovuto riprenderseli, date le numerose richieste. Lo deve fare ora – ha scritto il presidente Usa su Twitter -. Gli Stati Uniti ha i peggiori prigionieri dell’Isis”. Poi ha aggiunto che che “la Turchia e i curdi non devono lasciarli scappare. Non dovranno venire negli Stati Uniti”. Che hanno deciso di evacuare altri mille soldati da tutta l’area coinvolta dalla campagna militare turca.
La Turchia
Il ministro della Difesa turco ha fatto sapere che sono 550 i “terroristi neutralizzati” (cioè uccisi, feriti o catturati) nell’offensiva contro le milizie curde nell’operazione militare che ha voluto chiamare ‘Fonte di pace’. Secondo gli ultimi aggiornamenti diffusi dalle Forze democratiche siriane a guida curda (Sdf), le vittime tra i loro combattenti sono invece 45, mentre l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus) fissa la cifra ad almeno 112 miliziani curdi uccisi. Le cifre non sono verificabili in modo indipendente sul terreno. La Russia, che dopo il parziale disimpegno americano e il supporto offerto ai curdi, attraverso l’esercito di Damasco, in funzione anti-Erdogan ha preso in mano le redini della nuova escalation siriana, ha fatto però sapere che non ha intenzione di utilizzare i propri militari per respingere l’offensiva di Ankara: “Non ci piace nemmeno pensarlo”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. Il portavoce ha poi precisato che fra Mosca e Ankara vi sono stati contatti al livello “dei presidenti” e “dei ministeri degli Esteri” nonché “fra le strutture militari”. Il consigliere per gli Affari Esteri del Cremlino, Yury Ushakov, ha dichiarato inoltre che gli attuali sviluppi in Siria non riflettono del tutto la posizione della Russia a favore del mantenimento dell’integrità territoriale del Paese. In risposta alla domanda su cosa dovrebbe essere fatto al riguardo, Ushakov ha poi risposto: “Qualcosa faremo, vediamo”.
Media curdi: “Morto un altro giornalista”
I media curdi riferiscono che un giornalista curdo-siriano, Muhammad Efrin, è morto nella mattinata di lunedì in ospedale in seguito alle ferite riportate durante un bombardamento turco. Il reporter era stato vittima, assieme ad altri giornalisti, civili e miliziani curdi, di un raid dell’esercito turco a sud di Ras al-Ain/Serekaniye. Nell’attacco sono morte 14 persone, tra cui un altro giornalista curdo, Saad Ahmad, e un reporter straniero di cui non si conoscono ancora le generalità.
Oms: “200mila profughi, 1,5 milioni necessitano di assistenza sanitaria”
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) parla di una disastrosa situazione sanitaria nel nord-est siriano. A sei giorni dall’inizio del conflitto, hanno registrato 200mila profughi e oltre 1,5 milioni di persone che necessitano di assistenza sanitaria. L’organizzazione si dice “gravemente preoccupata” per la situazione, anche per gli attacchi che stanno subendo gli ospedali e le altre strutture sanitarie: “I servizi sanitari nell’area, già indeboliti, hanno avuto conseguenze gravi dagli ultimi sviluppi – scrivono – L’ospedale nazionale di Ras al-Ain è chiuso e l’ospedale nazionale e due centri sanitari a Tall Abyad hanno servizi limitati dal 12 ottobre a causa dell’escalation delle ostilità che ha impedito l’accesso del personale. Tutte le strutture nei campi profughi ad Ain Issa e Ras al-Ain sono state evacuate”. L’organizzazione aggiunge che il danneggiamento della stazione di pompaggio di Ras Al Ain, la principale fonte di acqua per quasi tutta l’area interessata, ha aumentato il rischio di epidemie di malattie infettive: “Anche prima dell’escalation, diarrea acuta e febbre tifoide erano due delle malattie più frequenti nel nord est della Siria. L’aumento delle persone sfollate, il sovraffollamento e l’accesso limitato ad acqua e servizi sanitari provocheranno con grande probabilità un aumento delle patologie legate all’acqua. L’Oms chiede a tutte le parti del conflitto di preservare il diritto alla salute di centinaia di migliaia di civili innocenti, inclusi gli operatori sanitari e i pazienti”.
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Sankt Moritz, 13 mar. -(Adnkronos) - La prima tappa della Coppa delle Alpi by 1000 Miglia 2025, partita da Brescia alle 9:00 di stamattina, è in conclusione. La classifica aggiornata alla Prova di Media sul Passo Eira vede Francesco e Giuseppe di Petra in testa a bordo della loro Fiat 508C del 1938, seguiti da Belotti-Plebani sulla Bugatti T 37 A del 1927 e da un’altra 508C ma del 1937, quella di Aliverti-Polini. Conclusa la sosta per il pranzo a Tirano, gli equipaggi hanno iniziato a risalire la Valtellina toccando prima Grosio, con la vista del Castello Vecchio di San Faustino sullo sfondo, e poi Bormio, che ha ospitato un controllo timbro in pieno centro storico. Una volta lasciata alle spalle la cittadina, hanno iniziato a profilarsi i primi scorci imbiancati. Ben presto, gli equipaggi si sono visti immersi in un panorama completamente innevato, reso ancor più bello dalla luce del sole del pomeriggio.
Sul Passo Eira, ad un’altitudine di 2000 metri, si è tenuta la prima Prova di Media della manifestazione, dopodiché il convoglio è giunto a Livigno, che ha accolto i piloti per un coffee break nella Piazza del Comune. Il benvenuto del centro cittadino è stato caloroso, con una folla entusiasta che si è riunita nei pressi dell’arco all’arrivo nella cittadina, partner della Coppa delle Alpi 2025. Costeggiando il lago di Livigno, ghiacciato dalle rigide temperature invernali, gli equipaggi sono entrati in Svizzera passando dal tunnel Munt la Schera. Le vetture sono infine giunte a St. Moritz, primo traguardo di tappa della Coppa delle Alpi 2025.
Lasciandosi alle spalle la Torre Pendente di San Maurizio, hanno effettuato le ultime prove di giornata e, dopo aver costeggiato il lago di St. Moritz, sono finalmente giunte al Controllo Orario finale nella centralissima via Serlas sotto una consistente nevicata.
Verona, 13 mar. - (Adnkronos) - "Abbiamo voluto e portato all’interno di una manifestazione fieristica un progetto di natura sociale, per la prima volta in assoluto, in quanto non era mai accaduto che si dedicasse un intero padiglione alla fiera del sociale. Lo abbiamo fatto per la prima volta in occasione del primo evento di LetExpo, e ora siamo alla quarta edizione. Siamo partiti con tre organizzazioni tra fondazioni e associazioni: Fondazione Grimaldi, la Comunità Lautari e l’ospedale pediatrico Santobono Pausilipon, con la sua Fondazione. Oggi sono più di 50 organizzazioni, c’è stata una crescita esponenziale. Sono felice di aver condiviso tutte queste annate con il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, che ha condiviso con noi questi momenti”. Lo ha detto Eugenio Grimaldi, executive manager del Gruppo Grimaldi e presidente di Alis per il Sociale alla quarta edizione di LetExpo, la fiera di riferimento per i trasporti, la logistica, i servizi alle imprese e la sostenibilità, in programma a Verona fino al 14 marzo. La fiera è promossa da Alis in collaborazione con Veronafiere, LetExpo rappresenta l’evento nazionale e internazionale di riferimento della filiera, con un focus sulle attuali dinamiche geopolitiche e sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale.
“Il ministro Locatelli ha ascoltato le istanze di queste fondazioni e organizzazioni, ci ha invitato a Palazzo Chigi, dove abbiamo avuto modo di parlare delle loro criticità e ascoltandole credo che nei nuovi decreti abbiano potuto portare e sollevare delle linee guida presenti oggi in questi nuovi decreti. Quindi, rappresenta un risultato tangibile che ci dà grande soddisfazione - afferma Grimaldi - Ho avuto la percezione anche di una crescita per i prossimi anni e questo dà sicuramente grande soddisfazione e ancora più voglia di lavorare”.
“E’ stato un momento di grande soddisfazione aver avuto momenti di condivisione con i gruppi del ministero della Difesa, come l’esercizio, che hanno partecipato in senso attivo non solo nel padiglione, dove c'è l'organizzazione del Ministero della Difesa, ma si sono avvicinati al padiglione 1, dedicato al sociale - spiega - Già abbiamo condiviso che l'anno prossimo avremo una partecipazione anche all’interno dell’organizzazione da parte loro. Abbiamo avuto anche l'Aeronautica militare, che con la Fanfara ha aperto il padiglione nella giornata inaugurale”. “Voglio ringraziare tutte le imprese, che rappresentano il senso di questo evento e le aziende che hanno già portato a termine alcuni progetti con la Comunità Lautari e con la Fondazione Grimaldi, ma soprattutto che hanno portato a compimento già con la Fondazione Santobono. C'è un senso pratico e tangibile del lavoro espresso in questo padiglione e in questa fiera, che porta sicuramente dei risultati nel terzo settore, dove ci sono i più fragili”, conclude Grimaldi.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Cresce la consapevolezza degli italiani verso la sostenibilità alimentare. A testimoniarlo è la recente indagine 'Le scelte alimentari degli italiani tra sostenibilità e consumo: percezioni e preferenze verso i prodotti certificati' commissionata a Consumerismo No Profit da Findus e presentata oggi durante un incontro svoltosi presso l’Acquario Civico di Milano.
Secondo il sondaggio, quasi 7 consumatori su 10 (il 68% degli intervistati) considera la sostenibilità un fattore importante, con quasi il 20% che la ritiene un driver fondamentale nella scelta dei prodotti alimentari da acquistare. Inoltre, l’indagine evidenzia come le abitudini d’acquisto stiano cambiando: rispetto a 10 anni fa, il 66% degli intervistati dichiara di aver aumentato la propria attenzione nei confronti di prodotti certificati sostenibili e 2 italiani su 10 li cercano attivamente al supermercato. Quasi la metà degli intervistati (46%) dichiara di leggere spesso le etichette per verificare la provenienza e la filiera dei prodotti alimentari, il 26% lo fa sempre.
Per quanto riguarda i prodotti certificati sostenibili, 1 italiano su 10 (12%) li sceglie sempre, mentre il 71% li acquista occasionalmente, approfittando di offerte e promozioni, dimostrando una predisposizione selettiva che spesso dipende dal prezzo. Quando si tratta di prodotti ittici, la qualità e la freschezza rimangono il principale fattore di scelta per il 64% degli intervistati, seguiti dalla provenienza del pesce (59%) e dal prezzo (51%). Ma è da segnalare anche che 1 consumatore su 4 (26%) indica le certificazioni di sostenibilità come un criterio determinante nella scelta dei prodotti ittici, un dato che suggerisce come le certificazioni stiano entrando tra i criteri di scelta, seppure ci sia da continuare a lavorare.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Cresce la consapevolezza degli italiani verso la sostenibilità alimentare. A testimoniarlo è la recente indagine 'Le scelte alimentari degli italiani tra sostenibilità e consumo: percezioni e preferenze verso i prodotti certificati' commissionata a Consumerismo No Profit da Findus e presentata oggi durante un incontro svoltosi presso l’Acquario Civico di Milano.
Secondo il sondaggio, quasi 7 consumatori su 10 (il 68% degli intervistati) considera la sostenibilità un fattore importante, con quasi il 20% che la ritiene un driver fondamentale nella scelta dei prodotti alimentari da acquistare. Inoltre, l’indagine evidenzia come le abitudini d’acquisto stiano cambiando: rispetto a 10 anni fa, il 66% degli intervistati dichiara di aver aumentato la propria attenzione nei confronti di prodotti certificati sostenibili e 2 italiani su 10 li cercano attivamente al supermercato. Quasi la metà degli intervistati (46%) dichiara di leggere spesso le etichette per verificare la provenienza e la filiera dei prodotti alimentari, il 26% lo fa sempre.
Per quanto riguarda i prodotti certificati sostenibili, 1 italiano su 10 (12%) li sceglie sempre, mentre il 71% li acquista occasionalmente, approfittando di offerte e promozioni, dimostrando una predisposizione selettiva che spesso dipende dal prezzo. Quando si tratta di prodotti ittici, la qualità e la freschezza rimangono il principale fattore di scelta per il 64% degli intervistati, seguiti dalla provenienza del pesce (59%) e dal prezzo (51%). Ma è da segnalare anche che 1 consumatore su 4 (26%) indica le certificazioni di sostenibilità come un criterio determinante nella scelta dei prodotti ittici, un dato che suggerisce come le certificazioni stiano entrando tra i criteri di scelta, seppure ci sia da continuare a lavorare.
Roma, 13 mar. - (Adnkronos) - Il Gruppo Webuild ha chiuso il 2024 con risultati record, superando gli impegnativi obiettivi previsti per l’anno grazie a una crescita a doppia cifra, con ricavi pari a 12 miliardi (+20% sul 2023) mentre l'Ebitda ammonta a 967 milioni (+18%, rispetto a una guidance fissata sopra i 900 milioni), corrispondente a un margine del’8,1%. Il gruppo sottolinea come la struttura finanziaria si è rafforzata ulteriormente mantenendo per il quarto anno consecutivo una posizione di cassa netta, che si attesta a 1.445 milioni nel 2024 (ben superiore agli oltre 400 milioni fissati nella guidance) mentre la leva finanziaria si è ridotta a 2,9x, attestandosi ad un livello migliore rispetto ai principali player internazionali di settore.
La crescita - si sottolinea - è trainata dallo sviluppo delle attività in Italia (Alta Velocità/Alta Capacità ferroviaria MilanoGenova e Verona-Padova, Alta Velocità ferroviaria Napoli-Bari e Palermo-Catania-Messina), in Australia (Snowy Hydro 2.0, SSTOM Sydney Metro, Perdaman e North East Link di Melbourne) e in Arabia Saudita (Trojena Dams e Connector South).
Il Gruppo ha continuato a consolidare la propria leadership in Italia e nei principali mercati internazionali, tra cui Europa, Australia, Stati Uniti e Medio Oriente, che nel 2024 hanno contribuito per oltre il 90% ai ricavi, a conferma del proseguimento dell’impegno nella politica di de-risking.
A fine 2024 il portafoglio ordini totale di Weibuld risultava pari a 63,2 miliardi di euro, di cui 54,3 miliardi relativi a construction e 8,9 miliardi riferiti a concessions e operation & maintenance. Il backlog construction - si sottolinea in una nota - "si conferma tra i più alti rispetto ai principali peers europei nel segmento construction". Peraltro, ricorda Webuild, circa il 90% del backlog construction del Gruppo è relativo a progetti legati all’avanzamento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite. In termini di geografie il portafoglio ordini risulta prevalentemente distribuito tra Italia, paesi dell’Europa Centrale e del Nord, Stati Uniti, Medio Oriente ed Australia - principalmente in segmenti legati alla mobilità sostenibile quali l’alta velocità, il settore ferroviario e il settore stradale - portando i progetti in queste geografie a quasi il 90% del backlog construction.
Alla luce dei risultati record raggiunti nel 2024, ma anche "del consolidato posizionamento in un mercato in forte espansione e della robusta piattaforma costruita nel tempo", Webuild ha rivisto al rialzo i target 2025, definiti nel piano "Roadmap al 2025 – The Future is Now", che già prevedevano obiettivi ambiziosi. La nuova guidance prevede per il 2025 ricavi superiori a 12,5 miliardi (il target precedente era di 10,5-11 miliardi), un Ebitda maggiore di 1,1 miliardi, rispetto ad un precedente target di €990-1.050 milioni, e una solida cassa netta superiore a 700 milioni, rispetto all’indicazione di una cassa netta positiva.
Webuild ha chiuso il 2024 con un utile netto attribuibile ai Soci della Controllante adjusted di 247 milioni di euro contro i 236 milioni del 2023.Il risultato prima delle imposte adjusted si attesta a 434 milioni con un aumento del 10% rispetto all’esercizio precedente mentre le Imposte sul reddito adjusted ammontano a 181 milioni. La Posizione finanziaria netta delle attività continuative al 31 dicembre 2024 era positiva per 1.445 (€1.431 milioni al 31 dicembre 2023), registrando un risultato superiore alle attese. Questo risultato - si sottolinea in una nota - "conferma l’efficacia delle strategie adottate per ottimizzare la gestione del capitale circolante e riflette i successi commerciali conseguiti dal Gruppo anche nel 2024, assumendo ancora maggiore rilevanza alla luce degli investimenti in dotazioni tecniche e beni in leasing (970 milioni) per l’avvio dei grandi progetti in corso".
A fine esercizio l’indebitamento lordo, al netto dell’effetto temporaneo di incremento del debito legato all’operazione di liability management di ottobre 2024, si attesta a 2,765 miliardi (2,609 miliardi nel 2023), con un rapporto Indebitamento lordo/EBITDA di 2,9x, in riduzione rispetto al dato di 3,2x al 31 dicembre 2023. Alla luce dei risultati nell'assemblea che sarà convocata per il 16 aprile sarà proposto un dividendo di 0,081 euro per azione ordinaria (+14%) e di 0,26 euro per ciascuna azione di risparmio.
Napoli, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - In una Campania in crescita, ma ancora segnata dal fenomeno della fuga di talenti, il legame tra formazione universitaria e sviluppo economico diventa cruciale. Se ne è discusso presso la Sala D’Amato dell’Unione Industriale Napoli, durante l’evento 'Muoversi nelle professioni e sul territorio', promosso dalla Luiss e dedicato alle lauree magistrali dell’Ateneo.
“La Luiss lavora in prima linea per costruire corsi di laurea magistrale strettamente legati alle necessità del mercato del lavoro. Pur avendo sede a Roma, dedichiamo particolare attenzione alla Campania, seconda regione di provenienza dei nostri studenti e territorio ricco di opportunità nei settori chiave come turismo, agroalimentare e aerospazio. Il nostro obiettivo è collaborare con le imprese campane affinché i nostri studenti possano realizzarsi professionalmente all’interno di esse, raggiungendo posizioni apicali”, ha spiegato Enzo Peruffo, Dean della Graduate School Luiss e responsabile dello sviluppo dei percorsi magistrali dell’Ateneo.
Durante l’incontro sono state illustrate anche le caratteristiche dell’offerta formativa Luiss: “E' importante farsi guidare dalle proprie passioni e dai propri interessi, ma anche essere pronti a sviluppare nuove competenze trasversali, saper dialogare con l’intelligenza artificiale con solide competenze verticali e lavorare sulle life skills, le cosiddette competenze della vita. Solo così si potranno affrontare le trasformazioni attuali e future. Per noi è fondamentale interagire con tutte le realtà del territorio, da cui traiamo spunto per disegnare un’offerta formativa sempre più aderente alle esigenze del mercato del lavoro. Il nostro obiettivo è formare studenti altamente preparati, motivati e appassionati, in grado non solo di entrare nel mondo del lavoro, ma di costruire percorsi di carriera soddisfacenti e di successo”.
Roma, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - Si è conclusa oggi la terza edizione del Welfare day evento di riferimento per il mondo del welfare aziendale, organizzato da Comunicazione Italiana in collaborazione con Pluxee Italia, player globale leader nei benefit aziendali e nell’employee engagement. La giornata, ospitata presso Palazzo dell’Informazione in Roma e trasmessa in diretta su www.comunicazioneitaliana.tv, ha offerto spunti concreti su come le imprese possano integrare il welfare nelle proprie strategie, favorendo sostenibilità, engagement dei dipendenti e innovazione.
L'evento si è aperto con il Keynote Speech di Pluxee Italia, in cui Anna Maria Mazzini e Tommaso Palermo - rispettivamente Chief Growth Officer e Managing Director di Pluxee Italia - hanno evidenziato come il welfare aziendale stia evolvendo in una strategia collettiva, guidata dalla digitalizzazione e dalla crescente personalizzazione dei servizi. Attraverso dati e case study, è emerso come la tecnologia stia rivoluzionando la gestione del benessere dei dipendenti, rendendolo più accessibile ed efficace. Durante l’evento Pluxee ha presentato anche la nuova piattaforma welfare: un’innovazione che amplia l’offerta dei servizi offerti, basata su flessibilità, accessibilità e ampiezza del network.
Nel corso delle tre sessioni talk show, con la partecipazione di Chro, welfare manager e altre figure hr chiave di aziende del Paese, sono stati affrontati alcuni dei temi più rilevanti per il futuro del welfare. Nel primo, 'Welfare strategico: l’alleanza tra hr e business e la creazione di valore sostenibile', con la conduzione di Esther Intile di Enel Group, è stato approfondito il legame tra il welfare aziendale e la sostenibilità delle imprese. Tra i punti emersi, la necessità di un approccio integrato tra hr e business per massimizzare l’impatto positivo del welfare sulla produttività e sulla retention dei talenti.
Nel secondo panel, “Il ruolo dei benefit aziendali all'interno della strategia di welfare”, si è discusso di come i benefit siano passati da strumenti standardizzati a soluzioni sempre più personalizzate, grazie all’ascolto attivo delle esigenze dei dipendenti e all’uso di piattaforme digitali. Relatori e relatrici hanno sottolineato l'importanza di costruire un ecosistema aziendale basato sulla flessibilità e sull’inclusione, ma hanno anche posto l’accento su una criticità diffusa: troppi dipendenti non conoscono o non sfruttano i benefit a loro disposizione. Servono quindi strategie di comunicazione più efficaci per favorire un reale engagement.
Il terzo e ultimo talk show, “La centralità del welfare nelle strategie di attraction e retention”, ha posto l’attenzione sulla crescente importanza del welfare come strumento di attrazione e fidelizzazione dei talenti. Tra le best practice emerse, il rafforzamento di benefit legati alla salute, al sostegno alla genitorialità e al benessere psicologico, aspetti ormai fondamentali per le nuove generazioni di lavoratori.
La sfida è coniugare ascolto e personalizzazione, superando l’approccio one-size-fits-all e costruendo soluzioni di welfare sempre più dinamiche, scalabili e in linea con le nuove esigenze del mondo del lavoro. Un welfare aziendale davvero efficace non solo migliora il benessere di lavoratori e lavoratrici, ma genera un impatto positivo sull'intera organizzazione, contribuendo alla sostenibilità e alla crescita nel lungo periodo. Durante l’evento hanno condiviso la loro esperienza le seguenti aziende: Altergon Italia, Atac, Eidosmedia, Fater, Fedegroup, Fendi, Hewlett Packard Enterprise, Philip Morris International, Procter & Gamble, Rheinmetall Italia, Ria Money Transfer e Tim. L’evento potrà a breve essere riascoltato su www.comunicazione.tv. L’appuntamento con il Welfare day si rinnova per il 2026, con l’obiettivo di continuare a tracciare il futuro del welfare aziendale in Italia.